Questo e' il testo di un volantino del Prc diffuso in tutta Italia
L'ondata speculativa che ha colpito il nostro paese, sta portando all'approvazione accelerata della manovra del governo Berlusconi. Le opposizioni parlamentari sono d'accordo con l'accelerazione dei tempi, che di fatto impedirà qualsiasi modifica alla manovra. E' il cosiddetto accordo bipartisan dei "responsabili". Ma è "responsabile" colpire chi già non ce la fa più in nome della finanza?
La parola d'ordine è "rassicurare i mercati e la finanza", "fare quello che dice l'Europa". Come se i mercati, la finanza, le scelte europee fossero oggettive leggi di natura a cui si può solo obbedire. Come se non fosse chiaro che per questa via non si fa altro che ripetere le stesse ricette che hanno portato alla crisi e al disastro della Grecia. Come se non fosse chiaro che in questo modo continueranno a guadagnare gli speculatori e a pagare le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne.
La speculazione e l'Europa
Dal 2008 - anno in cui è esplosa la crisi - ad oggi, gli stati europei hanno speso o accantonato oltre 3.000 miliardi di euro per salvare le istituzioni finanziarie, senza prendere nessun reale provvedimento per riformarle: il debito pubblico è così cresciuto. Il debito non deriva infatti dalla crescita della spesa sociale, ma dal salvataggio della finanza e dalla recessione. La finanza ha così ripreso forza e ora specula nuovamente attaccando il debito degli stati.
Qual è il meccanismo della speculazione?
Le agenzie di rating, che non sono altro che soggetti privati legati alle grandi istituzioni finanziarie, declassano un paese, cioè lo dipingono come inaffidabile rispetto al rimborso del debito. I grandi speculatori contemporaneamente vendono titoli di stato. Possono farlo anche se non ne sono in possesso. Sembrerebbe folle, ma non lo è. Si chiama "vendita allo scoperto". Questo fa crollare il valore dei titoli. Gli stati indebitati hanno bisogno però che i titoli vengano acquistati, per coprire parte del proprio debito. Ma la vendita è possibile solo a tassi di interesse sempre più alti.
Questo aumenta ulteriormente il debito pubblico mentre contemporaneamente crescono i guadagni dei grandi speculatori privati.
Chi paga?
L'Unione Europea e i paesi che la compongono, invece di contrastare la speculazione, con il nuovo patto di stabilità hanno stabilito un rientro a tappe forzate del debito. Per questo gli Stati Europei stanno varando manovre di tagli feroci alla spesa sociale. L'Europa invita anche a fare interventi sul mondo del lavoro che "moderino" i salari. L'idea è che l'economia si debba reggere sulle esportazioni e che perché le merci possano essere più competitive si debbano comprimere salari e diritti del lavoro. Ma chi dovrebbe comprare, se tra bassi salari e tagli al welfare si riducono i consumi interni? In realtà i sacrifici servono solo per foraggiare gli speculatori, aggravando la crisi economica.
5 proposte contro la speculazione
1. Gli Stati possono proibire le "vendite allo scoperto". La Germania lo ha fatto. Perché l'Italia non lo fa?
2. La Banca Centrale Europea - diversamente dalla Federal Reserve negli Usa - non può acquistare i titoli del debito pubblico direttamente dagli stati membri. Se potesse farlo verrebbe a mancare la possibilità di speculare sui titoli, lucrando sui tassi di interesse. Si decida che la BCE acquisti al tasso di interesse ufficiale dell'1,5% i titoli degli stati sottoposti ad attacchi speculativi. Se in Grecia si fosse intervenuti subito in questo modo la situazione sarebbe stata del tutto sostenibile.
3. Si introduca immediatamente una tassa dello 0,05 sulle transazioni finanziarie. E' una tassa che colpirebbe solo gli speculatori cioè chi fa compravendita di titoli in brevissimo tempo per lucrare sulle oscillazioni dei prezzi.
4. Si varino norme per impedire alle banche di tenere "fuori bilancio" i derivati.
5. Se queste misure non dovessero bastare l'Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli risparmiatori e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e le cifre da restituire alle grandi finanziarie, cioè agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l'Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.
5 proposte per una manovra alternativa
Le cifre della manovra del governo Berlusconi sono cambiate più volte in questi giorni ed è probabile che cambino ancora, frutto della confusione politica dell'esecutivo.
La manovra che ci si appresta a votare in grande fretta pare infine valere 40 miliardi, la maggior parte dei quali 'scaricati'
sugli anni 2013 e 2014.
Si attaccano i diritti sociali e i servizi essenziali, attraverso nuovi tagli agli enti locali, alla sanità con la reintroduzione dei ticket, il prolungamento ulteriore del blocco delle assunzioni e dei salari dei dipendenti pubblici, la riduzione dell'indicizzazione delle pensioni e il futuro aumento dell'età pensionabile per le donne anche nel privato.
Si preannuncia un drastico ridimensionamento delle prestazioni assistenziali, dall'indennità di accompagnamento all'assegno di invalidità, che colpirà le persone con disabilità come gli anziani non autosufficienti.
Si interviene nuovamente sulla scuola, dal blocco degli organici all'accorpamento degli istituti.
Si parla di nuove privatizzazioni: dei servizi pubblici locali in spregio ai referendum e di quel che resta della grande industria, continuando sulla strada che ha portato al drammatico impoverimento del nostro apparato produttivo.
Ed è gravissimo che la manovra cancelli la gratuità del processo del lavoro.
La manovra del governo è iniqua dal punto di vista sociale ed è recessiva sul terreno economico.
5 proposte per una manovra alternativa
1. va colpito chi non ha mai pagato. In Italia l'1% degli ultraricchi possiede una quota di ricchezza pari a quella detenuta dal 60% della popolazione meno abbiente. Ci vuole una patrimoniale sulle grandi ricchezze, la tassazione delle rendite finanziarie, dei movimenti speculativi di capitale, il contrasto vero all'evasione fiscale. Si possono recuperare 40 miliardi di euro da usare per redistribuire reddito alle lavoratrici e ai lavoratori, ai pensionati, riqualificare il welfare, istituire il reddito sociale per le disoccupate e i disoccupati.
2. vanno tagliate le grandi opere ambientalmente devastanti. Solo tagliando la Tav Torino-Lione, il Ponte sullo Stretto, il terzo valico della Milano-Genova si recuperano 30 miliardi di euro. Per fare politiche industriali e creare nuovi posti di lavoro nel risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile.
3. vanno tagliate le spese militari, riducendo gli organici dell'esercito, ritirando le truppe dall'Afghanistan, smettendo di bombardare la Libia, non acquistando i cacciabombardieri F35. Per finanziare scuola, università, ricerca e riassumere i precari che il governo Berlusconi ha licenziato.
4. Vanno dimezzati gli stipendi dei parlamentari, eliminati gli enti inutili per stabilizzare i precari del pubblico impiego.
5. Vanno contrastate le delocalizzazioni delle imprese, obbligandole a restituire i contributi pubblici ricevuti.
www.controlacrisi.org - www.rifondazione.i
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