sabato 16 giugno 2012

Roma, un esempio di spreco in luce (pubblica)


La lettera
Roma, gli sprechi in luce

Mario Martiny

Segnalo uno spreco che si protrae almeno da un anno, cioè da quando me ne sono accorto, che potrebbe essere risolto con interventi elementari: le lampade dell'illuminazione pubblica della città di Roma vengono accese in largo anticipo rispetto al calar della luce solare e spente in ritardo rispetto al sorgere del giorno. Ho ripetutamente scritto via mail al sindaco e all'assessore al bilancio, che ha la delega alle politiche per la razionalizzazione della spesa, perché venissero prese semplici azioni correttive in grado di risolvere questa prolungata mala gestione. In precedenza avevo verbalmente segnalato la questione al corpo dei vigili urbani di Roma.

Né il sindaco, né l'assessore, che pure ha una grande esperienza professionale e si è pure occupato di trasparenza amministrativa, mi hanno risposto, cosa più grave lo scialo perdura. Solo una gentile addetta all'ufficio relazioni del pubblico del municipio di Roma centro ha preso in considerazione i miei contributi girandoli al fornitore che li ha del tutto disattesi. Da ultimo, ho inviato la segnalazione al governo italiano nell'apposito sito, che, dopo appena una settimana, mi ha risposto con una mail automatica di ringraziamento e di presa in carico della segnalazione. Anche in questo caso la segnalazione non ha sortito effetto alcuno. Lo spreco è di ammontare non indifferente.

Secondo varie fonti giornalistiche, ho letto che il comune di Roma spende annualmente una cifra compresa tra 50 e 70 milioni di euro per illuminare di notte (e di giorno) la città e che il contratto con l'Acea sarebbe in corso di rinnovo fino al 2027. Secondo la mia percezione, il tempo di inutile accensione delle lampade è compreso tra una e due ore al giorno, oltre il 10 per cento della durata della notte; lo spreco è compreso tra 5 e 10 milioni di euro. Dal punto di vista tecnico, gli interventi necessari per evitare lo sperpero di risorse pubbliche sono di una semplicità estrema; dal punto di vista amministrativo occorrono interventi strutturali, di natura gestionale e nel sistema dei controlli, capaci di incidere sui livelli di servizio e sul rapporto contrattuale con il fornitore. Nella mail del 28 febbraio inviata al sindaco e all'assessore facevo presente che vista l'importanza della questione (spreco di soldi pubblici e di energia) mi aspettavo qualcosa in più di una semplice mail di inoltro della segnalazione al fornitore.

 Per esempio: una comunicazione agli organi gestionali del comune in materia di illuminazione pubblica e a quelli di controllo interno per verificare, quantomeno, le cause di siffatta prolungata mala gestione, a chi sono addebitati i costi dell'inutile spreco, le caratteristiche del contratto di fornitura, eventuali responsabilità interne. Mi sarei aspettato inoltre una lettera al fornitore di richiesta delle cause di siffatto spreco, di intimazione a rimuoverne le cause nel più breve tempo possibile, di preavviso al non pagamento delle fatture ove sia riscontrata la sua reponsabilità. Sono passi che diventano ogni giorno più urgenti per un comune la cui situazione finanziaria non è florida e per tentare di quadrare i conti ha in corso alcune iniziative, quantomeno controverse, che incidono direttamente sulle tasche dei cittadini, come l'aumento delle tariffe del trasporto pubblico del cinquanta per cento o la cessione del 21 per cento dell'Acea, che tra l'altro gestisce l'acquedotto municipale, a prezzi di saldo.

Lettera al Manifesto del 15 giugno 2012

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