Qual’e’stato il significato piu’ rilevante della marcia Perugina-Assisi in questi cinquant' anni ?
L’ impressione che ho avuto dal poco che ho letto sulla marcia del 1961 e’ che questa sia stata fondamentale per la nascita del Movimento Nonviolento e quindi per la presenza continua ed organizzata della nonviolenza nel nostro paese.
Le edizioni degli ultimi 20 anni si sono caratterizzate per la presenza di decine di migliaia di persone, arrivate da tutta Italia a mostrare il loro desiderio di pace e la loro avversione a guerre, armamenti e violenza. Questo senza dubbio e’ un grande merito di chi le ha organizzate in questo periodo. Ora pero’vedo un’ involuzione nelle aree politiche, culturali e sociali che hanno animato le edizioni dopo il 1987, e la presenza di conformismo o passivita’; questo condiziona anche il mio giudizio attuale sulla gestione delle marce, che ritengo impostate con troppa superficialita’ e genericita’ mentre la pace e la guerra sono temi drammatici.
La posizione sulle cosiddette guerre umanitarie e’un limite grosso della sinistra italiana e spero che prima o poi sia affrontato con un po’ di fermezza da parte di chi e’contrario alle guerre. Oggi si legge di un bombardamento,che ha ucciso dei civili, sulla televisione libica, effettuato dall’alleanza di cui fa parte l’ Italia con il consenso di partiti di sinistra. Dire parole chiare sarebbe doveroso, ma non arriveranno da molti pacifisti doc.
E che cosa caratterizzera’ maggiormente la marcia che si terra’ il 25 settembre di quest' anno?
Non so che caratteristiche avra’ la marcia di quest’anno. Io vorrei che servisse soprattutto a far conoscere il pensiero e la vita di Aldo Capitini alle molte persone che non lo conoscono e che sicuramente apprezzerebbero e riterrebbero attuali i suoi insegnamenti. Ricordo che stiamo vivendo tempi non belli e che negli ultimi anni del fascismo le idee di Aldo Capitini, pubblicate in parte nel suo primo libro “Elementi di una esperienza religiosa”, erano un riferimento importante per molti giovani intellettuali. Rileggerlo ci aiuterebbe anche in questa fase storica.
Quali i fatti piu’ significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza ?
Nel mondo, le rivoluzioni arabe e gli indignati greci e spagnoli, anche se gli esiti di queste mobilitazioni sono per ora molto contradditori. In Italia, i referendum sull’acqua e contro il nucleare benche’ la vittoria di giugno non abbia risolto le cose ma sia stata solo un’ importantissimo episodio.
Qual’ e’lo "stato dell’arte" della nonviolenza oggi in Italia ?
Idee e concetti appartenenti alla cultura nonviolenta sono presenti nel senso comune di gran parte degli italiani, sicuramente nella maggior parte dei piu’ impegnati . Quello che manca quasi completamente e’ il Satyagraha, la lotta nonviolenta per la cause giuste. Le mobilitazioni sono numerose ma contengono spesso una grande dose di egoismo nei loro obiettivi e nella loro gestione. Anche quando e’ assente la violenza sono sostanzialmente subalterne a rapporti umani, concezioni e stili della vita, non solo nei consumi, che poco hanno a che fare con la nonviolenza.
Quale ruolo puo’ svolgere il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti oggi in Italia ?
Innanzi tutto quello che esiste oggi deve continuare anche in futuro, e’ necessario quindi l’ impegno di tutti per sostenere non solo il Movimento Nonviolento e la sua rivista Azione Nonviolenta ma anche esperienze importanti come l’attivita’ editoriale del Centro Gandhi , il Centro Sereno Regis e altre ugualmente preziose diffuse in tutta Italia. Per fare questo e’necessario un rapporto di collaborazione piu’stretto e solidale tra tutte le realta’ italiane; non so proporre in che forma costruirlo, si potrebbe cominciare organizzando qualche iniziativa comune a tutti coloro che si riconoscono nella nonviolenza.
Su quali iniziative concentrare maggiormente l’ impegno nei prossimi mesi ?
I prossimi mesi saranno,gia’ lo sono, difficili e confusi e le persone potrebbero trovarsi impreparate e disorientate. Proporrei a tutti piu’che iniziative precise un impegno piu’generale: dovremmo spiegare che non e’ possibile un tenore di vita dispendioso per tutti e che per assicurare una vita dignitosa alle popolazioni, senza escludere nessuno, sono necessari grandi cambiamenti sociali e non la crescita, come invece propongono in Italia in questi giorni le cosiddette parti sociali. Questo vale per i singoli paesi e per il mondo intero. Penso poi che dovremmo proporre, con l’esempio, il metodo nonviolento per le molte vertenze e conflitti causati dalle difficolta' economiche attuali, provando almeno ad organizzare qualche incontro su questo tema .
Se una persona del tutto ignara le chiedesse “Cos’e’ la nonviolenza e come accostarsi ad essa ?” cosa risponderebbe ?
La nonviolenza non e’solo l’assenza di violenza o di guerra. E’ un metodo, una cultura, una prassi che vuole affrontare, possibilmente risolvere, i conflitti tra stati, classi sociali, religioni, singoli e soggetti di ogni tipo, in modo non distruttivo e possibilmente con un vantaggio e liberazione per tutti. La nonviolenza e’ consapevole dei limiti umani e della natura, quindi mette in conto che non sempre riesce la soluzione migliore, l’ importante pero’e’muoversi in questa direzione e avremo soluzioni migliori di altre anche quando gli esiti non saranno quelli sperati.
Dopo aver confuso le idee del malcapitato interlocutore con queste parole, gli consiglierei di leggere i classici dei e su i maestri della nonviolenza, almeno Gandhi, Capitini ,Tolstoi e Luter King. Sono tutti uomini, quindi riprendo dalle risposte di Anna Bravo l’invito a leggere La banalita’del male di Hannah Harendt e tutto quello scritto da Simon Weil, confessando che sono il primo a dovere approfondire meglio la nonviolenza affrontata dal punto di vista del genere femminile.
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