lunedì 30 gennaio 2012

Dall' Unita': commento sullo sciopero del 27 gennaio del sindacalismo di base.

Se si sciopera contro Monti

In un momento in cui ci sono barlumi di unità sindacale fra Cgil, Cisl e Uil, lo sciopero generale dell’Usb non poteva che essere un successo. Nonostante la sordina mediatica, il sindacalismo di base (non chiamateli Cobas, non lo sono più) continua a mietere consensi. Hanno gioco facile a denunciare la continuità di azione fra il governo Berlusconi e quello Monti, a partire da una riforma delle pensioni che è passata per decreto, sconvolgendo nel giro di poche settimane la vita di milioni di italiani che dovranno lavorare anche sei anni in più prima di poter “godere” di una pensione misera.

Le decine di migliaia di persone in corteo a Roma (i Bartali di oggi) dimostrano come l’Usb sia una realtà radicata nel territorio specialmente nel settore dei trasporti e dei lavoratori pubblici. L’adesione del Popolo Viola e di alcuni esponenti della Cgil (Giorgio Cremaschi in primis) confermano come l’appoggio del Pd, di Sel e dell’Idv (in un primo tempo) al governo Monti hanno aperto uno spazio politico e sindacale a sinistra. Uno spazio che sta crescendo e non va sottovalutato. Il loro limite maggiore è la mancanza di un leader (passato Bernocchi, non si intravvede nessuno), ma non è detto che sia uno svantaggio.

Il problema lo ha soprattutto la Cgil: o riuscirà a dare un’impronta progressista alle politiche del governo Monti o il rischio di perdere consensi a sinistra è reale. Il banco di prova è la riforma del mercato del lavoro. E Susanna Camusso lo sa benissimo.

Massimo Franchi
da l'Unità

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