LE ALI BIPARTISAN DEGLI f-35
Di Manlio Dinucci
Sul caccia F-35, in parlamento, «il ministro Di Paola ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco»: lo assicura Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace. Il ministro della difesa ha dovuto dunque piegare la testa di fronte a una maggioranza parlamentare, che decide di ridurre il numero dei caccia? Dagli atti parlamentari risulta esattamente l’opposto.
Di Paola è andato in parlamento ad annunciare la decisione, già presa dal governo Monti, di «ricalibrare» l’acquisto degli F-35, da 131 a 90. A questi si aggiungeranno 90 Eurofighter: in tal modo l’Italia disporrà di 180 cacciabombardieri «molto più performanti». In altre parole, molto più distruttivi dei Tornado usati un anno fa per bombardare la Libia. Più che sufficienti ad assicurare la capacità di proiezione del «potere aereo», uno dei cardini del concetto strategico pentagoniano enunciato da Di Paola nel 2005.
L’Italia non solo si impegna ad acquistare 90 F-35 (numero aumentabile in caso di «necessità»), ma partecipa al programma della Lockheed Martin con l’impianto dell’Alenia a Cameri. Realizzato, precisa Di Paola, in un aeroporto militare perché «gli americani e la Lockheed Martin hanno preteso delle condizioni di sicurezza e di segretezza: o in una base militare a certe condizioni o non si faceva». Qui saranno non solo assemblati i caccia, ma realizzati «gli aggiornamenti, perché gli aerei nel tempo hanno degli upgrade» (con continue spese aggiuntive). Ne trarrà vantaggio l'industria militare, «elemento tecnologico importante di questo Paese e che oggi più che mai punta sull'esportazione».
Il costo unitario dell’F-35 è ancora nelle nuvole. «Oggi si parla di un'ottantina di milioni di dollari, ma ci si aspetta che la cifra sia sempre più bassa», racconta il favolista Di Paola ai piccoli onorevoli. E, per tranquillizzarli, aggiunge: «Se sapeste quanto è costato l'Eurofighter, vi spaventereste; parliamo, per capirci, del doppio della cifra».
Nessuno ha osato chiedergli a quanto ammonta la spaventosa cifra. E neppure la Idv – che nella sua mozione (bocciata) chiedeva al governo di valutare la possibilità di uscire dal programma F-35 – ha osato mettere il dito sulla piaga: questo caccia di quinta generazione serve non alla difesa dell’Italia, ma alla strategia offensiva Usa/Nato cui partecipa l’Italia; serve a mantenere gli alleati sotto la leadership degli Stati uniti, non solo sul piano militare. Il programma F-35 è uno dei volani dell’economia statunitense: vi partecipano oltre 1.300 fornitori da 47 stati Usa, creando 130mila posti di lavoro che potrebbero raddoppiare. Tutto questo viene ignorato dal parlamento italiano.
Il programma F-35, illustrato da Di Paola, è stato così approvato con un sostanziale consenso bipartisan di PdL e Pd. Non c’è da stupirsi: per far partecipare l’Italia al programma, si sono coerentemente impegnati, dal 1998 ad oggi, i governi D’Alema, Berlusconi 1, Prodi, Berlusconi 2 e Monti. E dopo che l’F-35 sarà stato usato dall’Italia in una azione di guerra, ci sarà un Flavio Lotti che, alla Perugia-Assisi, riprenderà a marciare a fianco del capo del governo. Come fece nel 1999 col presidente del consiglio D’Alema che, dopo aver inviato gli aerei italiani a bombardare la Jugoslavia, partecipò, su invito, alla marcia per la pace.
Fonte:il Manifesto
Da Marx21
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2012/04/le-ali-bipartisan-dellf-35.html
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Manlio Dinucci in questo commento dice molte verita', anche se in realta' il dibattito non e' finito.
RispondiEliminaLa ratifica ufficiale,che anch'io credo l'Ammiraglio Di Paola abbia quasi in tasca , e' rimandata pero' alla discussione sulla ristrutturazione della spesa militare, un provvedimento molto importante che delineara' le caratteristiche delle nostre Forze Armate nei prossimi 10-15 anni.
Sui Il Messaggero del 2 aprile e' scritto che c'e' un disegno di legge delega gia' pronto che sara' presentato dopo Pasqua, non appena Monti individuera' il momento buono.
L' esercito sara' tagliato di 43.000 militari in 10 anni. E il governo, cioe' Di Paola vuole dare ai suoi uomini l' uscita piu' conveniente possibile.
Cosi' si parla di una speciale aspettativa con il 95% dello stipendio, e qualcuno azzarda a dire che sarebbe opportuno dare ai militari anche l' opportunita' di lavorare in questo periodo (nonostante prendano il 95% dello stipendio)
Ma la cosa su cui dobbiamo vigilare subito e' l' iter che si vuole dare al provvedimento.
Una legge delega, cioe' la delega al governo (di fare quello che gli pare). Il Parlamento voterebbe che....su questo decide il governo !
Nel dibattito sulle mozioni F-35 molti hanno avuto una posizione diversa, favorevole ad una discussione dove il Parlamento abbia un ruolo.
E' su questo che si giochera' la prima partita, ma forse la piu' importante.
Perche' se su la ristrutturazione delle Forze Armate discute il Parlamento le conclusioni sarebbero diverse da un provvedimento deciso solo dall' Ammiraglio, e forse la partita degli F-35
POTREBBE RIAPRIRSI.