sabato 7 maggio 2011

Peppe Sini-Un messaggio nella bottiglia-La nonviolenza che occorre

EDITORIALE. PEPPE SINI: UN MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA

Distratti da mille sciocchezze, ed anche da cose importanti ma non cosi' importanti ed urgenti come le tre decisive, i nativi italiani non si avvedono di essere stati ridotti a complici di tre crimini di dimensioni immani.
Le guerre in Afghanistan e in Libia, cui l'Italia illegalmente, criminalmente partecipa; guerre che ogni giorno causano stragi e devastazioni.
La persecuzione razzista dei migranti da parte dell'Italia e dell'Unione Europea; persecuzione che da anni ha caratteri specificamente hitleriani.
La catastrofe ambientale provocata da un modello di sviluppo predatorio che devastando irreversibilmente la biosfera sta materialmente divorando il futuro della civilta' umana.
Tre crimini che hanno alla loro base un'ideologia precisa: l'ideologia del potere maschilista e patriarcale, l'ideologia che e' alla radice dell'esercizio del potere come violenza proprietaria e assassina.
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A fronte di questo indicibile orrore, la ex-sinistra politica organizzata ed istituzionale italiana di cedimento in cedimento si e' resa pressoche' integralmente complice, e complice giuliva, delle dominanti politiche naziste (i campi di concentramento, le guerre stragiste, lo sviluppismo onnidistruttivo). A conferma del fatto che sulle questioni cruciali cedere un poco e' capitolare del tutto.
Ma non meno catastrofica e' stata la parabola del cosiddetto associazionismo democratico: da quando - negli anni Ottanta - accetto' di lasciarsi schedare, aziendalizzare, finanziare ex alto e quindi rendere parassitario, parastatale e fiancheggiatore dello smantellamento del welfare state, e' stata una rovinosa caduta che tuttora continua, a livelli sempre piu' abissali.
E nulla mette conto di dire delle tronfie burocrazie del defunto movimento pacifista da se' medesime intombatesi sotto le loro ambiguita' e collusioni, la corruzione, puerilizzazione e subalternita' che pervasivamente hanno introiettato e propagato.
Quanto a certi fenomeni antipolitici scambiati per "il nuovo che avanza" e che invece sono non piu' che populismo fascistizzante, bastera' segnalare come su guerra e razzismo le posizioni da essi espresse siano a un dipresso le medesime della destra eversiva al potere.
Che poi in Italia vi siano tante brave persone e' fuor di dubbio, ma e' fuor di dubbio anche il fatto che il tempo che dovrebbero dedicare alla riflessione e alla lotta lo dedicano perlopiu' a lasciarsi narcotizzare dalla televisione, di bel nuovo ignari che dalla televisione - per dirla in breve - parlano sempre e solo gli assassini e i loro complici.
In questa scellerata passivizzazione di massa, in questa subalternita' totalitaria, in questa fuga dalla liberta' ovvero dalla responsabilita', in questa generalizzata resa che favorisce quei piu' scellerati crimini e' il sigillo della distretta dell'ora presente.
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Cosa resta?
Resta la nonviolenza.
Resta la nonviolenza. Ma anche qui occorrera' capirsi.
Non la nonviolenza fanciullesca e farfallona degli ingenui cosi' ingenui da autoproclamarsi "nonviolenti" (quando il buon Capitini - che sapeva di cosa parlava e che soprattutto ne aveva dato prova resistendo al fascismo - suggeriva di adottare la piu' modesta ma piu' rigorosa definizione di "amici della nonviolenza").
E non la caricatura della nonviolenza di chi pensa che essa coincida con le buone maniere a tavola.
E non la pseudo-nonviolenza di chi pensa che basti far l'elemosina al mendicante e non partecipare alle spedizioni squadriste per poter dimenticare che il proprio privilegio si regge sull'altrui schiavitu'.
La nonviolenza che resta, la nonviolenza che occorre, e' quella tragica e apocalittica della "compagnia della buona morte" di cui scriveva Piero Gobetti.
E' la nonviolenza delle barricate che eredita l'esperienza della Prima Internazionale, e' la nonviolenza del "partito dei fucilati" nella Resistenza europea contro il nazifascismo, e' la nonviolenza del movimento delle donne in lotta in questa immensa Ciudad Juarez, e' la nonviolenza della resistenza contadina negli infiniti sud del mondo, e' la nonviolenza delle reti di umanita' resistente fin entro i gulag e i lager che pervadono il pianeta.
E' la nonviolenza di Mohandas Gandhi e di Chico Mendes, di Martin Luther King e di Marianella Garcia, di Iqbal Masih e di Anna Politkovskaja.
E' la nonviolenza pensata e agita da Rosa Luxemburg, da Virginia Woolf, da Simone Weil, da Hannah Arendt, da Franca Ongaro Basaglia, da Germaine Tillion, dalle Madri di Plaza de Mayo, dalle Donne in Nero, da Vandana Shiva.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' il progetto politico necessario oggi alla salvezza dell'umanita'.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' la lotta politica necessaria oggi alla salvezza dell'umanita'.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta che con la forza della verita' effettualmente contrasta la guerra, il razzismo, l'ecocidio.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta piu' forte degli eserciti e delle armi, piu' forte della violenza delle mafie e dei regimi, piu' forte dei poteri assassini.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta con cui qui ed ora dobbiamo far cessare la partecipazione italiana alla guerra, dobbiamo far cessare la persecuzione razzista dei migranti, dobbiamo far cessare la distruzione della casa comune dell'umanita' intera.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta con cui qui ed ora dobbiamo imporre le dimissioni del governo della guerra e del razzismo, del governo della speculazione e dell'inquinamento, del governo del saccheggio e della corruzione, del governo del maschilismo e del patriarcato.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta che nel suo farsi riconosce e invera i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Questa nonviolenza, la nonviolenza che occorre, e' l'azione diretta nonviolenta che si oppone concretamente alla violenza. O non e' nulla.

Fonte Telegrammi 08 maggio 2011 di "la nonviolenza in cammino"

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