mercoledì 1 febbraio 2012
Roma, No War contro la "guerra umanitaria" in Siria
No War contro la “guerra umanitaria” in Siria
di Antonio Deplano
Una manifestazione sotto l'ambasciata del Qatar a Roma consegna l'appello di decine di organizzazioni contro la nuova “guerra umanitaria” che le petromonarchie del Golfo e la Nato vorrebbero scatenare contro la Siria.
Sit in di protesta e delegazione ieri sera per consegnare all'ambasciata del Qatar in Italia la petizione di 84 associazioni e gruppi contro l'ingerenza armata in Siria e per una mediazione di pace (che l'opposizione e le petromonarchie continuano a rifiutare). Il documento è stata inviato anche ai paesi membri del Consiglio di Sicurezza (e non solo) che hanno confermato di averlo ricevuto.
Qui di seguito un articolo di Marinella Correggia su il Manifesto di oggi che illustra il documento e la campagna di iniziative No War.
Intervento «umanitario»: no a un'altra Libia
Un appello internazionale firmato da 84 gruppi
di Marinella Correggia
ROMA .Una petizione di oltre 80 associazioni e gruppi di vari paesi contro l'intervento militare in Siria, contro la propaganda bellica e per una soluzione negoziale è stata mandata ai governi membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu e ad altri governi, al ministero degli esteri italiano, al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, a organizzazioni internazionali per i diritti umani. Ieri una delegazione di firmatari ha consegnato a Roma la petizione alle ambasciate dei paesi che più sembrano spingere per un intervento armato, a cominciare dal Qatar.
La petizione, lanciata in dicembre dall'associazione Peacelink e dalla rete No War e firmata anche da oltre 1.600 persone, è preoccupata che si ripeta in Siria un caso libico, dove una no-fly zone si è trasformata in intervento militare diretto".
I firmatari attirano l'attenzione anche sulla «crescente campagna mediatica internazionale sugli eventi in Siria, spesso basata su resoconti parziali e non verificabili, com'è già successo nel caso della Libia». Sottolineando che la situazione sul campo da mesi vede «violenti scontri fra truppe governative e le truppe di insorti armati (...), in un crescendo di violenze che ha già provocato enormi perdite anche di civili» (delle quali «entrambe le parti recano responsabilità»), i firmatari affermano che il cosiddetto «intervento militare umanitario» è la soluzione peggiore possibile (come si è visto nel caso libico).
La petizione avanza proposte precise: «1) un cessate il fuoco e una mediazione neutrale tra le parti; 2) un'azione per fermare l'interferenza militare e politica straniera, volta a destabilizzare il paese; 3) il reintegro della Siria nel blocco regionale; 4) lo stop a tutte le sanzioni che attualmente minacciano il benessere dei civili; 5) una missione d'indagine internazionale parallela da parte di paesi neutrali per accertare la verità; 6) l'invio di osservatori internazionali che verifichino fatti e notizie che circolano attualmente privi di verifiche e di verificabilità».
Fra gli aderenti in Italia: Peacelink; Rete No War; Albassociazione; US citizens for Peace and Justice-Rome; Associazione Yakaar Italia Senegal; Ialana Italia - International Association Of Lawyers Against Nuclear Arms; Comunità Internazionale di Capodarco (Cica); Contropiano; Rete Disarmiamoli; Fiom; Centro Sereno Regis; 14) Wilfp - Women's International League for Peace and Freedom - Italy; Associazione Un ponte per; Rete romana di solidarietà con la Palestina; Ecoistituto del Veneto Alex Langer; Comitato con la Palestina nel cuore; Pdci; Associazione per la pace; Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e famiglie; Forum ambientalista.
Aderenti all'estero: Covempri (Venezuela); International-Lawyers (Svizzera); Peace of the Action (Usa); Palestine Civil Rights Campaign (Libano/Usa); Action pour la Paix (Belgio).
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