sabato 14 aprile 2012

Caso Maro'-India. I militari italiani preparano la protesta:"Mai piu' su quelle navi "


4 aprile 2012
I militari preparano la protesta «Mai più a bordo di quelle navi»

di Maristella Massari


TARANTO - Se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non dovessero essere giudicati in Italia, i militari chiederanno attraverso il Cocer, il loro organismo di rappresentanza, una «riformulazione» delle regole d’ingaggio e della convezione stipulata con gli armatori, oltre al ritiro immediato del personale impegnato nei Nuclei militari di protezione a bordo dei mercantili e delle navi da crociera che battono le rotte infestate dai pirati.

I militari chiedono, insomma, di rivedere le regole della missione. Un gesto forte che rappresenta una rottura al principio dell’«obbedir tacendo». Dopo il caso Latorre e Girone, detenuti in India ormai da più di un mese e mezzo perché accusati di aver ucciso, mentre erano in servizio a bordo della petroliera «Enrica Lexie», due pescatori scambiati per pirati, i loro colleghi non ci stanno a lavorare in queste condizioni.

La volontà dei militari è stata manifestata palesemente attraverso un documento ufficiale prodotto ieri dal Consiglio centrale di rappresentanza interforze, al termine della riunione. Il Consiglio, nel corso di un incontro istituzionale con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate, in cui si discuteva di pensioni e di ristrutturazione dello strumento militare, ha voluto manifestare prima di tutto «il forte stato di preoccupazione per la spiacevole vicenda che stanno vivendo i colleghi prigionieri in India».

«Tale preoccupazione - si legge nel documento sottoscritto dai tre delegatiAntonio Rizzo, Antonello Ciavarelli e Pasquale Fico -, è rivolta anche ai quattro militari ancora imbarcati sulla “Enrica-Lexie” e a tutti coloro che svolgono la stessa attività anti-pirateria». Pur riconoscendo al Capo di Stato Maggiore e al Governo il lavoro che stanno svolgendo per riportare a casa i due fucilieri, il Cocer ha rappresentato al generale Abrate che «se i due militari non dovessero essere giudicati in Italia, e quindi se dovesse essere leso il diritto internazionale, il personale intendere chiedere attraverso le rappresentanze militari, una riformulazione delle regole d’ingaggio e della convezione stipulata con gli armatori, oltre al ritiro immediato dei militari da questo genere di attività». «Tutto ciò - continua il documento -, perché si ritiene necessaria una maggiore tutela dei militari, sia sotto l’aspetto fisico che giuridico. Dovrà essere chiaro che, qualora dovesse verificarsi una situazione analoga a quella verificatasi in India, il team di militari e l’equipaggio della nave mercantile dovrà essere agli ordini e dovrà rispondere all’autorità militare italiana, che sarà responsabile di valutare la rotta da seguire della nave al fine di tutelare giuridicamente il personale - concludono i militari del Cocer -, che rischia la vita per difendere gli interessi nazionali».

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDCategoria=2699&IDNotizia=507373

1 commento:

  1. La legge che disciplina la presenza dei militari italiani a bordo di navi private per vigilare su attacchi di pirateria e' dell' agosto 2011. Le norme su questa materia sono state introdotte nel testo che rifinanziava le missioni militari all' estero per il secondo semestre 2011.
    Ed e' questa legge la causa vera del pasticcio che e' costata la vita a due pescatori indiani,per lo stato italiano "pirati" che stavano attaccando una petroliera con sei militari italiani a bordo, e un mese e mezzo di prigione ai due militari italiani.
    Infatti i militari italiani sono agli ordini del comandante del nucleo militare di protezione ma sono imbarcati su una nave comandata dal capitano della stessa.
    Cosi' i due militari hanno sparato su ordine o responsabilita' del loro comandante,persona di cui i media italiani non dicono una parola,ma sono entrati nelle acque territoriali indiane o nel porto indiano per ordine del comandante della nave mercantile.
    Quindi il principale responsabile del pasticcio e' l' estensore della legge e il Parlamento che l' ha votata senza studiarla a fondo. Cosa che avrebbe dovuto fare almeno un deputato per ogni gruppo parlamentare.
    Quindi meno parole,meno superficialita' e piu' attenzione e lavoro soprattutto per non uccidere persone con faciloneria.

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