IL PD E LA QUESTIONE MORALE
Quel che Bersani non ha scritto
di Antonio Polito
Il Pd ha questo di buono: della sua questione morale per lo meno ne parla. Bersani ha affrontato il problema con la lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera . Che contiene due elementi apprezzabili. Il primo è l'ammissione che la «diversità genetica» non esiste più. Gli iscritti al Pd non sono vaccinati dalla loro storia o dai loro ideali contro la tentazione di rubare. Bersani dice che il Pd aspira piuttosto a una «diversità politica». Ed elenca molte misure certamente utili per ridurre il rischio che i politici - i suoi e gli altri - rubino. Tra queste una legge, del resto prevista in Costituzione, che regolamenti la vita dei partiti condizionando i generosi finanziamenti dello Stato al rispetto di regole interne di trasparenza. Bisognerebbe anzi prevedere, come nel calcio, la responsabilità oggettiva: chi sgarra perde i soldi pubblici.
Detto questo, Bersani si ferma ben al di qua di ciò che servirebbe per restituire al Pd l'onore politico compromesso dai casi Penati, Pronzato e Tedesco. Nella sua lettera manca infatti ogni accenno autocritico. Che ci vuole ad ammettere, per esempio, che un dirigente del Pd nel consiglio di amministrazione dell'Enac non doveva proprio starci? Non è così che si separa «la politica dalla gestione», come il Pd spesso auspica? Se si dà a un politico il potere di assegnare una tratta aerea gli si regala anche un potere discrezionale che sarà fatalmente tentato di sfruttare. E non sono forse migliaia gli enti e le aziende pubbliche i cui cda esistono al solo scopo di assicurare poltrone e affari ai partiti? Secondo punto. Non si può criticare il Pd perché alcuni suoi senatori si sono rifiutati di avallare il teorema per cui Tedesco, che non fu arrestato quando era un «semplice» assessore di Vendola, meriti ora la privazione della libertà perché da parlamentare può delinquere più facilmente (tesi sostenuta dai magistrati). Ma il Pd ha la colpa di aver portato in parlamento Tedesco proprio perché era inquisito, con la «furbata» di eleggere a Strasburgo chi lo precedeva in lista, promuovendolo così da primo dei non eletti a eletto dotato di «scudo».
Infine il caso Penati, il più scabroso per Bersani, poiché ne era il braccio destro. Si capisce che il segretario del Pd non voglia entrare nel merito delle accuse penali. Ma la pietra dello scandalo è la spericolata operazione con cui la Provincia di Milano guidata da Penati comprò azioni di una società autostradale, peraltro già a maggioranza di capitale pubblico. Bersani potrebbe almeno dire che quell'affare fu un errore, frutto dell'ipertrofia, se non peggio, di una politica che invece di privatizzare acquista fette di aziende, gioca a Monopoli e fa scambi impropri con le imprese usando il denaro dei contribuenti?
Moralizzare davvero vuol dire espellere la politica dalla gestione degli affari e dell'economia. Fare del moralismo è invece lisciare il pelo ai pasdaran dell'antipolitica, come il Pd ha fin qui spesso fatto nella speranza - ha scritto Marco Follini - di «esserne risparmiato in ragione di un minor vizio: soluzione ingenua senza essere del tutto innocente». Il trucchetto, come si vede in questi giorni, non funziona più. Non resta che fare sul serio.
Antonio Polito
Fonte www.corriere.it
Un mio commento all' articolo di Antonio Polito
Io penso che l' involuzione del Partito Democratico sia ancora piu' grave di quanto scrive Antonio Polito ed ha toccato la questione morale ma anche tante questioni politiche cruciali quali la guerra o le privatizzazioni spericolate. Di fatto pero' il Pd continua ad avere una sua base di consenso ampia che si fonda sulle regioni "rosse" ma anche su aggregazioni sempre molto forti come Arci o Cgil.
A tutto questo manca una alternativa, Rifondazione ha dilapidato piu' volte il tesoretto che costruiva dividendosi sulla questione del governo. Nello stesso tempo pero' la sua era una crescita basata soprattutto sulla forza aggregativa dell'identita' comunista.
Alcuni temi di Vendola e SeL hanno in questi mesi una attrazione in crescita, ma ancora senza basi organizzative solide e senza mai considerare l' ipotesi di non essere alleato del Partito Democratico. Tuttavia il fatto di non essere carettirizzata solamente come proveniente dalla tradizione comunista le da una potenzialita' di crescita molto superiore a Rifondazione.
Comunque il Pd era uscito rafforzato dalle amministrative anche se i successi piu' importanti del centrosinistra erano stati di De Magistris e Pisapia che non i suoi candidati iniziali; ora i sondaggi gli attribuiscono qualche flessione, ma finche' non ci saranno alla sua sinistra aggregazioni piu' solide rimarra' il riferimento principale del centrosinistra.
Ma se si aggregasse una sinistra su alcuni temi che vedono il Pd su posizioni abbastanza moderate se non reazionarie (ad esempio le guerre) anche nel centro-sinistra potrebbe esserci qualche terremoto.
Marco
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