Roma, in Largo Argentina
4 Novembre dalle 16,30 alle 19,00
Presidio
No alle guerre "umanitarie"
No alle spese militari
Promosso dalla Rete Nowar
hanno aderito per il momento Un ponte per e Mezzaluna Rossa
domenica 30 ottobre 2011
4 Novembre a Firenze: No alle spese militari,No alle guerre umanitarie,SI ai corpi civili di pace
4 Novembre 2011
Giornata delle forze armate...
Catena umana intorno alle caserme
“È mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Ma neanche fossimo invasi dagli UFO spenderemmo tanti soldi per difenderci. E' mai possibile che a nessun politico sia mai venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini?” (Alex Zanotelli)
Per dire:
NO alle spese militari
SI al disarmo unilaterale
NO alle guerre umanitarie
SI ai Corpi Civili di Pace
NO alle servitù militari (49 siti NATO e USA in Italia)
SI alla riconversione dell'industria bellica
NO alla militarizzazione del territorio
SI alla difesa popolare nonviolenta
NO ai cappellani con le stellette
SI alla spiritualità della nonviolenza
Venerdì 4 novembre,ore 17:30-19:00 in Piazza S. Marco ritrovo alla caserma del comando militare regionale
Promuovono: Fucina per la Nonviolenza, Comunità delle Piagge, G.A.N. Firenze (Gruppo
Azione Nonviolenta), perUnaltracittà-lista di cittadinanza, Comitato Fiorentino
Fermiamo la Guerra.
“LA CULTURA NON SI MANGIA”. E LE ARMI?
ALCUNI DATI:
Il complesso delle spese militari per il 2011 ammonta a 24,396 miliardi di Euro, di cui:
• 472 milioni per i cacciabombardieri F-35, sofisticatissimi e in grado di portare bombe atomiche, strumenti di offesa e non certo armi difensive e per missioni di pace.
• Missioni all'estero: 8300 soldati di cui 4200 solo per quella in Afghanistan, che ci costa 2 milioni di euro al giorno per un costo annuo di 3 miliardi.
ALCUNE SPESE PREVENTIVATE:
- 16 miliardi per 131 F35
- 5 miliardi per i caccia Eurofighter
- 4 miliardi per 100 elicotteri militari 1H90
- 2 miliardi per 2 sommergibili
- 6 miliardi per 10 fregate Freem
- 12 miliardi per sistemi digitali per l'esercito
E INTANTO:
• Spese di istruzione: 21° posto in Europa e penultimo posto fra i Paesi OCSE
• I fondi destinati a ricerca e allo sviluppo sono meno dello 0,60% del Pil, contro l'1,8% per le spese militari
• Sono stati ridotti del 90% i fondi destinati al Ministero dell'Ambiente fra cui alla salvaguardia del territorio, alla bonifica di siti inquinati e ai parchi nazionali
Mentre siamo al 5° posto nel mondo per spesa militare procapite( c.ca 430€) e al 3° in Europa; spendiamo, pro capite, più di Germania, Russia e Giappone!
COME CAMBIEREBBE LA NOSTRA VITA
Con un solo cacciabombardiere F35 (124 milioni) si potrebbe, in alternativa:
✗ pagare l'indennità di disoccupazione annuale per 15 mila precari
✗ realizzare 83 asili nido che potrebbero accogliere 60 bambini ognuno
✗ acquistare impianti fotovoltaici da 3 kwh per 8mila famiglie con un taglio di 23 milioni di kg
di CO2 annue (8mila tonnellate di petrolio equivalente ogni anno)
Con la riduzione del 20% delle spese militari potremmo conseguire almeno uno di questi
obiettivi:
✗ garantire un reddito minimo di cittadinanza
✗ investire in ricerca, sanità e istruzione
✗ rilanciare l'economia attraverso investimenti nella green economy e nell'economia
sostenibile
✗ attuare un vero e proprio piano di edilizia popolare
✗ …..
Per approfondimenti: www.sbilanciamoci.org - www.peacelink.it
Giornata delle forze armate...
Catena umana intorno alle caserme
“È mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Ma neanche fossimo invasi dagli UFO spenderemmo tanti soldi per difenderci. E' mai possibile che a nessun politico sia mai venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini?” (Alex Zanotelli)
Per dire:
NO alle spese militari
SI al disarmo unilaterale
NO alle guerre umanitarie
SI ai Corpi Civili di Pace
NO alle servitù militari (49 siti NATO e USA in Italia)
SI alla riconversione dell'industria bellica
NO alla militarizzazione del territorio
SI alla difesa popolare nonviolenta
NO ai cappellani con le stellette
SI alla spiritualità della nonviolenza
Venerdì 4 novembre,ore 17:30-19:00 in Piazza S. Marco ritrovo alla caserma del comando militare regionale
Promuovono: Fucina per la Nonviolenza, Comunità delle Piagge, G.A.N. Firenze (Gruppo
Azione Nonviolenta), perUnaltracittà-lista di cittadinanza, Comitato Fiorentino
Fermiamo la Guerra.
“LA CULTURA NON SI MANGIA”. E LE ARMI?
ALCUNI DATI:
Il complesso delle spese militari per il 2011 ammonta a 24,396 miliardi di Euro, di cui:
• 472 milioni per i cacciabombardieri F-35, sofisticatissimi e in grado di portare bombe atomiche, strumenti di offesa e non certo armi difensive e per missioni di pace.
• Missioni all'estero: 8300 soldati di cui 4200 solo per quella in Afghanistan, che ci costa 2 milioni di euro al giorno per un costo annuo di 3 miliardi.
ALCUNE SPESE PREVENTIVATE:
- 16 miliardi per 131 F35
- 5 miliardi per i caccia Eurofighter
- 4 miliardi per 100 elicotteri militari 1H90
- 2 miliardi per 2 sommergibili
- 6 miliardi per 10 fregate Freem
- 12 miliardi per sistemi digitali per l'esercito
E INTANTO:
• Spese di istruzione: 21° posto in Europa e penultimo posto fra i Paesi OCSE
• I fondi destinati a ricerca e allo sviluppo sono meno dello 0,60% del Pil, contro l'1,8% per le spese militari
• Sono stati ridotti del 90% i fondi destinati al Ministero dell'Ambiente fra cui alla salvaguardia del territorio, alla bonifica di siti inquinati e ai parchi nazionali
Mentre siamo al 5° posto nel mondo per spesa militare procapite( c.ca 430€) e al 3° in Europa; spendiamo, pro capite, più di Germania, Russia e Giappone!
COME CAMBIEREBBE LA NOSTRA VITA
Con un solo cacciabombardiere F35 (124 milioni) si potrebbe, in alternativa:
✗ pagare l'indennità di disoccupazione annuale per 15 mila precari
✗ realizzare 83 asili nido che potrebbero accogliere 60 bambini ognuno
✗ acquistare impianti fotovoltaici da 3 kwh per 8mila famiglie con un taglio di 23 milioni di kg
di CO2 annue (8mila tonnellate di petrolio equivalente ogni anno)
Con la riduzione del 20% delle spese militari potremmo conseguire almeno uno di questi
obiettivi:
✗ garantire un reddito minimo di cittadinanza
✗ investire in ricerca, sanità e istruzione
✗ rilanciare l'economia attraverso investimenti nella green economy e nell'economia
sostenibile
✗ attuare un vero e proprio piano di edilizia popolare
✗ …..
Per approfondimenti: www.sbilanciamoci.org - www.peacelink.it
giovedì 27 ottobre 2011
4 Novembre, giornata di lutto e di impegno contro la guerra-Ogni vittima ha il volto di Abele-Iniziativa nonviolenta
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Appello del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, del Movimento Nonviolento e di PeaceLink
Sia giornata di lutto e di impegno contro ogni guerra
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
PeaceLink
per contatti: e-mail: info@peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
per contatti: e-mail: nbawac@tin.it, web:http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Appello del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, del Movimento Nonviolento e di PeaceLink
Sia giornata di lutto e di impegno contro ogni guerra
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
PeaceLink
per contatti: e-mail: info@peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace di Viterbo
per contatti: e-mail: nbawac@tin.it, web:http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
4 Novembre, studenti in piazza contro le spese militari "Voi non avete fermato il vento"
4 Novembre, studenti in piazza "Voi non avete fermato il vento"
Dopo il 15 ottobre il Governo sta vergognosamente ignorando quel mezzo milione di persone che nelle strade di Roma, e in tanti altri milioni nel resto del mondo, reclamavano un cambiamento globale dell’economia e della società, una regolamentazione ferrea della finanza, la tutela dei beni comuni e una necessità profonda di democrazia e protagonismo sociale, schiacciando il dibattito nella pericolosa spirale violenza-repressione.
Non potremo mai accettare che il movimento studentesco, dopo anni di legittimità e di lotte, sia ridotto ad un problema di ordine pubblico, che siano sgomberate scuole con la forza come in questi giorni, che si impedisca di manifestare il nostro dissenso. Abbiamo portato in questi anni al centro del dibattito le condizioni della nostra generazione precaria e non permetteremo di essere ricacciati nel dimenticatoio della politica con un colpo di coda repressivo e securitario.
Per questo rilanciamo la data del 4 Novembre, giornata di mobilitazione costruita dal basso, discussa nelle assemblee studentesche da Nord a Sud del Paese, da Torino, Milano, Roma, Bari, Genova, Cosenza, Pisa, Trieste come risposta a questo clima creato da chi vuole far morire il movimento per garantirsi qualche altro mese di legislatura. Noi non ci fermeremo e moltiplicheremo questa giornata nei prossimi giorni in tutti i territori.
Nella giornata delle forze armate, vogliamo lanciare una chiara provocazione: che vengano tagliate le spese militari, utilizzate per fare guerre, per rendere l’Italia un Paese belligerante, contrariamente all’art 11 della nostra Costituzione, e si finanzi il diritto allo studio e l’edilizia scolastica. Il 4 Novembre saremo quindi di nuovo in piazza con già oltre 30 cortei mattutini e pomeridiani, sit-in, assemblee, accampate e mobilitazioni dentro e fuori le scuole.
Ci mobilitiamo in connessione con la mobilitazione internazionale di Nizza contro le politiche del G20 di Cannes. Non possono essere nè 8, nè 20 potenti della Terra a decidere della vita di miliardi di persone. Per questo con intelligenza eradicalità, orientando consenso nel paese, manifesteremo la nostra volontà di cambiare lo stato di cose presenti. Il frutto di questa crisi è la conseguenza di chi negli ultimi 20 anni ha preso decisioni dall’alto in vertici antidemocratici che hanno deciso sulla testa dei popoli.
Vogliono farci pagare il costo di una crisi che non abbiamo prodotto, togliendoci diritti, distruggendo scuola, università e beni comuni. Noi non accetteremo questa ingiustizia. Ci opporremo nelle piazze a questo modello di società e praticheremo un’altro modo di fare scuola nelle nostre aule. Il 4 Novembre sarà una giornata di democrazia reale come il 7 ottobre abbiamo già fatto 150 000 studenti nel paese. Il cambiamento è iniziato e non ci ferma più nessuno, perchè “voi non potere fermare il vento, ci fate solo perder tempo” (F. De André)
www.unionedeglistudenti.net
Dopo il 15 ottobre il Governo sta vergognosamente ignorando quel mezzo milione di persone che nelle strade di Roma, e in tanti altri milioni nel resto del mondo, reclamavano un cambiamento globale dell’economia e della società, una regolamentazione ferrea della finanza, la tutela dei beni comuni e una necessità profonda di democrazia e protagonismo sociale, schiacciando il dibattito nella pericolosa spirale violenza-repressione.
Non potremo mai accettare che il movimento studentesco, dopo anni di legittimità e di lotte, sia ridotto ad un problema di ordine pubblico, che siano sgomberate scuole con la forza come in questi giorni, che si impedisca di manifestare il nostro dissenso. Abbiamo portato in questi anni al centro del dibattito le condizioni della nostra generazione precaria e non permetteremo di essere ricacciati nel dimenticatoio della politica con un colpo di coda repressivo e securitario.
Per questo rilanciamo la data del 4 Novembre, giornata di mobilitazione costruita dal basso, discussa nelle assemblee studentesche da Nord a Sud del Paese, da Torino, Milano, Roma, Bari, Genova, Cosenza, Pisa, Trieste come risposta a questo clima creato da chi vuole far morire il movimento per garantirsi qualche altro mese di legislatura. Noi non ci fermeremo e moltiplicheremo questa giornata nei prossimi giorni in tutti i territori.
Nella giornata delle forze armate, vogliamo lanciare una chiara provocazione: che vengano tagliate le spese militari, utilizzate per fare guerre, per rendere l’Italia un Paese belligerante, contrariamente all’art 11 della nostra Costituzione, e si finanzi il diritto allo studio e l’edilizia scolastica. Il 4 Novembre saremo quindi di nuovo in piazza con già oltre 30 cortei mattutini e pomeridiani, sit-in, assemblee, accampate e mobilitazioni dentro e fuori le scuole.
Ci mobilitiamo in connessione con la mobilitazione internazionale di Nizza contro le politiche del G20 di Cannes. Non possono essere nè 8, nè 20 potenti della Terra a decidere della vita di miliardi di persone. Per questo con intelligenza eradicalità, orientando consenso nel paese, manifesteremo la nostra volontà di cambiare lo stato di cose presenti. Il frutto di questa crisi è la conseguenza di chi negli ultimi 20 anni ha preso decisioni dall’alto in vertici antidemocratici che hanno deciso sulla testa dei popoli.
Vogliono farci pagare il costo di una crisi che non abbiamo prodotto, togliendoci diritti, distruggendo scuola, università e beni comuni. Noi non accetteremo questa ingiustizia. Ci opporremo nelle piazze a questo modello di società e praticheremo un’altro modo di fare scuola nelle nostre aule. Il 4 Novembre sarà una giornata di democrazia reale come il 7 ottobre abbiamo già fatto 150 000 studenti nel paese. Il cambiamento è iniziato e non ci ferma più nessuno, perchè “voi non potere fermare il vento, ci fate solo perder tempo” (F. De André)
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4 novembre studenti spese militari
lunedì 24 ottobre 2011
Missione italiana in Libia finanziata da aumento della benzina
Guerra alla libia aumentando il prezzo della benzina
di Gianandrea Gaiani
17 luglio 2011
Sole24ore
Il governo aumenta il prezzo della benzina per finanziare la guerra contro il principale fornitore di petrolio all'Italia: la Libia.
La paradossale iniziativa è nascosta tra le righe del Decreto Legge 107 del 12 luglio che rifinanzia le missioni militari all'estero per il secondo semestre della'anno.
L'aumento della accise sui carburanti di quattro centesimi al litro era già stato annunciato a fine giugno, ufficialmente per far fronte all'emergenza immigrati e profughi. "Una scelta dolorosa necessaria per la tenuta dei conti" aveva dichiarato in un'intervista a La Stampa il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che aggiunse l'impegno del governo "a revocare l'accisa per i profughi a emergenza finita". Invece l'aumento non solo è stato esteso a tutto il 2012 ma le maggiori entrate fiscali verranno utilizzate per finanziare lo sforzo bellico contro il regime di Gheddafi.
L'articolo 10 del Dl 107 recita al Comma 3 che " agli oneri connessi all'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 e 1973 (che autorizzano l'intervento militare internazionale in Libia - ndr) nel periodo dal 18 marzo 2011 al 30 giugno 2011, si provvede con quota parte delle maggiori entrate acquisite con le modalità di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992, n.225, e successive modificazioni, nella misura di euro 134 milioni a favore del Ministero della difesa e di euro 8 milioni a favore del Ministero degli affari esteri."
Le spese di guerra alla Libia sostenute da marzo a giugno e quantificate in 143 milioni di euro dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa , vengono quindi finanziate in base a una legge, la 225 del 1992, che istituì la Protezione Civile e che al Comma 5 quinquies prevede che il fondo di riserva per le emergenze possa venire reintegrato "con le maggiori entrate derivanti dall'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina nonché dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante" in misura "comunque non superiore a cinque centesimi al litro".
Le entrate determinate dall'aumento della tassazione finanzieranno retroattivamente le spese di guerra sostenute nel primo semestre (oltre ai
58 milioni di spesa previsti per le operazioni aeree e navali tra luglio e
settembre) e rimaste finora a carico del bilancio della Difesa, già asfittico soprattutto alla voce Esercizio. Già in aprile fonti governative che avevano chiesto l'anonimato avevano riferito che per ben cinque volte il Consiglio dei ministri non era riuscito a varare il provvedimento di finanziamento delle spese di guerra, alle quali il ministro Giulio Tremonti insisteva a voler far fronte aumentando le accise sui carburanti.
Il ministro alla fine l'ha spuntata nonostante l'opposizione della Lega Nord che il 3 maggio scorso aveva preteso e ottenuto che la mozione negoziata con il Pdl sulla guerra contro Gheddafi, firmata dai capigruppo della maggioranza, contenesse indicazioni precise sulla fine della partecipazione italiana al conflitto entro settembre, una graduale riduzione degli impegni militari all'estero e soprattutto nessun aumento delle tasse.
Comprensibile quindi il silenzio del governo circa il vero scopo dell'incremento della pressione fiscale sui carburanti. Del resto anche gli annunciati tagli alle spese complessive per le missioni oltremare sono inesistenti nonostante le ventilate riduzioni di truppe in Libano e Kosovo e il la sostituzione nelle acque libiche della portaerei Garibaldi (sulla quale i jet imbarcati Harrier pare abbiano esaurito le bombe) con la nave da sbarco San Giusto dotata di elicotteri.
Nel secondo semestre dell'anno è infatti prevista la spesa di 736 milioni di euro che sommati agli 811 stanziati per il primo semestre portano il costo annuale delle missioni a 1,55 miliardi, qualche decina di milioni in più rispetto alle spese sostenute l'anno scorso e nel 2009.
Fonte www.sole24ore.com
Qualche aggiunta all' interessante articolo del Sole24ore del luglio scorso.
Avevo scritto che non ero riuscito a trovare la legge di finanziamento per i primi mesi della missione, casualmente sono venuto a conoscenza che la copertura finanziaria era, in modo non molto visibile, nel Decreto legge di inizio luglio convertito in legge a inizio agosto, che riguarda le missioni per il secondo semestre.
In questo decreto sono contenute anche le disposizioni per il personale impiegato nella missione da fine marzo al 30 giugno e per la contabilita' dello stesso periodo. Quindi anche queste sono state definite solo a periodo concluso. La cosa credo proprio che non sia regolare.
A questo punto e' sicuro che il periodo della missione dal 1 ottobre al 31 ottobre ha bisogno di una legge che definisca le disposizioni per il personale e la contabilita'.
Oltre che al governo questa mancanza di trasparenza e' da imputare anche all' opposizione parlamentare e a quella extraparlamentare di Vendola che si candida alla guida del centrosinistra. Solo ora, al 20 ottobre, hanno chiesto qualche chiarimento al governo.
Per finire per il periodo dal 1 ottobre al 31 ottobre non e' stata neanche data una qualche autorizzazione formale al proseguimento della missione.
Proseguimento che e' avvenuto e comunicato alla stampa dal Ministero della difesa ed e' stato anche decisivo per l' uccisione di Gheddafi, visto che il Predator che ha colpito il suo convoglio e' partito da Sigonella.
Venerdi' il Ministero della Difesa non ha diffuso il consueto comunicato stampa sulle azioni della missione militare nella settimana,brucia forse il fatto che La Russa ha dichiarato che gli aerei italiani non volano piu' ed e' stato smentito dal suo ufficio stampa che ha scritto invece di 50 missioni militari ad ottobre, comunicati riportati anche da Repubblica.
Ricordo tuttavia che il comando Nato di tutta la missione e' a Napoli e il Predator che ha fermato Gheddafi e' partito da Sigonella.
di Gianandrea Gaiani
17 luglio 2011
Sole24ore
Il governo aumenta il prezzo della benzina per finanziare la guerra contro il principale fornitore di petrolio all'Italia: la Libia.
La paradossale iniziativa è nascosta tra le righe del Decreto Legge 107 del 12 luglio che rifinanzia le missioni militari all'estero per il secondo semestre della'anno.
L'aumento della accise sui carburanti di quattro centesimi al litro era già stato annunciato a fine giugno, ufficialmente per far fronte all'emergenza immigrati e profughi. "Una scelta dolorosa necessaria per la tenuta dei conti" aveva dichiarato in un'intervista a La Stampa il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che aggiunse l'impegno del governo "a revocare l'accisa per i profughi a emergenza finita". Invece l'aumento non solo è stato esteso a tutto il 2012 ma le maggiori entrate fiscali verranno utilizzate per finanziare lo sforzo bellico contro il regime di Gheddafi.
L'articolo 10 del Dl 107 recita al Comma 3 che " agli oneri connessi all'attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 e 1973 (che autorizzano l'intervento militare internazionale in Libia - ndr) nel periodo dal 18 marzo 2011 al 30 giugno 2011, si provvede con quota parte delle maggiori entrate acquisite con le modalità di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992, n.225, e successive modificazioni, nella misura di euro 134 milioni a favore del Ministero della difesa e di euro 8 milioni a favore del Ministero degli affari esteri."
Le spese di guerra alla Libia sostenute da marzo a giugno e quantificate in 143 milioni di euro dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa , vengono quindi finanziate in base a una legge, la 225 del 1992, che istituì la Protezione Civile e che al Comma 5 quinquies prevede che il fondo di riserva per le emergenze possa venire reintegrato "con le maggiori entrate derivanti dall'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina nonché dell'aliquota dell'accisa sul gasolio usato come carburante" in misura "comunque non superiore a cinque centesimi al litro".
Le entrate determinate dall'aumento della tassazione finanzieranno retroattivamente le spese di guerra sostenute nel primo semestre (oltre ai
58 milioni di spesa previsti per le operazioni aeree e navali tra luglio e
settembre) e rimaste finora a carico del bilancio della Difesa, già asfittico soprattutto alla voce Esercizio. Già in aprile fonti governative che avevano chiesto l'anonimato avevano riferito che per ben cinque volte il Consiglio dei ministri non era riuscito a varare il provvedimento di finanziamento delle spese di guerra, alle quali il ministro Giulio Tremonti insisteva a voler far fronte aumentando le accise sui carburanti.
Il ministro alla fine l'ha spuntata nonostante l'opposizione della Lega Nord che il 3 maggio scorso aveva preteso e ottenuto che la mozione negoziata con il Pdl sulla guerra contro Gheddafi, firmata dai capigruppo della maggioranza, contenesse indicazioni precise sulla fine della partecipazione italiana al conflitto entro settembre, una graduale riduzione degli impegni militari all'estero e soprattutto nessun aumento delle tasse.
Comprensibile quindi il silenzio del governo circa il vero scopo dell'incremento della pressione fiscale sui carburanti. Del resto anche gli annunciati tagli alle spese complessive per le missioni oltremare sono inesistenti nonostante le ventilate riduzioni di truppe in Libano e Kosovo e il la sostituzione nelle acque libiche della portaerei Garibaldi (sulla quale i jet imbarcati Harrier pare abbiano esaurito le bombe) con la nave da sbarco San Giusto dotata di elicotteri.
Nel secondo semestre dell'anno è infatti prevista la spesa di 736 milioni di euro che sommati agli 811 stanziati per il primo semestre portano il costo annuale delle missioni a 1,55 miliardi, qualche decina di milioni in più rispetto alle spese sostenute l'anno scorso e nel 2009.
Fonte www.sole24ore.com
Qualche aggiunta all' interessante articolo del Sole24ore del luglio scorso.
Avevo scritto che non ero riuscito a trovare la legge di finanziamento per i primi mesi della missione, casualmente sono venuto a conoscenza che la copertura finanziaria era, in modo non molto visibile, nel Decreto legge di inizio luglio convertito in legge a inizio agosto, che riguarda le missioni per il secondo semestre.
In questo decreto sono contenute anche le disposizioni per il personale impiegato nella missione da fine marzo al 30 giugno e per la contabilita' dello stesso periodo. Quindi anche queste sono state definite solo a periodo concluso. La cosa credo proprio che non sia regolare.
A questo punto e' sicuro che il periodo della missione dal 1 ottobre al 31 ottobre ha bisogno di una legge che definisca le disposizioni per il personale e la contabilita'.
Oltre che al governo questa mancanza di trasparenza e' da imputare anche all' opposizione parlamentare e a quella extraparlamentare di Vendola che si candida alla guida del centrosinistra. Solo ora, al 20 ottobre, hanno chiesto qualche chiarimento al governo.
Per finire per il periodo dal 1 ottobre al 31 ottobre non e' stata neanche data una qualche autorizzazione formale al proseguimento della missione.
Proseguimento che e' avvenuto e comunicato alla stampa dal Ministero della difesa ed e' stato anche decisivo per l' uccisione di Gheddafi, visto che il Predator che ha colpito il suo convoglio e' partito da Sigonella.
Venerdi' il Ministero della Difesa non ha diffuso il consueto comunicato stampa sulle azioni della missione militare nella settimana,brucia forse il fatto che La Russa ha dichiarato che gli aerei italiani non volano piu' ed e' stato smentito dal suo ufficio stampa che ha scritto invece di 50 missioni militari ad ottobre, comunicati riportati anche da Repubblica.
Ricordo tuttavia che il comando Nato di tutta la missione e' a Napoli e il Predator che ha fermato Gheddafi e' partito da Sigonella.
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sabato 22 ottobre 2011
Libia, una missione da 192 milioni di euro
21/10/2011
Libia, una missione da 192 milioni di euro
Gheddafi è morto ma la guerra durerà ancora molto. E i soldi continuano a scorre per finanziare le operazioni militari. L'opinione di Francesco Vignarca e Paolo Busoni
Dopo 246 giorni di guerra, Gheddafi è caduto. Ad affondarlo sono stati soprattutto i colpi dei raid aerei della Nato: 26mila bombardamenti nel giro dei sette mesi di operazioni militari. Per l'Italia, l'impegno in Libia è costato 192 milioni di euro, divisi in due tranche: una prima da 134 milioni, in cui si sono disposti sul campo 1.970 uomini; la seconda, riferita al trimestre giugno-settembre, da 58 milioni di euro.
In Parlamento, però, non si discute del rifinanziamento della missione militare da luglio. Colpa dei malumori leghisti, che avrebbero potuto mettere il governo in minoranza nel momento della votazione in aula. "L'esercito - spiega Francesco Vignarca di Rete disarmo -è schierato senza il consenso del Parlamento. Le missioni militari sono votate per un certo periodo, non possono essere approvate indefinitamente". In sostanza, l'esercito italiano spara senza il consenso del Parlamento.
Ma la vera notizia di oggi, secondo Francesco Vignarca, è la riapertura del polo di costruzione di elicotteri della Agusta Westland, in Libia. "Finmeccanica - ha detto il 21 ottobre il ministro Franco Frattini, interpellato a margine del Forum Confindustria-Bdi - ha già riaperto il suo stabilimento. C'e' un laboratorio di costruzione degli elicotteri che ha ripreso a funzionare normalmente". Liatec è il nome dell'azienda, controllata per il 50 percento dalla Libyan Company for Aviation Industry , una società per azioni del Paese nordafricano, per il 25 percento da Finmeccanica e per il restante 25 percento da Agusta. Quindi, il ricavato della società va equamente diviso tra le due sponde del Mediterraneo. "È l'unica joint venture alla pari con un Paese acquirente - dichiara Vignarca - . Questo lascia intendere la forza contrattuale del vecchio regime. E continuerà anche con il Cnt perché non sono molte le aziende che fabbricano elicotteri. Ciò che verrà messo in discussione sarà il nostro primato sulle esportazioni, finora incontrastato".
Nonostante gli affari, le operazioni militari non si interromperanno in tempi brevi. È questa l'opinione di Paolo Busoni, collaboratore di Emergency ed esperto in operazioni militari. "Ritengo - afferma - che ci saranno almeno ricognizioni aeree e qualche raid isolato, che verrà tenuto nascosto". La guerra, oggi, "si fa con le informazioni". Si chiama "situation awarness": anche senza la presenza fisica, si mantiene costante il flusso notizie per avere sempre tutto sotto controllo e non perdere il vantaggio acquisito con l'intervento militare. Anche in questo caso, il primo Paese della lista è la Francia di Sarkò.
Chi mette le mani sulla Libia, infatti, difficilmente lascia la preda così in fretta. E chi ci rimetterà, secondo Busoni, sarà di nuovo l'Italia, che rischia di trovarsi poco attrezzata anche per affrontare questa fase ‘post conflitto armato': "Non so se la politica avrà l'intelligenza per dare una risposta adeguata. In Italia si spera sempre nei soliti meccanismi di corruttela e di amicizia con cui si reggevano i rapporti con il regime di Gheddafi". Ma in questa corsa al consenso dei ribelli libici, l'Italia partirà sempre svantaggiata: la prima a premere il grilletto e a sostenere la rivolta è stata la Francia di Nicholas Sarkozy.
Secondo Busoni, la nuova Libia non avrà la stessa fisionomia di quella vecchia. "Credo che il Paese si frammenterà", dice. Il Paese ormai è stracolmo di armi "soprattutto leggere, facili da usare": un contesto ideale per far scatenare una "guerra tra bande". Tra queste armi, forse, ci sono anche 7.500 pistole, 1.900 carabine e 1.800 fucili che sembra siano finiti nelle mani del settore di Pubblica Sicurezza del Comitato Popolare Generale (l'istituzione di Governo Libica), a fine 2009. Nei documenti italini che testimoniano la vendita, però, la destinazione finale è celata sotto il segreto di Stato. La partita vale 8,1 milioni di euro: salpata da La Spezia, si sa solo che si è fermata a Malta per uno scalo tecnico, poi più nulla. Un misterioso affare su cui ha indagato Altreconomia e attorno a cui s'annidano ancora molti dubbi solo perché l'Italia non ha l'obbligo di tracciare il traffico degli armamenti leggeri.
"Chi è inquadrato militarmente - prosegue Busoni- è fortemente islamista e si è preparato in Afghanistan o con Hamas", a differenza del resto del governo provvisorio, fuoriuscito dalle gerarchie dell'ex Jamahiriya. D'altronde, come ha ricordato il generale Fabio Mini, in questi ultimi anni non si è conclusa nessuna guerra. La fine di Gheddafi, quindi, rischia di essere solo un punto di svolta in un conflitto molto più lungo.
Lorenzo Bagnoli
Fonte www.peacereport.net
Libia, una missione da 192 milioni di euro
Gheddafi è morto ma la guerra durerà ancora molto. E i soldi continuano a scorre per finanziare le operazioni militari. L'opinione di Francesco Vignarca e Paolo Busoni
Dopo 246 giorni di guerra, Gheddafi è caduto. Ad affondarlo sono stati soprattutto i colpi dei raid aerei della Nato: 26mila bombardamenti nel giro dei sette mesi di operazioni militari. Per l'Italia, l'impegno in Libia è costato 192 milioni di euro, divisi in due tranche: una prima da 134 milioni, in cui si sono disposti sul campo 1.970 uomini; la seconda, riferita al trimestre giugno-settembre, da 58 milioni di euro.
In Parlamento, però, non si discute del rifinanziamento della missione militare da luglio. Colpa dei malumori leghisti, che avrebbero potuto mettere il governo in minoranza nel momento della votazione in aula. "L'esercito - spiega Francesco Vignarca di Rete disarmo -è schierato senza il consenso del Parlamento. Le missioni militari sono votate per un certo periodo, non possono essere approvate indefinitamente". In sostanza, l'esercito italiano spara senza il consenso del Parlamento.
Ma la vera notizia di oggi, secondo Francesco Vignarca, è la riapertura del polo di costruzione di elicotteri della Agusta Westland, in Libia. "Finmeccanica - ha detto il 21 ottobre il ministro Franco Frattini, interpellato a margine del Forum Confindustria-Bdi - ha già riaperto il suo stabilimento. C'e' un laboratorio di costruzione degli elicotteri che ha ripreso a funzionare normalmente". Liatec è il nome dell'azienda, controllata per il 50 percento dalla Libyan Company for Aviation Industry , una società per azioni del Paese nordafricano, per il 25 percento da Finmeccanica e per il restante 25 percento da Agusta. Quindi, il ricavato della società va equamente diviso tra le due sponde del Mediterraneo. "È l'unica joint venture alla pari con un Paese acquirente - dichiara Vignarca - . Questo lascia intendere la forza contrattuale del vecchio regime. E continuerà anche con il Cnt perché non sono molte le aziende che fabbricano elicotteri. Ciò che verrà messo in discussione sarà il nostro primato sulle esportazioni, finora incontrastato".
Nonostante gli affari, le operazioni militari non si interromperanno in tempi brevi. È questa l'opinione di Paolo Busoni, collaboratore di Emergency ed esperto in operazioni militari. "Ritengo - afferma - che ci saranno almeno ricognizioni aeree e qualche raid isolato, che verrà tenuto nascosto". La guerra, oggi, "si fa con le informazioni". Si chiama "situation awarness": anche senza la presenza fisica, si mantiene costante il flusso notizie per avere sempre tutto sotto controllo e non perdere il vantaggio acquisito con l'intervento militare. Anche in questo caso, il primo Paese della lista è la Francia di Sarkò.
Chi mette le mani sulla Libia, infatti, difficilmente lascia la preda così in fretta. E chi ci rimetterà, secondo Busoni, sarà di nuovo l'Italia, che rischia di trovarsi poco attrezzata anche per affrontare questa fase ‘post conflitto armato': "Non so se la politica avrà l'intelligenza per dare una risposta adeguata. In Italia si spera sempre nei soliti meccanismi di corruttela e di amicizia con cui si reggevano i rapporti con il regime di Gheddafi". Ma in questa corsa al consenso dei ribelli libici, l'Italia partirà sempre svantaggiata: la prima a premere il grilletto e a sostenere la rivolta è stata la Francia di Nicholas Sarkozy.
Secondo Busoni, la nuova Libia non avrà la stessa fisionomia di quella vecchia. "Credo che il Paese si frammenterà", dice. Il Paese ormai è stracolmo di armi "soprattutto leggere, facili da usare": un contesto ideale per far scatenare una "guerra tra bande". Tra queste armi, forse, ci sono anche 7.500 pistole, 1.900 carabine e 1.800 fucili che sembra siano finiti nelle mani del settore di Pubblica Sicurezza del Comitato Popolare Generale (l'istituzione di Governo Libica), a fine 2009. Nei documenti italini che testimoniano la vendita, però, la destinazione finale è celata sotto il segreto di Stato. La partita vale 8,1 milioni di euro: salpata da La Spezia, si sa solo che si è fermata a Malta per uno scalo tecnico, poi più nulla. Un misterioso affare su cui ha indagato Altreconomia e attorno a cui s'annidano ancora molti dubbi solo perché l'Italia non ha l'obbligo di tracciare il traffico degli armamenti leggeri.
"Chi è inquadrato militarmente - prosegue Busoni- è fortemente islamista e si è preparato in Afghanistan o con Hamas", a differenza del resto del governo provvisorio, fuoriuscito dalle gerarchie dell'ex Jamahiriya. D'altronde, come ha ricordato il generale Fabio Mini, in questi ultimi anni non si è conclusa nessuna guerra. La fine di Gheddafi, quindi, rischia di essere solo un punto di svolta in un conflitto molto più lungo.
Lorenzo Bagnoli
Fonte www.peacereport.net
giovedì 20 ottobre 2011
21 ottobre,con la Fiom in Piazza del Popolo per ricordare la nostra guerra illegale in Libia
Fiom CGIL
A Roma, manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Fiat e indotto e della Fincantieri.
21 ottobre 2011
PIAZZA DEL POPOLO, dalle 9.30
Partecipiamo tutti a questo incontro in piazza e portiamo la solidarieta' agli operai duramente attaccati da Fiat e Stato italiano, infatti la proprieta' di Fincantieri e' pubblica. Portiamo anche tutte le altre rivendicazioni perche' il percorso deve essere unico.
Quindi io saro' in Piazza del Popolo con un cartello contro la nostra participazione alla missione militare in Libia. Missione illegale dal 1 ottobre, ne' rifinanziata ne' autorizzata, mentre continua come informano i comunicati del Ministero della Difesa, comunicati che probabilmente La Russa non ha letto in queste settimane troppo impegnato a difendere in TV il disperato governo Berlusconi.
A Roma, manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Fiat e indotto e della Fincantieri.
21 ottobre 2011
PIAZZA DEL POPOLO, dalle 9.30
Partecipiamo tutti a questo incontro in piazza e portiamo la solidarieta' agli operai duramente attaccati da Fiat e Stato italiano, infatti la proprieta' di Fincantieri e' pubblica. Portiamo anche tutte le altre rivendicazioni perche' il percorso deve essere unico.
Quindi io saro' in Piazza del Popolo con un cartello contro la nostra participazione alla missione militare in Libia. Missione illegale dal 1 ottobre, ne' rifinanziata ne' autorizzata, mentre continua come informano i comunicati del Ministero della Difesa, comunicati che probabilmente La Russa non ha letto in queste settimane troppo impegnato a difendere in TV il disperato governo Berlusconi.
lunedì 17 ottobre 2011
Dopo il 15 ottobre degli indignati italiani - Nonviolenza vuol dire essere per il centrosinistra ?
15 ottobre-Nonviolenza vuol dire essere per il centrosinistra ?
Qualcuno interpreta la violenza di sabato come uno scontro tra la parte del movimento che vorrebbe le primarie nel centrosinistra e chi invece con il c.s. non vuole dialoghi. Ho letto che addirittura Sinistra Critica sarebbe nel secondo schieramento che, per contrastare in qualche modo il centrosin. vede di buon occhio il comportamento degli “incendiari di macchine, sfascia vetrine,lanciatori di bombe carta” di sabato scorso. Intanto in queste ore la manifestazione di sabato sta piombando rovinosamente sul centrosinistra soprattutto per l’ ignoranza di Di Pietro che invoca la legge Reale.
Io non vedo molto interessati i “neri”,li chiamo cosi’ perche’ effettivamente erano vestiti con indumenti soprattutto di quel colore, al dibattito tra Vendola e Bertinotti, Cremaschi e Ferrero, Landini e Camusso. Comunque questo argomento e’ stato usato anche da chi ha difeso gli scontri , infatti in qualche forum c’e’ chi ha scritto che in questo modo Vendola dovra’ prendere le distanze dal Movimento che finalmente sara’ libero. Casualmente sono capitato ad una assemblea del coordinamento 15 ottobre e credo che addirittura non esista nessuna piattaforma comune neanche dei soggetti ,molte decine, che componevano questo coordinamento. Che ognuno andava per la sua strada era dichiarato in partenza, non c’era unita d’ intenti sui contenuti neppure tra chi ha partecipato alla manifestazione senza gesti violenti. Nel sito di democraziakmzero.org ci sono dei commenti sul 15 ottobre, Gigi Sullo in un intervento piu’ lungo ha scritto questo periodo:
"Retroscena. Tutti sapevano che “qualcosa” sarebbe accaduto. Tutti quelli, intendo, che sanno di queste manovre da corteo, delle trattative con la questura e tra gruppi organizzati che intendono partecipare alla manifestazione. Quei forse duecento sono una sorpresa solo per i cittadini comuni che hanno deciso di viaggiare a loro spese per gettarsi nella corrente dell’indignazione globale. I generali e i colonnelli dell’estrema sinistra sanno tutto. Ma sbagliano tutto. Perché quelli “più a sinistra”, o ancora più in là, hanno deciso che gli altri hanno promosso la manifestazione solo per diventare nel futuro la stampella di un nuovo centrosinistra alle prossime elezioni politiche. “Noi non facciamo le primarie, noi facciamo la rivoluzione”, ha detto uno dei “neri”, qualche giorno prima, a un nostro compagno che preparava la partecipazione al corteo. Perciò i tipi organizzati e nerovestiti fanno la rivoluzione rompendo e incendiando quel che possono e – invece che scontrarsi con la polizia per cercare di andare verso Piazza Venezia, cioè verso i palazzi del potere, come tutti sapevano che avrebbero cercato di fare – decidono di distruggere la manifestazione rompendola a metà, costringendola a convivere con incendi di uffici del ministero della difesa e di altre automobili e di cassonetti, con statuette della Madonna frantumate, con il fumo dei lacrimogeni, con loro stessi, persone che corrono, sorpassano, si muovono in pattuglie usando la massa come schermo e come bersaglio."
Di getto ho scritto questo commento, anche male perche’ non ho spiegato che si riferiva a questo singolo periodo che era solo una parte di uno dei 5-6 interventi:
“Mah, io sono una persona singola, seguo la nonviolenza e sono contrario al percorso della sinistra movimentista che sta lavorando alle primarie e al prossimo centrosinistra. Non conto niente, ma sul silenzio sulla guerra in Libia delle forze politiche del centrosinistra qualche decina di persone si e’ pronunciata, non so se davvero in Italia siamo poche decine a pensare che non e’ il prossimo centrosinistra la strada migliore. La nonviolenza e’ la strada , lo penso anch’ io, il paradosso e’ che ambienti che non si pronunceranno mai contro la violenza lavorano al prossimo centrosinistra. Insomma tra il prossimo , possibile ma non sicuro, centrosinistra e la violenza ci sono altre strade o piccoli sentieri. Non fatevi fregare anche questa volta dai rapporti personali e dalla paura dell’ isolamento. Le ragioni che si ritengono giuste si portano avanti anche quando siamo in pochi.”
Marco
Qualcuno interpreta la violenza di sabato come uno scontro tra la parte del movimento che vorrebbe le primarie nel centrosinistra e chi invece con il c.s. non vuole dialoghi. Ho letto che addirittura Sinistra Critica sarebbe nel secondo schieramento che, per contrastare in qualche modo il centrosin. vede di buon occhio il comportamento degli “incendiari di macchine, sfascia vetrine,lanciatori di bombe carta” di sabato scorso. Intanto in queste ore la manifestazione di sabato sta piombando rovinosamente sul centrosinistra soprattutto per l’ ignoranza di Di Pietro che invoca la legge Reale.
Io non vedo molto interessati i “neri”,li chiamo cosi’ perche’ effettivamente erano vestiti con indumenti soprattutto di quel colore, al dibattito tra Vendola e Bertinotti, Cremaschi e Ferrero, Landini e Camusso. Comunque questo argomento e’ stato usato anche da chi ha difeso gli scontri , infatti in qualche forum c’e’ chi ha scritto che in questo modo Vendola dovra’ prendere le distanze dal Movimento che finalmente sara’ libero. Casualmente sono capitato ad una assemblea del coordinamento 15 ottobre e credo che addirittura non esista nessuna piattaforma comune neanche dei soggetti ,molte decine, che componevano questo coordinamento. Che ognuno andava per la sua strada era dichiarato in partenza, non c’era unita d’ intenti sui contenuti neppure tra chi ha partecipato alla manifestazione senza gesti violenti. Nel sito di democraziakmzero.org ci sono dei commenti sul 15 ottobre, Gigi Sullo in un intervento piu’ lungo ha scritto questo periodo:
"Retroscena. Tutti sapevano che “qualcosa” sarebbe accaduto. Tutti quelli, intendo, che sanno di queste manovre da corteo, delle trattative con la questura e tra gruppi organizzati che intendono partecipare alla manifestazione. Quei forse duecento sono una sorpresa solo per i cittadini comuni che hanno deciso di viaggiare a loro spese per gettarsi nella corrente dell’indignazione globale. I generali e i colonnelli dell’estrema sinistra sanno tutto. Ma sbagliano tutto. Perché quelli “più a sinistra”, o ancora più in là, hanno deciso che gli altri hanno promosso la manifestazione solo per diventare nel futuro la stampella di un nuovo centrosinistra alle prossime elezioni politiche. “Noi non facciamo le primarie, noi facciamo la rivoluzione”, ha detto uno dei “neri”, qualche giorno prima, a un nostro compagno che preparava la partecipazione al corteo. Perciò i tipi organizzati e nerovestiti fanno la rivoluzione rompendo e incendiando quel che possono e – invece che scontrarsi con la polizia per cercare di andare verso Piazza Venezia, cioè verso i palazzi del potere, come tutti sapevano che avrebbero cercato di fare – decidono di distruggere la manifestazione rompendola a metà, costringendola a convivere con incendi di uffici del ministero della difesa e di altre automobili e di cassonetti, con statuette della Madonna frantumate, con il fumo dei lacrimogeni, con loro stessi, persone che corrono, sorpassano, si muovono in pattuglie usando la massa come schermo e come bersaglio."
Di getto ho scritto questo commento, anche male perche’ non ho spiegato che si riferiva a questo singolo periodo che era solo una parte di uno dei 5-6 interventi:
“Mah, io sono una persona singola, seguo la nonviolenza e sono contrario al percorso della sinistra movimentista che sta lavorando alle primarie e al prossimo centrosinistra. Non conto niente, ma sul silenzio sulla guerra in Libia delle forze politiche del centrosinistra qualche decina di persone si e’ pronunciata, non so se davvero in Italia siamo poche decine a pensare che non e’ il prossimo centrosinistra la strada migliore. La nonviolenza e’ la strada , lo penso anch’ io, il paradosso e’ che ambienti che non si pronunceranno mai contro la violenza lavorano al prossimo centrosinistra. Insomma tra il prossimo , possibile ma non sicuro, centrosinistra e la violenza ci sono altre strade o piccoli sentieri. Non fatevi fregare anche questa volta dai rapporti personali e dalla paura dell’ isolamento. Le ragioni che si ritengono giuste si portano avanti anche quando siamo in pochi.”
Marco
sabato 15 ottobre 2011
Roma, il 15 ottobre degli Indignati, prime impressioni a caldo alle 18,30
Roma,15 ottobre degli Indignati:Alcune impressioni a caldo alle 18.30
Piazza San Giovanni piena di persone che non capiscono cosa sta succedendo. Sentono petardi rumorosi, vedono gli spruzzi degli idranti, qualche accenno di fuga precipitosa di persone , come me, senza nessuna esperienza di momenti di tensione in piazza. Sono i Cobas ad un certo punto a rassicurare la gente, con un accenno di cordone, dal loro camion si parla alle persone disorientate ed si invita alla calma.
Esco perche’ ho la sensazione che stare li’ non abbia alcun senso,si rischia qualche momento di panico con fughe precipitose, senza un motivo. Parole d’ ordine generiche, gente diversa: gli aquilani, i No Tav, i comitati per l’ acqua, ma anche l’ Arci che da toscano per me rappresentano il potere degli enti locali rossi della mia regione.
Verso Termini macchine bruciate quattro o cinque, capannelli alla televisioni nei locali pubblici per vedere quello che sta succedendo in Via merulana e Labicana. Via Labicana e’ bloccata, il corteo mi sembra che prosegua verso destra, in direzione di Piramide. La coda del Corteo e tradizionale, Partito Comunista dei Lavoratori, spezzone nutrito piu’ di altre occasioni, Rifondazione Comunista. Chiude il pulmino dell’ Usi, lo storico sincacato anarchico con i suoi militanti romani.
Si scambia notizie, le persone che defluiscono sono bellissime. Intelligenti , appassionate, se la prendono con questi giovani che qualcuno descrive giovanissimi, ultras della Lazio, dice qualcuno e di alcuni centri sociali. Ma queste persone bellissime, intelligenti, appassionate, in realta’ non hanno un orientamento , una direzione. Chi la dovrebbe dare, Rifondazione ? La sinistra CGIL ? I centri sociali piu esperti e sperimentati ? Il Manifesto che nell’ ultima settimana ha pubblicato lettere solo sulle proprie liti interne ?
No, c’e’ un vuoto. Stiamo facendo una guerra in modo clamorosamente illegale, senza copertura economica. Nessuno se ne interessa, siamo alleati che chi dice che il colonialismo italiano, che ha ucciso decine di migliaia di persone di un paese allora di 1.000.000 di abitanti, non era poi tanto male.
C’e’ il vuoto, bella gente in piazza, ma non sa dove andare. Non e’ colpa dei ragazzini,ci sono sempre stati, che giocano alla guerriglia urbana.
Piazza San Giovanni piena di persone che non capiscono cosa sta succedendo. Sentono petardi rumorosi, vedono gli spruzzi degli idranti, qualche accenno di fuga precipitosa di persone , come me, senza nessuna esperienza di momenti di tensione in piazza. Sono i Cobas ad un certo punto a rassicurare la gente, con un accenno di cordone, dal loro camion si parla alle persone disorientate ed si invita alla calma.
Esco perche’ ho la sensazione che stare li’ non abbia alcun senso,si rischia qualche momento di panico con fughe precipitose, senza un motivo. Parole d’ ordine generiche, gente diversa: gli aquilani, i No Tav, i comitati per l’ acqua, ma anche l’ Arci che da toscano per me rappresentano il potere degli enti locali rossi della mia regione.
Verso Termini macchine bruciate quattro o cinque, capannelli alla televisioni nei locali pubblici per vedere quello che sta succedendo in Via merulana e Labicana. Via Labicana e’ bloccata, il corteo mi sembra che prosegua verso destra, in direzione di Piramide. La coda del Corteo e tradizionale, Partito Comunista dei Lavoratori, spezzone nutrito piu’ di altre occasioni, Rifondazione Comunista. Chiude il pulmino dell’ Usi, lo storico sincacato anarchico con i suoi militanti romani.
Si scambia notizie, le persone che defluiscono sono bellissime. Intelligenti , appassionate, se la prendono con questi giovani che qualcuno descrive giovanissimi, ultras della Lazio, dice qualcuno e di alcuni centri sociali. Ma queste persone bellissime, intelligenti, appassionate, in realta’ non hanno un orientamento , una direzione. Chi la dovrebbe dare, Rifondazione ? La sinistra CGIL ? I centri sociali piu esperti e sperimentati ? Il Manifesto che nell’ ultima settimana ha pubblicato lettere solo sulle proprie liti interne ?
No, c’e’ un vuoto. Stiamo facendo una guerra in modo clamorosamente illegale, senza copertura economica. Nessuno se ne interessa, siamo alleati che chi dice che il colonialismo italiano, che ha ucciso decine di migliaia di persone di un paese allora di 1.000.000 di abitanti, non era poi tanto male.
C’e’ il vuoto, bella gente in piazza, ma non sa dove andare. Non e’ colpa dei ragazzini,ci sono sempre stati, che giocano alla guerriglia urbana.
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roma 15 ottobre impressioni a caldo
giovedì 13 ottobre 2011
15 ottobre..come il 15 febbraio 2003. Indignati anche contro la guerra.
15 OTTOBRE...COME IL 15 FEBBRAIO 2003. CONTRO LA GUERRA
Nel 2003 il movimento mondiale contro la guerra all'Iraq fu così forte da essere definito dal New Yok Times "la seconda superpotenza mondiale". Esageravano, certo. Perché malgrado le manifestazioni oceaniche con decine di milioni di persone in tanti paesi e città, il 18 febbraio 2003 la guerra non fu fermata. Del resto eravamo la seconda superpotenza, e la prima era pur sempre guerrafondaia...Ma non parteciparono ad esempio i paesi arabi, anche quelli alleati degli Usa (Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati): perché la Lega araba tenne conto dell'opposizione popolare e "diramò" ai vari governi membri l'ordine di starne fuori.
Com'è diversa la situazione adesso, di fronte a una guerra Nato/Qatar, in Libia, che ha le stesse cause/obiettivi antisociali e antiecologici, e che si è mossa sulla base di una propaganda ben più certosina. Sta di fatto che nel mondo in sette mesi di guerra le manifestazioni, le azioni dirette, l'impegno sono stati inesistenti o quasi, pressoché dappertutto. Anche in Italia, la patria delle manifestazioni contro la guerra, enormi nel 2003 ma rilevanti anche nel 1991, 1999, 2001...
E anche in occasione del 15 ottobre, che vedrà manifestazioni in moltissime città del mondo, la parola d'ordine "no alla guerra in Libia" (che continua), in Afghanistan (che continua) e alle altre (che si preparano), e "no alle spese militari" (l'oscena base delle guerre), sembra essere avanzata solo da una parte minoritaria del manifestanti. Su tutto ciò occorrerà riflettere. Non dovrebbe essere l'opposizione attiva e nonviolenta alla guerra un punto fermo dell'impegno per un mondo che veda la liberazione dei viventi dallo sfruttamento, dall'ingiustizia, dai privilegi e dalla noncuranza?
Ma intanto possiamo far diventare globalmente visibile la nostra opposizione alla guerra in Libia e in Afghanistan, e al complesso NatOnu, se porteremo nei cortei dei cartelli grandi e chiari. A Roma gli antiguerra si vedono a Santa Maria degli Angeli (partenza del corteo) alle 13,30. Il messaggio viene lanciato anche in altri paesi. La pace si deve vedere. Per questa guerra sarà ""troppo poco e troppo tardi"; ma servirà contro le prossime.
Marinella Correggia
(Torri in Sabina)
Nel 2003 il movimento mondiale contro la guerra all'Iraq fu così forte da essere definito dal New Yok Times "la seconda superpotenza mondiale". Esageravano, certo. Perché malgrado le manifestazioni oceaniche con decine di milioni di persone in tanti paesi e città, il 18 febbraio 2003 la guerra non fu fermata. Del resto eravamo la seconda superpotenza, e la prima era pur sempre guerrafondaia...Ma non parteciparono ad esempio i paesi arabi, anche quelli alleati degli Usa (Egitto, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati): perché la Lega araba tenne conto dell'opposizione popolare e "diramò" ai vari governi membri l'ordine di starne fuori.
Com'è diversa la situazione adesso, di fronte a una guerra Nato/Qatar, in Libia, che ha le stesse cause/obiettivi antisociali e antiecologici, e che si è mossa sulla base di una propaganda ben più certosina. Sta di fatto che nel mondo in sette mesi di guerra le manifestazioni, le azioni dirette, l'impegno sono stati inesistenti o quasi, pressoché dappertutto. Anche in Italia, la patria delle manifestazioni contro la guerra, enormi nel 2003 ma rilevanti anche nel 1991, 1999, 2001...
E anche in occasione del 15 ottobre, che vedrà manifestazioni in moltissime città del mondo, la parola d'ordine "no alla guerra in Libia" (che continua), in Afghanistan (che continua) e alle altre (che si preparano), e "no alle spese militari" (l'oscena base delle guerre), sembra essere avanzata solo da una parte minoritaria del manifestanti. Su tutto ciò occorrerà riflettere. Non dovrebbe essere l'opposizione attiva e nonviolenta alla guerra un punto fermo dell'impegno per un mondo che veda la liberazione dei viventi dallo sfruttamento, dall'ingiustizia, dai privilegi e dalla noncuranza?
Ma intanto possiamo far diventare globalmente visibile la nostra opposizione alla guerra in Libia e in Afghanistan, e al complesso NatOnu, se porteremo nei cortei dei cartelli grandi e chiari. A Roma gli antiguerra si vedono a Santa Maria degli Angeli (partenza del corteo) alle 13,30. Il messaggio viene lanciato anche in altri paesi. La pace si deve vedere. Per questa guerra sarà ""troppo poco e troppo tardi"; ma servirà contro le prossime.
Marinella Correggia
(Torri in Sabina)
mercoledì 12 ottobre 2011
Rifinanziamento e autorizzazione della missione militare Nato in Libia
Sui passaggi parlamentari delle missioni militari all' estero
Due piccoli paragrafi, tratti dal sito dal Camera, e alcune osservazioni e impressioni che mi sono fatto cercando di ricostruire tutti i passaggi parlamentari che riguardano la missione libica.
La prima impressione e' che "non esiste una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali" e che quindi di questo si approfittano, mancando in Parlamento una vera opposizione alla guerra.
secondo me ,cose tutte da verificare ma che ho cercato di ricostruire con un minimo di attenzione,
a) Dell' ultimo rinnovo della missione non c'e' stato nessun segno al Parlamento, nemmeno una comunicazione alle commissioni, nessuna discussione nel Consiglio dei Ministri. Questo dovrebbe essere spiegato nel secondo paragrafo riportato dove si dice che "non si e' verificata nei casi in cui .....la partecipazione alla missione godesse di ampio e unanime supporto delle Camere". Cioe' nessuno ha chiesto niente sulla scelta e c'e' stato un accordo tacito o informale.Per il rinnovo da luglio invece c'e' stata molta discussione, nel Consiglio dei Ministri e nel Parlamento.
b) La legge di finanziamento dovrebbe essere obbligata perche' regola (questo e' spiegato nel primo paragrafo riportato) il trattamento economico e normativo del personale. Questo trattamento e' temporaneo e quindi e' limitato al periodo in cui la missione e' finanziata. Ma ho l' impressione che anche questo passaggio talvolta venga evitato. Non ho ancora trovato per esempio il finanziamento della missione libica da marzo a fine giugno. Mentre sullo stesso periodo ho trovato una votazione in Commissione, una votazione in Parlamento a fine marzo, una mozione votata a inizio maggio.
Insomma, se qualcuno solleva il problema, ci sono passaggi parlamentari invece, in caso di unanimita' di intenti o di unanime disinteresse, si cerca di non parlarne come in queste settimane.
marco
" Nel nostro ordinamento giuridico non esiste una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con la conseguenza che tale disciplina, con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse, sono di volta in volta regolati nell'ambito dei provvedimenti legislativi che finanziano le missioni stesse."
www.camera.it
"In caso di operazioni condotte dalle Organizzazioni internazionali cui l’Italia appartiene, la prassi che si è registrata dal dopoguerra ad oggi, mostra 28 casi di intervento parlamentare precedente all’inizio delle missioni, 6 di intervento contemporaneo e 27 di intervento successivo, mentre in 22 casi non si è avuto alcun intervento del Parlamento.In questi casi si riscontra generalmente un’iniziativa volta ad aprire un dibattito in Parlamento, che si conclude, secondo la prassi che si è instaurata, con un atto di indirizzo politico.La prassi in ordine a questo passaggio parlamentare non è tuttavia costante: non si è verificata, infatti, nei casi in cui si è ritenuto che la partecipazione alla missione godesse di ampio e unanime supporto delle Camere; oppure, in caso di modesta entità della missione stessa, il Governo si è limitato ad informare le Commissioni parlamentari competenti (Esteri e Difesa).In alcuni casi, infine, il Governo ha portato a conoscenza del Parlamento la propria decisione direttamente con la presentazione del disegno di legge relativo alla copertura finanziaria dell'operazione, ovvero con la presentazione del decreto-legge, qualora la necessità e l'urgenza di partecipare alla missione impongano l'adozione di tale strumento normativo (talvolta emanato dopo che la missione è già iniziata)."
Due piccoli paragrafi, tratti dal sito dal Camera, e alcune osservazioni e impressioni che mi sono fatto cercando di ricostruire tutti i passaggi parlamentari che riguardano la missione libica.
La prima impressione e' che "non esiste una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali" e che quindi di questo si approfittano, mancando in Parlamento una vera opposizione alla guerra.
secondo me ,cose tutte da verificare ma che ho cercato di ricostruire con un minimo di attenzione,
a) Dell' ultimo rinnovo della missione non c'e' stato nessun segno al Parlamento, nemmeno una comunicazione alle commissioni, nessuna discussione nel Consiglio dei Ministri. Questo dovrebbe essere spiegato nel secondo paragrafo riportato dove si dice che "non si e' verificata nei casi in cui .....la partecipazione alla missione godesse di ampio e unanime supporto delle Camere". Cioe' nessuno ha chiesto niente sulla scelta e c'e' stato un accordo tacito o informale.Per il rinnovo da luglio invece c'e' stata molta discussione, nel Consiglio dei Ministri e nel Parlamento.
b) La legge di finanziamento dovrebbe essere obbligata perche' regola (questo e' spiegato nel primo paragrafo riportato) il trattamento economico e normativo del personale. Questo trattamento e' temporaneo e quindi e' limitato al periodo in cui la missione e' finanziata. Ma ho l' impressione che anche questo passaggio talvolta venga evitato. Non ho ancora trovato per esempio il finanziamento della missione libica da marzo a fine giugno. Mentre sullo stesso periodo ho trovato una votazione in Commissione, una votazione in Parlamento a fine marzo, una mozione votata a inizio maggio.
Insomma, se qualcuno solleva il problema, ci sono passaggi parlamentari invece, in caso di unanimita' di intenti o di unanime disinteresse, si cerca di non parlarne come in queste settimane.
marco
" Nel nostro ordinamento giuridico non esiste una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con la conseguenza che tale disciplina, con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse, sono di volta in volta regolati nell'ambito dei provvedimenti legislativi che finanziano le missioni stesse."
www.camera.it
"In caso di operazioni condotte dalle Organizzazioni internazionali cui l’Italia appartiene, la prassi che si è registrata dal dopoguerra ad oggi, mostra 28 casi di intervento parlamentare precedente all’inizio delle missioni, 6 di intervento contemporaneo e 27 di intervento successivo, mentre in 22 casi non si è avuto alcun intervento del Parlamento.In questi casi si riscontra generalmente un’iniziativa volta ad aprire un dibattito in Parlamento, che si conclude, secondo la prassi che si è instaurata, con un atto di indirizzo politico.La prassi in ordine a questo passaggio parlamentare non è tuttavia costante: non si è verificata, infatti, nei casi in cui si è ritenuto che la partecipazione alla missione godesse di ampio e unanime supporto delle Camere; oppure, in caso di modesta entità della missione stessa, il Governo si è limitato ad informare le Commissioni parlamentari competenti (Esteri e Difesa).In alcuni casi, infine, il Governo ha portato a conoscenza del Parlamento la propria decisione direttamente con la presentazione del disegno di legge relativo alla copertura finanziaria dell'operazione, ovvero con la presentazione del decreto-legge, qualora la necessità e l'urgenza di partecipare alla missione impongano l'adozione di tale strumento normativo (talvolta emanato dopo che la missione è già iniziata)."
martedì 11 ottobre 2011
Libia, la guerra che non genera indignati.
Io credo che in Italia ci siano molte persone contro la guerra e che considerano le cosiddette "missioni di pace" guerre vere e proprie.
Innanzi tutto queste persone non sono solo quelle che si ispirano alla nonviolenza, quindi muoversi per opporsi alle guerre significa dare un riferimento a molte persone e non solo all' estrema minoranza che tenta e dichiara di essere amica della nonviolenza.
Il problema e' che in questi mesi si sono mossi pochissimi contro l' aggressione alla Libia. All' inizio molti si fidavano dell' intervento dell' Onu, finalizzato alla difesa dei civili dalla repressione di Gheddafi; una volta saputo dei primi Cruise lanciati su Tripoli c'e' stato un accenno di reazione ad inizio aprile e dopo il silenzio quasi assoluto.
Gia' nel biennio 2007-2008, con il governo Prodi favorevole alla guerra in Afghanistan,allo scudo spaziale e alla base USA Dal Molin a Vicenza, l' opposizione alla guerra non veniva dalle storiche organizzazioni pacifiste ma da soggetti diversi: reti, comitati territoriali contro le basi militari, sindacati di base e gruppi della nuova sinistra.
In questo momento alcuni soggetti della "nuova sinistra" sono gia' molto impegnati su altri temi,non ci sono vertenze territoriali nuove per le basi militari e qualche rete si e' un po' disimpegnata.
Ma le motivazioni per una campagna contro queste guerre, in Libia e la guerra infinita afghana, ci sono tutte, nonostante l' impresentabilita' di Gheddafi . Nel 2003 si sono mosse in Italia centinaia di migliaia di persone contro la guerra all' Irak e consideravano Saddam Hussein un dittatore guerrafondaio, cosi' come i talebani non hanno mai avuto molti sostenitori in Italia, ma la guerra afghana e' impopolare.
La mancata opposizione e' tutta politica, molte organizzazioni pacifiste non sono indipendenti ma si ritengono parte integrante del centrosinistra e non criticano il centrosinistra nemmeno sotto tortura.
Questo non significa che siano meno pacifisti di me o altri, sono sicuramente piu' bravi in molte altre cose, ma non prendono posizione, soprattutto ora che tutti vedono l' eventualita' di elezioni politiche.
Sulla missione in Libia si e' discusso
-a febbraio nelle Commissioni parlamentari e c'e' stato un voto dove il Pd ha salvato il governo perche' la Lega si era defilata,
-a fine Marzo nell' aula c'e' stato un voto,
-cosi' come a inizio maggio,
-Tra la fine di giugno
-e i primi di agosto si e' discusso quasi senza interruzione, prima per il decreto legge sul rifinanziamento poi per la conversione in legge della legge.
Ora a fine settembre c'e' stato il rinnovo della missione Nato per tre mesi,
non ne ha discusso il Consiglio dei Ministri,
la Nato ha deciso il rinnovo della missione il 21 settembre ed il 24 e 26 settembre due ministri,Bossi e Calderoli, hanno fatto dichiarazioni ridicole riportate dall' Ansa.
Bossi "sara' meglio che la missione finisca" ; Calderoli "Se l' ha detto Bossi allora va bene".
La missione e' prorogata ma non ho trovato nessuna comunicazione di questa decisione al Parlamento o alla Commissione di questo nuova decisione.
Nuova, perche' la precedente diceva che la missione doveva finire al 30 settembre; data fissata dopo molte discussioni, interviste, titoli di giornali e degli altri media.
Non c'e' una legge quadro sulle missioni militari , ci sono solo delle consuetudini. Sul sito della Camera si legge;
In relazione alla citata normativa occorre evidenziare che la Commissione difesa della Camera dei Deputati, con la risoluzione n. 7-1007 del 16 gennaio 2001, ha apportato ulteriori elementi di precisazione al vigente quadro normativo specificando, con riferimento all’indicato procedimento decisionale, la necessità dei seguenti quattro passaggi procedurali:
- deliberazione governativa in ordine alla partecipazione alla missione di pace all’estero e conseguente informativa alle Camere;
- approvazione parlamentare (anche da parte di una sola Camera o delle Commissioni permanenti competenti) della deliberazione governativa;
- presentazione di un disegno di legge o emanazione di un decreto-legge contenente la copertura finanziaria della missione;
- adozione delle disposizioni attuative da parte della amministrazione militare.
Trovatemi una traccia di uno solo di questi passaggi in occasione di questa proroga. Trovatemi una sola dichiarazione di un esponente della opposizione parlamentare o extraparlamentare. Su internet si trovano dichiarazioni dei mesi scorsi, ora niente.
Innanzi tutto queste persone non sono solo quelle che si ispirano alla nonviolenza, quindi muoversi per opporsi alle guerre significa dare un riferimento a molte persone e non solo all' estrema minoranza che tenta e dichiara di essere amica della nonviolenza.
Il problema e' che in questi mesi si sono mossi pochissimi contro l' aggressione alla Libia. All' inizio molti si fidavano dell' intervento dell' Onu, finalizzato alla difesa dei civili dalla repressione di Gheddafi; una volta saputo dei primi Cruise lanciati su Tripoli c'e' stato un accenno di reazione ad inizio aprile e dopo il silenzio quasi assoluto.
Gia' nel biennio 2007-2008, con il governo Prodi favorevole alla guerra in Afghanistan,allo scudo spaziale e alla base USA Dal Molin a Vicenza, l' opposizione alla guerra non veniva dalle storiche organizzazioni pacifiste ma da soggetti diversi: reti, comitati territoriali contro le basi militari, sindacati di base e gruppi della nuova sinistra.
In questo momento alcuni soggetti della "nuova sinistra" sono gia' molto impegnati su altri temi,non ci sono vertenze territoriali nuove per le basi militari e qualche rete si e' un po' disimpegnata.
Ma le motivazioni per una campagna contro queste guerre, in Libia e la guerra infinita afghana, ci sono tutte, nonostante l' impresentabilita' di Gheddafi . Nel 2003 si sono mosse in Italia centinaia di migliaia di persone contro la guerra all' Irak e consideravano Saddam Hussein un dittatore guerrafondaio, cosi' come i talebani non hanno mai avuto molti sostenitori in Italia, ma la guerra afghana e' impopolare.
La mancata opposizione e' tutta politica, molte organizzazioni pacifiste non sono indipendenti ma si ritengono parte integrante del centrosinistra e non criticano il centrosinistra nemmeno sotto tortura.
Questo non significa che siano meno pacifisti di me o altri, sono sicuramente piu' bravi in molte altre cose, ma non prendono posizione, soprattutto ora che tutti vedono l' eventualita' di elezioni politiche.
Sulla missione in Libia si e' discusso
-a febbraio nelle Commissioni parlamentari e c'e' stato un voto dove il Pd ha salvato il governo perche' la Lega si era defilata,
-a fine Marzo nell' aula c'e' stato un voto,
-cosi' come a inizio maggio,
-Tra la fine di giugno
-e i primi di agosto si e' discusso quasi senza interruzione, prima per il decreto legge sul rifinanziamento poi per la conversione in legge della legge.
Ora a fine settembre c'e' stato il rinnovo della missione Nato per tre mesi,
non ne ha discusso il Consiglio dei Ministri,
la Nato ha deciso il rinnovo della missione il 21 settembre ed il 24 e 26 settembre due ministri,Bossi e Calderoli, hanno fatto dichiarazioni ridicole riportate dall' Ansa.
Bossi "sara' meglio che la missione finisca" ; Calderoli "Se l' ha detto Bossi allora va bene".
La missione e' prorogata ma non ho trovato nessuna comunicazione di questa decisione al Parlamento o alla Commissione di questo nuova decisione.
Nuova, perche' la precedente diceva che la missione doveva finire al 30 settembre; data fissata dopo molte discussioni, interviste, titoli di giornali e degli altri media.
Non c'e' una legge quadro sulle missioni militari , ci sono solo delle consuetudini. Sul sito della Camera si legge;
In relazione alla citata normativa occorre evidenziare che la Commissione difesa della Camera dei Deputati, con la risoluzione n. 7-1007 del 16 gennaio 2001, ha apportato ulteriori elementi di precisazione al vigente quadro normativo specificando, con riferimento all’indicato procedimento decisionale, la necessità dei seguenti quattro passaggi procedurali:
- deliberazione governativa in ordine alla partecipazione alla missione di pace all’estero e conseguente informativa alle Camere;
- approvazione parlamentare (anche da parte di una sola Camera o delle Commissioni permanenti competenti) della deliberazione governativa;
- presentazione di un disegno di legge o emanazione di un decreto-legge contenente la copertura finanziaria della missione;
- adozione delle disposizioni attuative da parte della amministrazione militare.
Trovatemi una traccia di uno solo di questi passaggi in occasione di questa proroga. Trovatemi una sola dichiarazione di un esponente della opposizione parlamentare o extraparlamentare. Su internet si trovano dichiarazioni dei mesi scorsi, ora niente.
lunedì 10 ottobre 2011
Verso il 15 ottobre - Rabbia, conflitto, radicalita' e violenza non sono sinonimi di Stefano Ciccone
Rabbia, conflitto, radicalità e violenza non sono sinonimi
20 dicembre 2010
"La grande manifestazione del 14 dicembre a Roma è quasi scomparsa, nascosta dal fumo delle macchine bruciate.I media hanno enfatizzato gli scontri rimuovendo la ricchezza delle storie e delle proposte del movimento.
La discussione di merito sul futuro dell’Università, sulla precarizzazione del lavoro e il valore sociale della conoscenza è stata posta ai margini. Il governo risponde con l’irresponsabilità della provocazione della pericolosa e anticostituzionale intenzione di repressione preventiva.
Ma era prevedibile.
Si può vedere lucidamente che chi ha scelto lo scontro ha regalato al Governo lo spunto per tentare di liquidare la mobilitazione e ha fatto arretrare l’opposizione alla controriforma dell’università.
La scelta dello scontro violento è politicamente sbagliata e controproducente, senza bisogno di fare ricorso alla categoria dei provocatori, o mettersi a caccia di “infiltrati”.
Chi ha fatto questa scelta si è sovrapposto al resto delle persone che manifestavano in forme diverse. La scelta dello scontro in piazza è innanzitutto una scelta di potere per imporre le proprie forme e la propria egemonia, per conquistare visibilità e rappresentanza in un mondo in cui esiste solo chi sta in televisione.
Molti di noi sono stati nelle mobilitazioni, contro la politica del governo e per la difesa del valore pubblico della conoscenza sulla scorta di una pratica e una memoria che ci impegna a trasformare la rabbia e l’ indignazione per la sordità del governo in nuove parole, in politica, nella costruzione collettiva di un’idea alternativa di cultura, di vita, di società.
Non siamo ne’ perbenisti ne’ timidi, non poniamo un problema di “buona educazione” ma facciamo a tutti e tutte una domanda sulla qualità della politica che costruiamo insieme. La scelta delle forme di lotta, dei linguaggi, delle forme di organizzazione e di conflitto è infatti fino in fondo una questione politica.
Si tratta di scelte che incidono sulla capacità di allargare la mobilitazione, di coinvolgere altri e altre. Su questo vogliamo agire un conflitto limpido contro l’ipocrisia di chi agita il feticcio dell’unità del Movimento come un anatema per impedire ogni alternativa: vogliamo affermare un’idea di movimento plurale in cui la critica e il confronto siano liberi senza la retorica del tradimento, della fedeltà, dello schieramento.
Sentiamo anche noi l’indignazione per l’arroganza del governo, per lo squallore della compravendita parlamentare. Non vogliamo fermarci a guardare paternalisticamente la “rabbia dei giovani” come fenomeno sociologico, vogliamo metterci in relazione con i ragazzi e le ragazze che erano in piazza, riconoscerli come nostri interlocutori e affermare che la responsabilità di trasformare quella rabbia in politica è anche nelle loro mani.
Il governo in questi mesi ha irresponsabilmente risposto ad ogni mobilitazione sociale con la violenza, e l’arroganza: dagli studenti ai terremotati dell’Aquila ai migranti. Anche in questi giorni la repressione indiscriminata e gli abusi sugli arrestati hanno colpito in larga parte persone estranee alla strategia dello scontro fisico.
L’esito del dibattito parlamentare, la fiducia comprata da un leader arrogante e disperato non mostra però l’incrollabile impermeabilità di un potere contro cui scagliare la propria rabbia impotente ma al contrario la fragilità di un governo che è ormai al declino. Applaudire un blindato che brucia mentre Berlusconi umilia il Parlamento ci sembra un esito frustrato e impotente della propria legittima indignazione.
Ora serve intelligenza per far valere le ragioni di un paese migliore, per esprimere la propria libertà.
Un movimento che vuole creare spazi liberati, produrre comunicazione non può ridursi a sbattere la testa, magari intruppati a testuggine e con i caschi in testa contro un blindato che sbarra una strada che qualcuno ha deciso di indicare come zona rossa.
I metodi di azione non violenta possono esprimere una radicalità assai maggiore. E’ successo: è possibile inventare forme di lotta efficaci e coerenti con la cultura e le ragioni di chi vuole opporsi alla logica del potere, del dominio, dell’ egoismo.
Il movimento contro la legge Gelmini, la FIOM, gli studenti, i precari, i ricercatori hanno espresso questa intelligenza e questa alternativa possibile. Chi ha occupato i tetti, chi ha manifestato su tutti i monumenti, chi era alla manifestazione indetta dai metalmeccanici o ha organizzato le lezioni alternative in piazza non è meno radicale o ha meno rabbia di chi getta bottiglie di birra contro la polizia.
Per noi la radicalità di un movimento si misura sulla sua capacità critica, sulla sua proposta innovativa rispetto all’ ordine delle cose esistenti, sulla sua abilità di smascherare linguaggi e istituzioni di potere, gerarchie invisibili, forme di dominio diffuse, sulla sua capacità di svelare le forme di complicità con tutto quello che ci sembra naturale, la gerarchia tra uomini e donne innanzitutto, la logica dell’ appartenenza e della fedeltà, il conformismo.
La violenza non è solo politicamente inutile, è culturalmente subalterna: non ci emozioniamo per il gesto atletico dell’ eroico lancio della bottiglia contro i blindati, non ci attrae la sfida scudi contro scudi: gli studenti hanno scelto di “difendersi” dietro titoli dei libri che hanno fatto il meglio della nostra cultura.
Non ci piacciono i corpi militari, i corpi collettivi in cui perdere la propria singolarità e ci preoccupa la seduzione che esercita - soprattutto su molti maschi - l'emozione di sentirsi parte di un "corpo unico" che si scontra col “nemico”. Rifiutiamo qualunque pratica che chieda alle persone di omologare la propria irriducibile singolarità.
Un movimento del mondo della conoscenza non può non vedere che il conflitto si fa innanzitutto su questo terreno. Vogliamo liberarci da una cultura militarista, dal virilismo, dalla logica dell’intruppamento che rimuove la libertà e la differenza di ognuno e ognuna".
Stefano Ciccone
Andrea Baglioni
Alberto Leiss
Lea Melandri
Silvia Mandillo
Gianguido Palumbo
Bia Sarasini
Marco Rizzoni
Su questa riflessione proponiamo di costruire occasioni di confronto in varie città d’Italia nei prossimi giorni.
Fonte www.maschileplurale.it
20 dicembre 2010
"La grande manifestazione del 14 dicembre a Roma è quasi scomparsa, nascosta dal fumo delle macchine bruciate.I media hanno enfatizzato gli scontri rimuovendo la ricchezza delle storie e delle proposte del movimento.
La discussione di merito sul futuro dell’Università, sulla precarizzazione del lavoro e il valore sociale della conoscenza è stata posta ai margini. Il governo risponde con l’irresponsabilità della provocazione della pericolosa e anticostituzionale intenzione di repressione preventiva.
Ma era prevedibile.
Si può vedere lucidamente che chi ha scelto lo scontro ha regalato al Governo lo spunto per tentare di liquidare la mobilitazione e ha fatto arretrare l’opposizione alla controriforma dell’università.
La scelta dello scontro violento è politicamente sbagliata e controproducente, senza bisogno di fare ricorso alla categoria dei provocatori, o mettersi a caccia di “infiltrati”.
Chi ha fatto questa scelta si è sovrapposto al resto delle persone che manifestavano in forme diverse. La scelta dello scontro in piazza è innanzitutto una scelta di potere per imporre le proprie forme e la propria egemonia, per conquistare visibilità e rappresentanza in un mondo in cui esiste solo chi sta in televisione.
Molti di noi sono stati nelle mobilitazioni, contro la politica del governo e per la difesa del valore pubblico della conoscenza sulla scorta di una pratica e una memoria che ci impegna a trasformare la rabbia e l’ indignazione per la sordità del governo in nuove parole, in politica, nella costruzione collettiva di un’idea alternativa di cultura, di vita, di società.
Non siamo ne’ perbenisti ne’ timidi, non poniamo un problema di “buona educazione” ma facciamo a tutti e tutte una domanda sulla qualità della politica che costruiamo insieme. La scelta delle forme di lotta, dei linguaggi, delle forme di organizzazione e di conflitto è infatti fino in fondo una questione politica.
Si tratta di scelte che incidono sulla capacità di allargare la mobilitazione, di coinvolgere altri e altre. Su questo vogliamo agire un conflitto limpido contro l’ipocrisia di chi agita il feticcio dell’unità del Movimento come un anatema per impedire ogni alternativa: vogliamo affermare un’idea di movimento plurale in cui la critica e il confronto siano liberi senza la retorica del tradimento, della fedeltà, dello schieramento.
Sentiamo anche noi l’indignazione per l’arroganza del governo, per lo squallore della compravendita parlamentare. Non vogliamo fermarci a guardare paternalisticamente la “rabbia dei giovani” come fenomeno sociologico, vogliamo metterci in relazione con i ragazzi e le ragazze che erano in piazza, riconoscerli come nostri interlocutori e affermare che la responsabilità di trasformare quella rabbia in politica è anche nelle loro mani.
Il governo in questi mesi ha irresponsabilmente risposto ad ogni mobilitazione sociale con la violenza, e l’arroganza: dagli studenti ai terremotati dell’Aquila ai migranti. Anche in questi giorni la repressione indiscriminata e gli abusi sugli arrestati hanno colpito in larga parte persone estranee alla strategia dello scontro fisico.
L’esito del dibattito parlamentare, la fiducia comprata da un leader arrogante e disperato non mostra però l’incrollabile impermeabilità di un potere contro cui scagliare la propria rabbia impotente ma al contrario la fragilità di un governo che è ormai al declino. Applaudire un blindato che brucia mentre Berlusconi umilia il Parlamento ci sembra un esito frustrato e impotente della propria legittima indignazione.
Ora serve intelligenza per far valere le ragioni di un paese migliore, per esprimere la propria libertà.
Un movimento che vuole creare spazi liberati, produrre comunicazione non può ridursi a sbattere la testa, magari intruppati a testuggine e con i caschi in testa contro un blindato che sbarra una strada che qualcuno ha deciso di indicare come zona rossa.
I metodi di azione non violenta possono esprimere una radicalità assai maggiore. E’ successo: è possibile inventare forme di lotta efficaci e coerenti con la cultura e le ragioni di chi vuole opporsi alla logica del potere, del dominio, dell’ egoismo.
Il movimento contro la legge Gelmini, la FIOM, gli studenti, i precari, i ricercatori hanno espresso questa intelligenza e questa alternativa possibile. Chi ha occupato i tetti, chi ha manifestato su tutti i monumenti, chi era alla manifestazione indetta dai metalmeccanici o ha organizzato le lezioni alternative in piazza non è meno radicale o ha meno rabbia di chi getta bottiglie di birra contro la polizia.
Per noi la radicalità di un movimento si misura sulla sua capacità critica, sulla sua proposta innovativa rispetto all’ ordine delle cose esistenti, sulla sua abilità di smascherare linguaggi e istituzioni di potere, gerarchie invisibili, forme di dominio diffuse, sulla sua capacità di svelare le forme di complicità con tutto quello che ci sembra naturale, la gerarchia tra uomini e donne innanzitutto, la logica dell’ appartenenza e della fedeltà, il conformismo.
La violenza non è solo politicamente inutile, è culturalmente subalterna: non ci emozioniamo per il gesto atletico dell’ eroico lancio della bottiglia contro i blindati, non ci attrae la sfida scudi contro scudi: gli studenti hanno scelto di “difendersi” dietro titoli dei libri che hanno fatto il meglio della nostra cultura.
Non ci piacciono i corpi militari, i corpi collettivi in cui perdere la propria singolarità e ci preoccupa la seduzione che esercita - soprattutto su molti maschi - l'emozione di sentirsi parte di un "corpo unico" che si scontra col “nemico”. Rifiutiamo qualunque pratica che chieda alle persone di omologare la propria irriducibile singolarità.
Un movimento del mondo della conoscenza non può non vedere che il conflitto si fa innanzitutto su questo terreno. Vogliamo liberarci da una cultura militarista, dal virilismo, dalla logica dell’intruppamento che rimuove la libertà e la differenza di ognuno e ognuna".
Stefano Ciccone
Andrea Baglioni
Alberto Leiss
Lea Melandri
Silvia Mandillo
Gianguido Palumbo
Bia Sarasini
Marco Rizzoni
Su questa riflessione proponiamo di costruire occasioni di confronto in varie città d’Italia nei prossimi giorni.
Fonte www.maschileplurale.it
Inizia a Roma la settimana degli indignati,la Federazione della Sinistra respinge lettera della BCE portandola a Bankitalia
Indignati con la Banca Centrale Europea.
Prima azione verso Bankitalia a Roma in Via Nazionale,e' riuscita benissimo. Visibilita', chiarezza su quanto contestato, tensione limitata e ben gestita.
Un esempio per tutti.
marco
"Indignati" a Palazzo Koch: la sede centrale della Banca d’Italia, in via Nazionale a Roma, oggetto questa mattina di una manifestazione contro la lettera che il governo italiano ha ricevuto dalla Banca Centrale Europea. Riconsegnata al mittente la lettera in cui Trichet e Draghi consigliavano al governo italiano ulteriori manovre economiche che i manifestanti considerano una «gravissima ingerenza».
La busta portata a Palazzo Koch lunedì (foto Jpeg)
BUSTA DA UN METRO - La lettera della Bce, che è stata riprodotta su grande formato e inserita in una grossa busta - circa un metro per 60 centimeteri - , è stata presa in consegna da un funzionario del gabinetto del Governatore della Banca d’Italia. La riconsegna è avvenuta di fronte al portone principale d’ingresso della Banca d’Italia che era presidiato dai carabinieri.
Gli «indignati», che si erano dati appuntamento e che erano guidati da esponenti della Federazione della Sinistra, hanno esposto di fronte ai fotografi il testo della lettera respinta al mittente. «L’Europa è governata attraverso questa dittatura delle banche, che chiedono di tagliare lo stato sociale – ha detto Fabio Alberti della Fds -. Per quanto ci riguarda Trichet e Draghi sono due privati cittadini».
CONTRO L'ARTICOLO 8 - Fabio Nobile (consigliere Fds alla Regione Lazio) ha aggiunto: «In questa lettera la Bce chiede di inserire nella manovra l’articolo otto col diritto di licenziare, la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, il taglio delle spese superflue che rinviano in sostanza ai diritti fondamentali dei cittadini. Per questo è inaccettabile».
Paolo Brogi
Fonte www.corriere.it
cronaca romana
Prima azione verso Bankitalia a Roma in Via Nazionale,e' riuscita benissimo. Visibilita', chiarezza su quanto contestato, tensione limitata e ben gestita.
Un esempio per tutti.
marco
"Indignati" a Palazzo Koch: la sede centrale della Banca d’Italia, in via Nazionale a Roma, oggetto questa mattina di una manifestazione contro la lettera che il governo italiano ha ricevuto dalla Banca Centrale Europea. Riconsegnata al mittente la lettera in cui Trichet e Draghi consigliavano al governo italiano ulteriori manovre economiche che i manifestanti considerano una «gravissima ingerenza».
La busta portata a Palazzo Koch lunedì (foto Jpeg)
BUSTA DA UN METRO - La lettera della Bce, che è stata riprodotta su grande formato e inserita in una grossa busta - circa un metro per 60 centimeteri - , è stata presa in consegna da un funzionario del gabinetto del Governatore della Banca d’Italia. La riconsegna è avvenuta di fronte al portone principale d’ingresso della Banca d’Italia che era presidiato dai carabinieri.
Gli «indignati», che si erano dati appuntamento e che erano guidati da esponenti della Federazione della Sinistra, hanno esposto di fronte ai fotografi il testo della lettera respinta al mittente. «L’Europa è governata attraverso questa dittatura delle banche, che chiedono di tagliare lo stato sociale – ha detto Fabio Alberti della Fds -. Per quanto ci riguarda Trichet e Draghi sono due privati cittadini».
CONTRO L'ARTICOLO 8 - Fabio Nobile (consigliere Fds alla Regione Lazio) ha aggiunto: «In questa lettera la Bce chiede di inserire nella manovra l’articolo otto col diritto di licenziare, la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, il taglio delle spese superflue che rinviano in sostanza ai diritti fondamentali dei cittadini. Per questo è inaccettabile».
Paolo Brogi
Fonte www.corriere.it
cronaca romana
sabato 8 ottobre 2011
Marco Palombo-Costruiamo un impegno continuo per la (progressiva) scomparsa della guerra
Il 4 novembre manifestiamo contro la cultura, la retorica e la propaganda della guerra, mi auguro che sia l'inizio di un impegno continuo nel tempo per la progressiva scomparsa della guerra.
Facciamo della guerra un tabu'. Fuori la guerra dalla storia. Un mondo senza guerre.
Queste espressioni sono definite per lo piu': illusioni, utopie irrealizzabili, sogni ingenui di anime belle e acchiappanuvole.
Ma in ogni parte del mondo si sono alternate guerre e periodi di convivenza pacifica; nel secolo scorso gli stati dell'Europa occidentale hanno prima combattuto tra loro due guerre molto distruttive e sanguinose e dopo hanno vissuto piu' di 60 anni senza conflitti armati tra paesi dell'area, probabilmente il periodo di pace piu' lungo della storia di questa parte del mondo.
Se questo e' vero allora e' sensato impegnarsi per la scomparsa della guerra e questo avra' risultati parziali in parte casuali e in parte proporzionati alla qualita' e quantita' del lavoro svolto.
Questa attivita' di opposizione alla guerra potrebbe anche arrivare ad una dimensione, efficacia e continuita' sufficiente a fare scomparire veramente la guerra.
Facciamo del 4 novembre una tappa di questo cammino, dedicata soprattutto alla opposizione alla retorica e cultura della guerra che se disvelata, appena criticata e discussa, privata di ogni collaborazione o silenzio complice o distratto, appare per quello che e', cioe' solo propaganda per tutto l'apparato militare che vive, benissimo, in funzione della guerra.
E' necessario pero' che l'impegno contro la guerra sia serio e determinato come quello solitamente usato per la guerra e la sua preparazione.
E se quest'ultima attivita' e' ripagata da sempre con uno status sociale ed economico maggiore rispetto a quello riservato ad altre attivita' umane, l'impegno per fare scomparire la guerra dalla faccia della terra e' molto piu' bello, utile e porta a tutti una maggiore serenita'.
Marco Palombo
su campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele" del Centro di ricerca per Pace di Viterbo
Facciamo della guerra un tabu'. Fuori la guerra dalla storia. Un mondo senza guerre.
Queste espressioni sono definite per lo piu': illusioni, utopie irrealizzabili, sogni ingenui di anime belle e acchiappanuvole.
Ma in ogni parte del mondo si sono alternate guerre e periodi di convivenza pacifica; nel secolo scorso gli stati dell'Europa occidentale hanno prima combattuto tra loro due guerre molto distruttive e sanguinose e dopo hanno vissuto piu' di 60 anni senza conflitti armati tra paesi dell'area, probabilmente il periodo di pace piu' lungo della storia di questa parte del mondo.
Se questo e' vero allora e' sensato impegnarsi per la scomparsa della guerra e questo avra' risultati parziali in parte casuali e in parte proporzionati alla qualita' e quantita' del lavoro svolto.
Questa attivita' di opposizione alla guerra potrebbe anche arrivare ad una dimensione, efficacia e continuita' sufficiente a fare scomparire veramente la guerra.
Facciamo del 4 novembre una tappa di questo cammino, dedicata soprattutto alla opposizione alla retorica e cultura della guerra che se disvelata, appena criticata e discussa, privata di ogni collaborazione o silenzio complice o distratto, appare per quello che e', cioe' solo propaganda per tutto l'apparato militare che vive, benissimo, in funzione della guerra.
E' necessario pero' che l'impegno contro la guerra sia serio e determinato come quello solitamente usato per la guerra e la sua preparazione.
E se quest'ultima attivita' e' ripagata da sempre con uno status sociale ed economico maggiore rispetto a quello riservato ad altre attivita' umane, l'impegno per fare scomparire la guerra dalla faccia della terra e' molto piu' bello, utile e porta a tutti una maggiore serenita'.
Marco Palombo
su campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele" del Centro di ricerca per Pace di Viterbo
venerdì 7 ottobre 2011
Missioni Militari,appello-Manifesto Nonviolento
Cari amici, a seguito di quanto già scritto in questa newsletter nelle ultime due settimane, ecco il Manifesto Nonviolento proposto da Peacelink per una presa di posizione politica dell'universo pacifista con il non-voto verso i partiti che sostengono le guerre; il Manifesto è rivolto a tutte le associazioni e i movimenti pacifisti/nonviolenti, e a tutti i cittadini che lo condividono.
Invitiamo tutti coloro che si erano dichiarati favorevoli, e in generale chiunque si ritrovi in questa dichiarazione, a sostenerla personalmente e presso la propria associazione.
Lorenzo Galbiati (Peacelink)
MANIFESTO NONVIOLENTO
Noi sottoscritti, singoli e associazioni,
DICHIARIAMO CHE
- non sosterremo politicamente con il voto i partiti che in Parlamento voteranno a favore (ovvero che si dichiareranno favorevoli, se non rappresentati in Parlamento)dei finanziamenti per le missioni militari all'estero (le cosiddettemissioni di pace) o per l’acquisto di cacciabombardieri.
- votare a favore di missioni militari volte a partecipare ad azioni di guerra all’estero viola l’articolo 11 della Costituzione.
Per adesioni scrivere a Volontari@peacelink.it
Invitiamo tutti coloro che si erano dichiarati favorevoli, e in generale chiunque si ritrovi in questa dichiarazione, a sostenerla personalmente e presso la propria associazione.
Lorenzo Galbiati (Peacelink)
MANIFESTO NONVIOLENTO
Noi sottoscritti, singoli e associazioni,
DICHIARIAMO CHE
- non sosterremo politicamente con il voto i partiti che in Parlamento voteranno a favore (ovvero che si dichiareranno favorevoli, se non rappresentati in Parlamento)dei finanziamenti per le missioni militari all'estero (le cosiddettemissioni di pace) o per l’acquisto di cacciabombardieri.
- votare a favore di missioni militari volte a partecipare ad azioni di guerra all’estero viola l’articolo 11 della Costituzione.
Per adesioni scrivere a Volontari@peacelink.it
Isola d' Elba,4.000 persone alla manifestazione per difendere l' ospedale.
Una folla alla manifestazione per difendere l'ospedale
Quattromila persone secondo la prima stima al corteo per la sanità elbana. Insieme ai sindaci i comitati, le associazioni, i partiti e tantissimi cittadini. Un successo superiore alle aspettative.
Quattromila. Secondo alcuni anche di più. Quattromila volte “no” allo smantellamento dell’ospedale, quattromila voci e volti per difendere il diritto alla salute. L’orgoglio elbano si è davvero risvegliato, nel modo migliore: civile, gioioso, trasversale. C’erano i sindaci in prima fila, i le associazioni, i comitati, c’erano le società sportive, le aziende e i lavori. E c’erano tanti, tanti cittadini. A sfilare dal campo del Carburo alle 9 e 30 stamani. Più di un elbano su dieci. Provate a immaginare una manifestazione nazionale con 6 milioni di persone. L’impatto sarà diverso ma il rapporto numerico è questo. Nelle prossime ore vi proporremo le immagini, i video, un resoconto dettagliato e le reazioni. E vi riferiremo dei risultati dell’incontro della conferenza dei sindaci con la commissione Sanità. Intanto il dato è chiaro: la manifestazione è stata un successo. Ora vediamo che succede. Se la risposta è all’altezza di questa mobilitazione popolare sarà stata anche una vittoria.
venerdì 7 ottobre 2011- 14.51
Quattromila persone secondo la prima stima al corteo per la sanità elbana. Insieme ai sindaci i comitati, le associazioni, i partiti e tantissimi cittadini. Un successo superiore alle aspettative.
Quattromila. Secondo alcuni anche di più. Quattromila volte “no” allo smantellamento dell’ospedale, quattromila voci e volti per difendere il diritto alla salute. L’orgoglio elbano si è davvero risvegliato, nel modo migliore: civile, gioioso, trasversale. C’erano i sindaci in prima fila, i le associazioni, i comitati, c’erano le società sportive, le aziende e i lavori. E c’erano tanti, tanti cittadini. A sfilare dal campo del Carburo alle 9 e 30 stamani. Più di un elbano su dieci. Provate a immaginare una manifestazione nazionale con 6 milioni di persone. L’impatto sarà diverso ma il rapporto numerico è questo. Nelle prossime ore vi proporremo le immagini, i video, un resoconto dettagliato e le reazioni. E vi riferiremo dei risultati dell’incontro della conferenza dei sindaci con la commissione Sanità. Intanto il dato è chiaro: la manifestazione è stata un successo. Ora vediamo che succede. Se la risposta è all’altezza di questa mobilitazione popolare sarà stata anche una vittoria.
venerdì 7 ottobre 2011- 14.51
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mercoledì 5 ottobre 2011
22 ottobre,Livorno-Basta guerra:militare,economica e sociale
Basta guerra: militare, economica e sociale
Sabato 22 ottobre ci sarà come ogni anno a Livorno la parata militare dei nostalgici di El Alamein, con l'occupazione mattutina dello stadio e pomeridiana della Rotonda d'Ardenza per il solito sfoggio di armi e strumenti di morte.
Nell'ottobre del 2010 una grande manifestazione unitaria, per la prima volta in quella occasione, portò in piazza l'opposizione al militarismo, alla guerra, alle spese militari, ai tagli e ad ogni nostalgia fascista, contro gli attacchi alla scuola pubblica ed ai lavoratori.
Rispetto allo scorso anno la situazione per le fasce più deboli e più povere della popolazione si è solo aggravata. La concertazione e le manovre finanziarie del governo affondano sempre più le mani nelle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il ricatto del debito si impone a chi già è sfruttato di pagare sulla propria pelle il mantenimento dei privilegi della classe politica, di Confindustria e dei padroni, dell'esercito e dei settori militari.
Le spese per gli armamenti nel 2010 hanno raggiunto i 23 miliardi e mezzo di euro, 29 miliardi sono stati investiti per acquistare aerei caccia, caccia bombardieri F-35 ed elicotteri da guerra. Questa primavera la guerra imperialista alla Libia combattuta anche dalle forze armate italiane, ha portato con le bombe morte e devastazione in Libia e devastazione sociale in Italia con montagne di euro spese per finanziare la “missione”.
Quindi la necessità di scendere in piazza il prossimo 22 ottobre è ancora più forte, in quanto ci troviamo di fronte ad un duro attacco agli strati popolari, ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti.
Nei giorni scorsi alcuni singoli e organizzazioni che lo scorso anno hanno partecipato alla costruzione del corteo cittadino contro la celebrazione di El-Alamein, si sono ritrovati per un incontro preliminare nel quale tutti i soggetti hanno rinnovato la propria intenzione e il proprio impegno per costruire quella giornata di lotta.
Per questo è importante tornare in piazza il 22 ottobre, costruendo una manifestazione che si inserisca nel più generale percorso di lotta contro la crisi imposta dai governi e dai padroni.
Un percorso di cui la manifestazione nazionale a Roma del 15 ottobre costituisce un momento fondamentale di lancio verso l’autunno del conflitto sociale. Crediamo fondamentale anche che il 15 ottobre in Italia non debba essere la data della rappresentanza in nessuna sua forma, ma un momento di espressione dal basso che renda possibile anche un rilancio della conflittualità territoriale. Per questo lavoreremo affinché sul nostro territorio il 15 ottobre si fonda con le annunciate proteste studentesche cittadine e con le agitazioni dei lavoratori della prima metà del mese e sia un trampolino di lancio verso la manifestazione cittadina del 22 ottobre.
Per questo diamo appuntamento a tutti coloro che vogliono partecipare a questo percorso GIOVEDI 6 OTTOBRE alle ore 21.15 presso la CIRCOSCRIZIONE 4 in via Menasci 2
Comitato promotore 22 ottobre
Sabato 22 ottobre ci sarà come ogni anno a Livorno la parata militare dei nostalgici di El Alamein, con l'occupazione mattutina dello stadio e pomeridiana della Rotonda d'Ardenza per il solito sfoggio di armi e strumenti di morte.
Nell'ottobre del 2010 una grande manifestazione unitaria, per la prima volta in quella occasione, portò in piazza l'opposizione al militarismo, alla guerra, alle spese militari, ai tagli e ad ogni nostalgia fascista, contro gli attacchi alla scuola pubblica ed ai lavoratori.
Rispetto allo scorso anno la situazione per le fasce più deboli e più povere della popolazione si è solo aggravata. La concertazione e le manovre finanziarie del governo affondano sempre più le mani nelle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il ricatto del debito si impone a chi già è sfruttato di pagare sulla propria pelle il mantenimento dei privilegi della classe politica, di Confindustria e dei padroni, dell'esercito e dei settori militari.
Le spese per gli armamenti nel 2010 hanno raggiunto i 23 miliardi e mezzo di euro, 29 miliardi sono stati investiti per acquistare aerei caccia, caccia bombardieri F-35 ed elicotteri da guerra. Questa primavera la guerra imperialista alla Libia combattuta anche dalle forze armate italiane, ha portato con le bombe morte e devastazione in Libia e devastazione sociale in Italia con montagne di euro spese per finanziare la “missione”.
Quindi la necessità di scendere in piazza il prossimo 22 ottobre è ancora più forte, in quanto ci troviamo di fronte ad un duro attacco agli strati popolari, ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti.
Nei giorni scorsi alcuni singoli e organizzazioni che lo scorso anno hanno partecipato alla costruzione del corteo cittadino contro la celebrazione di El-Alamein, si sono ritrovati per un incontro preliminare nel quale tutti i soggetti hanno rinnovato la propria intenzione e il proprio impegno per costruire quella giornata di lotta.
Per questo è importante tornare in piazza il 22 ottobre, costruendo una manifestazione che si inserisca nel più generale percorso di lotta contro la crisi imposta dai governi e dai padroni.
Un percorso di cui la manifestazione nazionale a Roma del 15 ottobre costituisce un momento fondamentale di lancio verso l’autunno del conflitto sociale. Crediamo fondamentale anche che il 15 ottobre in Italia non debba essere la data della rappresentanza in nessuna sua forma, ma un momento di espressione dal basso che renda possibile anche un rilancio della conflittualità territoriale. Per questo lavoreremo affinché sul nostro territorio il 15 ottobre si fonda con le annunciate proteste studentesche cittadine e con le agitazioni dei lavoratori della prima metà del mese e sia un trampolino di lancio verso la manifestazione cittadina del 22 ottobre.
Per questo diamo appuntamento a tutti coloro che vogliono partecipare a questo percorso GIOVEDI 6 OTTOBRE alle ore 21.15 presso la CIRCOSCRIZIONE 4 in via Menasci 2
Comitato promotore 22 ottobre
Giovedi' 6 ottobre, decreto a sorpresa su missione in Libia ?
Al Consiglio dei Ministri del 6 ottobre sara' varato un Decreto legge sul rifinanziamento della missione in Libia ?
Giovedi' alle 9.00 e' convocato il Consiglio dei Ministri. Nell' ordine del giorno non e' compreso un intervento legislativo per il rifinanziamento della missione militare in Libia, ma anche nella convocazione del Consiglio dei Ministri del 7 luglio non era previsto nella convocazione il Decreto legge di finanziamento che invece e' stato varato proprio quel giorno.
Insomma a sorpresa potrebbe anche essere rifinanziata la missione.
Il 30 aprile la maggioranza voto' una mozione (che non e' vincolante) dove era previsto un limite temporale alla missione in Libia, questo il commento di Bossi quel giorno:
Il leader della Lega, Umberto Bossi, dopo il voto, ha dichiarato: "I rapporti con Berlusconi sono tornati buoni". A proposito delle perplesità espresse dall'Alleanza Atlantica sulla possibilità di individuare un limite temporale alla missione libica, Bossi ha aggiunto: "Una volta presa una posizione del genere nel Parlamento italiano, la Nato dovrà in qualche modo prenderne atto".
Il rifinanziamento e' stato poi fatto, a differenza di quello delle altre missioni, fino al 30 settembre 2011.
Credo che la Lega dovrebbe spiegare cosa sta succedendo dal 1° ottobre e dove saranno presi i soldi per questo nuovo periodo della missione. Nei tre mesi precedenti erano stati stanziati 58 milioni di euro,circa 600.000 euro al giorno.
Giovedi' alle 9.00 e' convocato il Consiglio dei Ministri. Nell' ordine del giorno non e' compreso un intervento legislativo per il rifinanziamento della missione militare in Libia, ma anche nella convocazione del Consiglio dei Ministri del 7 luglio non era previsto nella convocazione il Decreto legge di finanziamento che invece e' stato varato proprio quel giorno.
Insomma a sorpresa potrebbe anche essere rifinanziata la missione.
Il 30 aprile la maggioranza voto' una mozione (che non e' vincolante) dove era previsto un limite temporale alla missione in Libia, questo il commento di Bossi quel giorno:
Il leader della Lega, Umberto Bossi, dopo il voto, ha dichiarato: "I rapporti con Berlusconi sono tornati buoni". A proposito delle perplesità espresse dall'Alleanza Atlantica sulla possibilità di individuare un limite temporale alla missione libica, Bossi ha aggiunto: "Una volta presa una posizione del genere nel Parlamento italiano, la Nato dovrà in qualche modo prenderne atto".
Il rifinanziamento e' stato poi fatto, a differenza di quello delle altre missioni, fino al 30 settembre 2011.
Credo che la Lega dovrebbe spiegare cosa sta succedendo dal 1° ottobre e dove saranno presi i soldi per questo nuovo periodo della missione. Nei tre mesi precedenti erano stati stanziati 58 milioni di euro,circa 600.000 euro al giorno.
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Libia missione finanziamento 6 ottobre
martedì 4 ottobre 2011
Missione, Libia-Accordo Governo,Pd, Lega e Napolitano
Missione Libia-Accordo,tacito o segreto, tra Governo, Pd, Lega e Napolitano
Nel gioco del calcio una partita puo’ essere truccata per motivi sportivi o scommesse, ci possono essere per questo passaggi di denaro e in Italia per questo motivo anche recentemente sono state arrestate delle persone.
Ci possono essere pero’ anche partite dove le squadre tacitamente sono d’ accordo per un risultato, in questo caso nessuno puo’ denunciare i giocatori perche’ non si sono impegnati sufficientemente; talvolta pero’ questo atteggiamento e’ cosi’ evidente che il pubblico comincia a fischiare sonoramente le squadre.
Nel caso della missione italiana in Libia e’ evidente il mancato impegno di molte squadre in campo,politiche e giornalistiche.
La Lega in passato ha fatto dichiarazioni contro la missione, in una mozione parlamentare ha chiesto per questa un termine certo e nella legge di rifinanziamento votata ad agosto ha ottenuto una data per questo termine certo , il 30 settembre 2011. Mettendo insieme la mozione del 30 aprile,la legge votata ad agosto e ….alcune battute al ristorante della sua festa….questo partito dovrebbe essere contrario alla continuazione della missione. Ma la missione continua tranquillamente anche se l’ autorizzazione ufficiale arrivera’ solo dopo insieme al rifinanziamento nella legge apposita.
Questa legge arrivera’ sicuramente, ma,seppur digiuno di conoscenze giuridiche, non sono convinto di quello che sta avvenendo, cioe’ che il Presidente della Repubblica, capo delle Forze armate, possa lasciare iniziare una operazione militare non ancora autorizzata.
Se invece esiste gia’ una autorizzazione e il Parlamento e’ stato avvertito di questo, mi farebbe piacere che ne fosse informata anche l’ opinione pubblica e penso che questo sia un diritto sancito da qualche legge.
Ma perche’ il Presidente e’ sicuro che arrivera’ la legge ? Perche’ in caso di voto contrario della Lega, il Partito Democratico permettera’ con il suo voto questo atto giuridico, negli scorsi mesi e’ gia’ successo in commissione qualcosa del genere.
Quindi tutto regolare, la legge sara’ retroattiva, tutti sono d’ accordo che non ci sono problemi. Ma perche’ non lo dicono ? Perche’ il comportamento della Lega smentisce le sue dichiarazioni dei mesi scorsi e il Partito Democratico non puo’ dire che salva Berlusconi perche’ vuole una guerra.
A questo punto mancano i fischi del pubblico.
Nel gioco del calcio una partita puo’ essere truccata per motivi sportivi o scommesse, ci possono essere per questo passaggi di denaro e in Italia per questo motivo anche recentemente sono state arrestate delle persone.
Ci possono essere pero’ anche partite dove le squadre tacitamente sono d’ accordo per un risultato, in questo caso nessuno puo’ denunciare i giocatori perche’ non si sono impegnati sufficientemente; talvolta pero’ questo atteggiamento e’ cosi’ evidente che il pubblico comincia a fischiare sonoramente le squadre.
Nel caso della missione italiana in Libia e’ evidente il mancato impegno di molte squadre in campo,politiche e giornalistiche.
La Lega in passato ha fatto dichiarazioni contro la missione, in una mozione parlamentare ha chiesto per questa un termine certo e nella legge di rifinanziamento votata ad agosto ha ottenuto una data per questo termine certo , il 30 settembre 2011. Mettendo insieme la mozione del 30 aprile,la legge votata ad agosto e ….alcune battute al ristorante della sua festa….questo partito dovrebbe essere contrario alla continuazione della missione. Ma la missione continua tranquillamente anche se l’ autorizzazione ufficiale arrivera’ solo dopo insieme al rifinanziamento nella legge apposita.
Questa legge arrivera’ sicuramente, ma,seppur digiuno di conoscenze giuridiche, non sono convinto di quello che sta avvenendo, cioe’ che il Presidente della Repubblica, capo delle Forze armate, possa lasciare iniziare una operazione militare non ancora autorizzata.
Se invece esiste gia’ una autorizzazione e il Parlamento e’ stato avvertito di questo, mi farebbe piacere che ne fosse informata anche l’ opinione pubblica e penso che questo sia un diritto sancito da qualche legge.
Ma perche’ il Presidente e’ sicuro che arrivera’ la legge ? Perche’ in caso di voto contrario della Lega, il Partito Democratico permettera’ con il suo voto questo atto giuridico, negli scorsi mesi e’ gia’ successo in commissione qualcosa del genere.
Quindi tutto regolare, la legge sara’ retroattiva, tutti sono d’ accordo che non ci sono problemi. Ma perche’ non lo dicono ? Perche’ il comportamento della Lega smentisce le sue dichiarazioni dei mesi scorsi e il Partito Democratico non puo’ dire che salva Berlusconi perche’ vuole una guerra.
A questo punto mancano i fischi del pubblico.
Libia, il sonno della ragione
La missione militare italiana in Libia e’sparita dovunque, meno che dal cielo libico.
La missione Nato e’ scaduta il 27 settembre 2011 ed e’ stata rinnovata per tre mesi, ma l’ Italia non ha ancora comunicato ufficialmente se sta partecipando o meno al prolungamento delle operazioni.
La missione italiana era finanziata fino al 30 settembre e non si sa come saranno pagati da sabato 1 ottobre i quattro voli quotidiani nel cielo libico e il diverso trattamento economico dei militari impegnati. Su tutto questo c’e’ il silenzio assoluto di Governo, Presidente della Repubblica, Parlamento,partiti d’opposizione e media.
Non e’ una disattenzione irrilevante ma, con questa crisi finanziaria ed energetica, e’ un sonno della ragione che potrebbe generare mostri.
La missione Nato e’ scaduta il 27 settembre 2011 ed e’ stata rinnovata per tre mesi, ma l’ Italia non ha ancora comunicato ufficialmente se sta partecipando o meno al prolungamento delle operazioni.
La missione italiana era finanziata fino al 30 settembre e non si sa come saranno pagati da sabato 1 ottobre i quattro voli quotidiani nel cielo libico e il diverso trattamento economico dei militari impegnati. Su tutto questo c’e’ il silenzio assoluto di Governo, Presidente della Repubblica, Parlamento,partiti d’opposizione e media.
Non e’ una disattenzione irrilevante ma, con questa crisi finanziaria ed energetica, e’ un sonno della ragione che potrebbe generare mostri.
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libia missione nato rifinanziamento
lunedì 3 ottobre 2011
4 ottobre, inchiesta di The Guardian sulla Libia
Qualche anticipazione di un inchiesta sulla guerra libica che uscira' domani sul Guardian.
LIBIA: GHEDDAFI COME ELISABETTA II MA CAMERON VOLLE GUERRA
Malgrado Muammar Gheddafi avesse informato segretamente Londra di essere disponibile a cedere i poteri effettivi e a ritagliarsi un ruolo esclusivamente formale come quello di Elisabetta II, David Cameron spazzo' via lo scetticismo di alcuni suoi ministri e dell'Mi6 (lo spionaggio) sulla campagna e sul cambio di guardia a Tripoli e spinse per i raid della Nato. E' quanto rivela un'inchiesta del Guardian domani in edicola .
24ore Agi
(03 ottobre 2011) Le altre news
www.repubblica.it
LIBIA: GHEDDAFI COME ELISABETTA II MA CAMERON VOLLE GUERRA
Malgrado Muammar Gheddafi avesse informato segretamente Londra di essere disponibile a cedere i poteri effettivi e a ritagliarsi un ruolo esclusivamente formale come quello di Elisabetta II, David Cameron spazzo' via lo scetticismo di alcuni suoi ministri e dell'Mi6 (lo spionaggio) sulla campagna e sul cambio di guardia a Tripoli e spinse per i raid della Nato. E' quanto rivela un'inchiesta del Guardian domani in edicola .
24ore Agi
(03 ottobre 2011) Le altre news
www.repubblica.it
sabato 1 ottobre 2011
Missione Nato,campagna contro il rifinanziamento della missione italiana dal 1 ottobre 2011
La missione in Libia era finanziata fino al 30 settembre 2011, la missione Nato e’ scaduta il 27 settembre, la Nato l’ ha prorogata per altri tre mesi, ma il governo italiana ufficialmente non ha ancora comunicato che proseguira’ la missione. Proponiamo di inviare a governo e parlamentari e-mail con il testo riportato dopo gli indirizzi. Invitiamo tutti a far circolare questo messaggio.
EMAILGOVERNO
caposegreteria.ministro@interno.it,caposegreteria.ministro@tesoro.it,centromessaggi@palazzochigi.it,segreteria.calderoli@governo.it,segreteria.castelli@mit.gov.it,segreteriaministroriformefederalismo@governo.it,segreteria.frattini@esteri.it,segreteria.ministro@difesa.it,segreteria.ministro@minambiente.it,segreteria.presidente@governo.it,segreteriaministroriformefederalismo@governo.it,
EMAILCAMERA
bersani_p@camera.it,commissioni.pdl@camera.it,dipietro@antoniodipietro.it,evangelisti_f@camera.it,franceschini_d@camera.it,idv_segreteria@camera.it,lucia.abballe@camera.it,maran_a@camera.it,narducci_f@camera.it,orlando_l@camera.it,pd.difesa@camera.it,pd.esteri@camera.it,pini_g@camera.it,presidente.bindi@camera.it,reguzzoni_m@camera.it,sammarco_g@camera.it,stefani_s@camera.it,touadi_j@camera.it,veltroni_w@camera.it,
EMAILSENATO
alberto.filippi@senato.it,barbara.contini@senato.it,battista.caligiuri@senato.it,belisario_f@posta.senato.it,bugnano_p@posta.senato.it,cantoni_g@posta.senato.it,carlino_g@posta.senato.it,carrara_v@posta.senato.it,claudio.micheloni@senato.it,detoni_g@posta.senato.it,dinardo_a@posta.senato.it,federico.bricolo@senato.it,franco.marini@senato.it,giambrone_f@posta.senato.it,giampaolo.bettamio@senato.it,giorgio.tonini@senato.it,giulio.andreotti@se nato.it,giuseppe.caforio@senato.it,lannutti_e@posta.senato.it,luigi.compagna@senato.it,marcello.pera@senato.it,marcenaro_p@posta.senato.it,mario.gasbarri@senato.it,mascitelli_a@posta.senato.it,massimo.livibacci@senato.it,oreste.tofani@senato.it,pardi_f@posta.senato.it,pietro.marcenaro@senato.it,pinotti_r@posta.senato.it,roberta.pinotti@senato.it,roberto.digiovanpaolo@senato.it,salvatore.piscitelli@senato.it,silvana.amati@senato.it,stefano.pedica@senato.it,vincenzomaria.vita@senato.it,vladimiro.crisafulli@senato.it,info@achilletotaro.it,negri_m@posta.senato.it,marinaro_f@posta.senato.it,cabras_a@posta.senato.it,pegorer_c@posta.senato.it,scanu_g@posta.senato.it,caforio_g@posta.senato.it,pedica_s@posta.senato.it
TESTO DA MANDARE CON FIRMA
AL GOVERNO E AL PARLAMENTO
NO AL RIFINANZIAMENTO DELLA GUERRA IN LIBIA
Vi chiediamo di porre fine alla costosa, immorale e a farlo. E ha commesso crimini di guerra per i quali sono già in corso azioni penali. Attualmente la Nato appoggia con devastanti bombe gli assedi alle città, verso le quali si lanciano dichiaratamente missili Grad, ritenuti dalla stessa Nato armi indiscriminate e dunque minaccia ai civili...
La guerra in Libia è stata un grave danno per anche per l'Italia. Continuare a perpetrare questo crimine è immorale oltre che sbagliato, come presto si vedrà.
La guerra oltre a morti e distruzioni ha creato quasi un milione di disoccupati in gran parte stranieri di paesi impoveriti i quali hanno dovuto fuggire dal paese.
Firmato, luogo, data
EMAILGOVERNO
caposegreteria.ministro@interno.it,caposegreteria.ministro@tesoro.it,centromessaggi@palazzochigi.it,segreteria.calderoli@governo.it,segreteria.castelli@mit.gov.it,segreteriaministroriformefederalismo@governo.it,segreteria.frattini@esteri.it,segreteria.ministro@difesa.it,segreteria.ministro@minambiente.it,segreteria.presidente@governo.it,segreteriaministroriformefederalismo@governo.it,
EMAILCAMERA
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TESTO DA MANDARE CON FIRMA
AL GOVERNO E AL PARLAMENTO
NO AL RIFINANZIAMENTO DELLA GUERRA IN LIBIA
Vi chiediamo di porre fine alla costosa, immorale e a farlo. E ha commesso crimini di guerra per i quali sono già in corso azioni penali. Attualmente la Nato appoggia con devastanti bombe gli assedi alle città, verso le quali si lanciano dichiaratamente missili Grad, ritenuti dalla stessa Nato armi indiscriminate e dunque minaccia ai civili...
La guerra in Libia è stata un grave danno per anche per l'Italia. Continuare a perpetrare questo crimine è immorale oltre che sbagliato, come presto si vedrà.
La guerra oltre a morti e distruzioni ha creato quasi un milione di disoccupati in gran parte stranieri di paesi impoveriti i quali hanno dovuto fuggire dal paese.
Firmato, luogo, data
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