Uscire dalla CGIL per rifare la CGIL
Il direttivo della CGIL ha approvato con 117 si, 21 no ed un solo astenuto il testo degli accordi del 28 giugno con Confindustria Cisl ed Uil e presentati al pubblico italiano da uno foto dei quattro segretari Marcegaglia, Bonanni, Camusso e Angelletti, una foto che li mostra raggianti con le mani unite e gli occhi sprizzanti soddisfazione. Il Direttivo ha attivato la procedura di consultazione dei lavoratori iscritti interessati direttamente agli accordi che coinvolgono la Confindustria sottoponendo al referendum soltanto il documento di maggioranza. Non sappiamo come avverranno materialmente le consultazioni ma l’esclusione del documento di minoranza comporta la esclusione di suoi rappresentanti dai seggi della consultazione. Qualcosa del genere era avvenuto per gli accordi del luglio 2007 con il governo Prodi seppure riguardando la generalità dei lavoratori italiani e non soltanto gli iscritti. Nessuna validazione dei risultati elettorali sarà attendibile-
L’accordo che è passato con una maggioranza “bulgara” al Direttivo della CGIL è stato firmato da una Marcegaglia raggiante per avere ottenuto la firma della CGIL su un documento che aggredisce la democrazia nelle fabbriche e sostituisce il voto del sindacato a quello dei lavoratori. A differenza di Sacconi che voleva ammazzarla la Marcegaglia ha preferito catturare la CGIL, farne una preda!L’accordo prevede la generalizzazione di deroghe dai contratti nazionali di lavoro e sappiamo bene che cosa significa questo nella struttura della industria italiana fatta di piccole e piccolissime aziende.
Il referendum sarà soltanto per i lavoratori iscritti alla CGIL ed interessati all’area che interessa la Confindustria. Anche questa è una novita in linea con il neocorporativismo della CGIL. Gli accordi interconfederali hanno effetti su tutte le classi lavoratrici e spesso sulle leggi che riguardano il pubblico impiego. Non è giusto escludere milioni di lavoratori dal diritto di sentirsi coinvolti ed interessati.
Colpisce molto come una scelta che costituisce una svolta fondamentale nei rapporti con Cisl UIL e con la stessa Confindustria venga approvata da una maggioranza così grande, la stessa maggioranza vincitrice del Congresso Confederale e fisicamente costituita da funzionari a tempo pieno che hanno con la CGIL un duplice rapporto: ne sono dirigenti con incarichi di rappresentanza di categorie di lavoratori e nello stesso tempo ne sono dipendenti con tutto quello che comporta un rapporto di impiego. La figura del Segretario Generale della CGIL in questo senso è quella del Capo dell’Ufficio dal quale si dipende. E’ una situazione che crea una forte oggettiva attrattività per tutte le proposte che vengono dalla segretaria, dai vertici del sindacato e che pongono grossi problemi esistenziali a coloro i quali decidono di non approvare, di opporsi, financo soltanto di astenersi.
Senza offendere l’onore dei funzionari della CGIL ai quali io sono appartenuto per decenni sottolineo l’enorme difficoltà psicologica, morale e politica per chi volesse fare o fa opposizione. Dobbiamo per questo essere molto grati ai Landini, Cremaschi, ed ai ventuno compagni che hanno deciso di votare contro. Idem per il compagno che si è astenuto. Non credo che la CGIL possa mostrare questa minoranza come prova della sua democraticità. Si tratta dell’eroismo di compagni che rischiano tutto e che vivono in stato di tensione continua e qualche volta financo di mobbing.
Il Comitato Direttivo ingessato dalle percentuali congressuali continua ad essere prigioniero della logica delle “cordate”ed esercita una forte pressione sulla minoranza. La pressione che si esercita sulla minoranza è crescente ed è fortissima dal momento che l’intero establiscement politico, il PD, parte della sinistra italiana condividono il collaborazionismo alle condizioni delle Co nfindustria o addirittura di Marchionne. I compagni che votano contro sono isolati e hanno addosso il peso “istituzionale” delle Camere del Lavoro e della Federazione del Partito (PD)La tendenza è ridurli al silenzio.
Non credo che sarà possibile fare tornare indietro la CGIL dalle posizioni che ha assunto.con una forte opposizione democratica interna. Lo stesso vale per i contratti e gli accordi. L’esperienza dimostra che tutto quello che per via legislativa o per via contrattuale si è fatto in questi ultimi venti anni contro i lavoratori, dal pa cchetto Treu alla legge trenta al collegato lavoro, o agli accordi interconfederali o triangolari, resta per sempre. Non si torna indietro! Nessuno del padronato italiano rimetterà in discussione i vantaggi che ha acquisito.
Credo quindi che farebbe bene la sinistra italiana a prendere le distanze da questa CGIL. I comunisti dovrebbe uscire da una Confederazione che non è più dei lavoratori ma ha un suo ruolo paragovernativo e parac onfindustriale sottolineato da migliaia e migliaia di enti bilaterali e dagli accordi interconfederali oltre che da queste agghiaccianti scelte politiche. Non credo che la FdS possa condividere le scelte della Camusso sollecitate da Bersani e dal gruppo dirigente del PD. Sarà dura ma sarà necessario andarsene: è l’espiazione della sinistra che purtroppo è costretta alle scissioni dal tralignamento dei suoi gruppi dirigenti ma non ci sono alternative. L’alternativa è subire e far finta di condividere gli accordi con il padronato. Anche il rapporto con il governo è insoddisfacente. La manovra più pesante di quella greca se la sommiamo alle due precedenti va avanti senza una sola ora di sciopero!
I partiti comunisti italiani,la Federazione della Sinistra hanno il dovere di dire ai lavoratori che questa CGIL si è messa fuori dalla storia del movimento operaio e socialista italiano e segue altre strade di neocorporativismo liberistico.
Pietro Ancona
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