domenica 15 aprile 2012

Roma, 16 aprile,Monti incontra l' Emiro del Qatar/1


12 Aprile 2012

Il Presidente del Consiglio Sen. Prof. Mario Monti incontra, lunedì 16 aprile alle ore 12.30 a Villa Pamphilj, l’Emiro dello Stato del Qatar S.A. Sheikh Hamad Bin Khalifa Al Thani.

Fonte  http://www.governo.it/

Per dare qualche indicazione sul ruolo del Qatar e della emittente Al Jazeera nella crisi siriana, riporto qualche stralcio di un articolo di Pepe Escobar da http://www.atimes.com/ , ripreso da Megachip, e l' inizio di un articolo,a firma m.m., sulle polemiche attorno ad Al Jazeera, ripreso da Nenanews:



...........Quanto era verde la mia valle del Jihad

Così, ora, Washington si sta solo imbarcando in un remix della Jihad afghana anni '80 - che, come sa qualunque granello di sabbia dal Kush induista fino alla Mesopotamia - ha portato a quella spettrale entità nota come al-Qaeda e alla conseguente e trasformista "guerra al Terrore".

La Casa di Saud e il Qatar hanno istituzionalizzato come impresa mercenaria quella scompagnata gang che risponde al nome di Libero Esercito Siriano. Adesso sono a loro libro paga, al tintinnare di 100 milioni di dollari (e altri che stanno ancora contando). Non è stupenda la democrazia - quando le monarchie del Golfo Persico alleate agli Usa possono comprare un esercito mercenario per delle noccioline? Non è grandioso essere un rivoluzionario con uno stipendio assicurato?

Senza perdere un colpo, anche Washington ha preparato i propri fondi, per l'assistenza "umanitaria" alla Siria e l'aiuto "non-letale" ai "ribelli". "Non-letale" come l'ultra equipaggiamento di comunicazioni satellitari pronto per le operazioni di battaglia, a cui si aggiungono gli occhiali a visione notturna. La suadente prospettiva della Clinton era che l'equipaggiamento avrebbe permesso ai "ribelli" di "evadere" gli attacchi del governo siriano. Nessuna menzione del fatto che ora i "ribelli" abbiano accesso all'intelligence Usa attraverso uno sciame di droni impiegati in tutta la Siria

Maliki è in grado di vedere le scritte sul muro (quello sunnita). La Casa di Saud ha invaso il Bahrain a maggioranza sciita per proteggere i loro “cugini” - l'estremamente impopolare dinastia sunnita al-Khalifa che è al potere. Maliki sa che una Siria post-Assad significherebbe una Fratellanza Musulmana sunnita al potere - con un contorno di Salifiti jihadisti. Nel suo incubo peggiore, Maliki vede il suo possibile futuro distopico come un remix di al-Qaeda in Iraq con gli steroidi......................

L' articolo integrale si puo' leggere al link:
http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/8051-vogliamo-la-guerra-e-la-vogliamo-ora.html

La traduzione e' stata a cura del sito  http://www.comedonchisciotte.org/ con alcune correzioni successive della redazione di Megachip

SIRIA: IL MITO INFRANTO DI AL JAZEERA

L'emittente che aveva rivoluzionato l'informazione nel mondo arabo e sbaragliato i network occidentali, ora e' un megafono degli interessi regionali dell'emiro del Qatar

Roma, 17 marzo 2012, Nena News – La molto mitizzata al Jazeera perde pezzi. A causa della sua copertura faziosa della crisi in Siria e anche della crisi nel piccolo Bahrain, una primavera araba che non fa notizia.

Alcuni membri di primo piano dell’ufficio di Beirut della tv qatariota hanno annunciato le dimissioni o si sono già dimessi, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al-Akhbar. Il «managing director» dell’ufficio di corrispondenza di Beirut, Hassan Shaaban, una settimana fa ha anticipato che se ne andrà, dopo che il corrispondente di al Jazeera Ali Hashem e il producer Mousa Ahmad se n’erano andati. Tutti in segno di protesta per i servizi giornalistici (e le censure), sugli avvenimenti in corso «nella regione araba» e in particolare in Siria e Bahrain.

Secondo quanto riporta il giornale, Ali Hashem ha preso la decisione dopo che al Jazeera «ha rifiutato di mostrare foto che lui aveva scattato in Siria di fighters armati impegnati in scontri con l’esercito siriano a Wadi Khaled». L’emittente, al contrario, «lo ha ripreso come fosse uno shabeeh», ossia un membro delle temute milizie pro-Assad.

Sempre Ali Hashem si era infuriato per il rifiuto opposto da al Jazeera di coprire la repressione ordinata dal re del Bahrain contro i manifestanti che chiedono (pacificamente) quello stesse riforme democratiche pretese dall’opposizone siriana. Nel Bahrain, il giornale fa dire a Ali Hashem, «noi vediamo scene di gente massacrata dalla macchina repressiva del Golfo, ma per al Jazeera, l’unica parola possibile è il silenzio».........................

L' articolo integrale si puo' leggere al link:
http://nena-news.globalist.it/?p=17848

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