Il 4 novembre manifestiamo contro la cultura, la retorica e la propaganda della guerra, mi auguro che sia l'inizio di un impegno continuo nel tempo per la progressiva scomparsa della guerra.
Facciamo della guerra un tabu'. Fuori la guerra dalla storia. Un mondo senza guerre.
Queste espressioni sono definite per lo piu': illusioni, utopie irrealizzabili, sogni ingenui di anime belle e acchiappanuvole.
Ma in ogni parte del mondo si sono alternate guerre e periodi di convivenza pacifica; nel secolo scorso gli stati dell'Europa occidentale hanno prima combattuto tra loro due guerre molto distruttive e sanguinose e dopo hanno vissuto piu' di 60 anni senza conflitti armati tra paesi dell'area, probabilmente il periodo di pace piu' lungo della storia di questa parte del mondo.
Se questo e' vero allora e' sensato impegnarsi per la scomparsa della guerra e questo avra' risultati parziali in parte casuali e in parte proporzionati alla qualita' e quantita' del lavoro svolto.
Questa attivita' di opposizione alla guerra potrebbe anche arrivare ad una dimensione, efficacia e continuita' sufficiente a fare scomparire veramente la guerra.
Facciamo del 4 novembre una tappa di questo cammino, dedicata soprattutto alla opposizione alla retorica e cultura della guerra che se disvelata, appena criticata e discussa, privata di ogni collaborazione o silenzio complice o distratto, appare per quello che e', cioe' solo propaganda per tutto l'apparato militare che vive, benissimo, in funzione della guerra.
E' necessario pero' che l'impegno contro la guerra sia serio e determinato come quello solitamente usato per la guerra e la sua preparazione.
E se quest'ultima attivita' e' ripagata da sempre con uno status sociale ed economico maggiore rispetto a quello riservato ad altre attivita' umane, l'impegno per fare scomparire la guerra dalla faccia della terra e' molto piu' bello, utile e porta a tutti una maggiore serenita'.
Marco Palombo
su campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele" del Centro di ricerca per Pace di Viterbo
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