Il contatore del Gse per gli impianti in esercizio incentivati con i diversi conti energia stamani segna 8.398 Mw, rispetto a ieri sono registrati almeno 400 MW in piu’ e la barriera degli 8 GW,considerata fino a marzo l’ obiettivo italiano al 2020 e’ stata superata. E’ evidente che, se un obiettivo ufficiale fino 5 mesi fa viene raggiunto 10 anni prima, lo sviluppo di questa tecnologia e’ al momento inimmaginabile e assolutamente superiore ad ogni previsione.
Se teniamo conto che i prezzi stanno scendendo velocemente, -16% nel solo 2011,il prezzo medio da 7.000 a 3.200 euro a kilowatt nel giro di ¾ anni, e’ assolutamente dimostrato che l’ energia prevalente del futuro sara’ quella solare. 8 gw di potenza producono in un anno almeno 8 tetrawattora di energia elettrica, quindi in Italia l’ energia elettrica da fonte solare e’ ora circa il 5% dell’ energia elettrica totale. Una quantita’ superiore a tutta l’ energia elettrica prodotta in un paese di 10 milioni di abitanti come la Bolivia.
Il mondo sta rischiando sconvolgimenti climatici dalle conseguenze gravissime per le emissioni di anidride carbonica, ma in campo elettrico l’ alternativa alle fonti fossili,principali responsabili delle emissioni, e’ gia’ presente.
Inoltre sul nostro pianeta un miliardo e mezzo di persone non ha accesso alla corrente elettrica, questo problema puo’ essere risolto solo dallo sviluppo delle energie rinnovabili ma soprattutto dell’ energia solare, in questo momento quasi completamente fotovoltaica. Nei paesi interessati pero’ non c’e’consapevolezza di questa soluzione possibile, anzi i paesi piu’ ricchi continuano a proporre con successo come energie rinnovabili enormi dighe che devastano i territori e i tessuti socio-economici. Le dighe possono essere costruite solo da grandi imprese dei paesi ricchi mentre gli impianti solari potrebbero essere alla portata tecnica anche dei paesi piu’ poveri; su queste scelte del futuro energetico si gioca molto della partita tra paesi ricchi e paesi poveri del mondo.
Nel frattempo oggi 22 luglio il petrolio Brent e’ quotato in mattinata 118 $/b e il WTI 99.50 $/b, quotazione altissima per giorni in cui sono annunciati tagli ai bilanci statali di paesi importanti come l’ Italia e persino gli Stati Uniti, un momento quindi di aspettative economiche incerte che dovrebbe in teoria favorire un calo del prezzo del greggio. E’ incredibile che non ci sia consapevolezza del punto ormai di rottura della produzione di energia, si va verso enormi tensioni economiche ma i cambiamenti che potrebbero attenuare il piano inclinato nel quale stiamo procedendo non si fanno e neanche se ne parla.
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