F-35: Lockheed Martin in soccorso del Ministro-Ammiraglio Di Paola
La Lokeed Martin a Roma per spingere l' acquisto degli F-35. Negli anni '70 hanno provocato per questo scopo problemi a governi di USA, Giappone, Italia ed altri importanti paesi, speriamo abbiano cambiato metodi di persuasione, ma la guerra sicuramente uccide ancora.
marco
27 gennaio 2012
La comparsa ieri a Roma del vice-presidente del programma F-35/JSF Tom Burbage in rappresentanza della Lockheed Martin, l'azienda statunitense capocommessa del progetto di cacciabombardiere, è emblematica della spasmodica necessità dell’azienda di incassare l’OK dell’Italia all’acquisto di 131 aerei. Al di là del'Atlantico Lochkeed Martin è infatti sotto il fuoco di fila del Pentagono che ha predisposto un dossier impietoso sull’andamento dei lavori ed ha voluto rivedere tutte le modalità contrattuali, mentre la Casa Bianca che ha deciso di tagliare il budget militare dei prossimi 10 anni. Non per nulla i corpi militari statunit ensi stanno aspettando ad ordinare i propri caccia F-35 cercando di far comprare dagli alleati i primi esemplari problematici. Una strada, quella dell'azienda a stelle e strisce, che in Italia trova forte sponda in quanto da alcune settimane sta facendo un forte estimatore del programma: il Ministro-Ammiraglio Di Paola che nel 2002 ha firmato il primo memorandum di cooperazione a riguardo tra USA e Italia.
Il vice-presidente Burbage è venuto a dirci (come raccontano diverse agenzia) che il programma procede bene e che per l’Italia si tratterebbe di "un investimento relativamente basso ma che avrà un ritorno molto grande": peccato che a supporto di tale fantasiosa affermazione non abbia fornito (nemmeno dopo richieste esplicite avanzate anche dalla nostra Campagna all'ufficio stampa) alcun dato o evidenza documentale di contratti e di cifre di ritorno economico.
Unico numero citato, quello delle aziende italiane coinvolte nella produzione: "oltre 20" sembra siano state le testuali parole. Peccato che la cifra non coincida con quanto dichiarato in sede parlamentare ufficiale dal Ministro-Ammiraglio Di Paola, che alla Camera in una risposta ad un'interrogazione ha parlato di 40 aziende italiane partecipanti a vario titolo nella filiera produttiva. Ennesima dimostrazione di poca chiarezza e trasparenza, probabilmente dettata da ritorni in realtà molto bassi e perciò imbarazzanti. Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e non possono fare molta strada; anche perché in Italia a riguardo del programma F-35/JSF esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 ha in corso la campagna "Taglia le ali alle armi" per fermare l’acquisto di questo inutile e costoso cacciabombardiere (la cifra da noi stimata e mai smentita ci porta a 15 miliardi di euro di sola fattura di acquisto, in piena crisi economica).
La campagna è promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace ed ha lanciato per tutto il prossimo febbraio un mese di mobilitazione di respiro nazionale. Occorre esplicitare ai contribuenti italiani come il Ministro-Ammiraglio Di Paola (aiutato da tutti coloro che hanno interesse nel caccia F-35) voglia sprecare le loro tasse senza fornire dati concreti, evidenziando invece le alternative possibili tutte socialmente utili e in grado di creare molti posti di lavoro risultando di forte stimolo per l'economia. Un simbolo forte della problematicità in generale delle spese militari e non solo per il programma F-35 che viene segnalato in quanto più costoso e problematico, ma che serve soprattutto a dimostrare che le priorità vere del nostro paese non possono passare per armi, cannoni e cacciabombardieri
Note:
Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle organizzazioni promotrici:
www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna Sbilanciamoci!) - www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento