venerdì 25 febbraio 2011

Menapace: l'Italia non segua la Nato in Libia

Lidia Menapace

Alla prima apertura di pagina di un quotidiano, alla prima parola da un teleschermo,
l’impressione è di pericolosa meschinità: dico, sulla questione libica. Non che per il resto sia meglio, però è meno pericoloso. Invece la crisi libica, dopo e insieme ai movimenti democratici successi in Tunisia ed Egitto, ci ricorda che il Mediterraneo è una delle zone calde e incerte del pianeta, importante per risorse (petrolio, se non altro), storia (antica e poi coloniale e decolonizzazione vera e finta) e per l’incontro/scontro di civiltà e religioni.
La prima cosa di cui si sente la mancanza sono le Nazioni Unite:
se un evento si sarebbe dovuto affrontare - secondo la Carta, là dove sentenzia che la guerra è un crimine e propone di affrontarla dal Consiglio di sicurezza - con corpi di polizia internazionale, che chiedono tribunali e diritto della stessa
natura e livello, ci si accorge che di ciò non vi è quasi nulla. Perciò (ricordando quanto le beghe europee per stare nel consiglio di sicurezza abbiano ostacolato il cammino), quando Obama cerca di rimediare all’assenza di strumenti internazionali adeguati, finisce per indicare la Nato e dopo aver interpellato Francia e Inghilterra, telefona anche a Berlusconi chiedendogli di collaborare.
Non avendo predisposto un corpo di polizia internazionale, si ricade
nell’ipocrisia delle spedizioni militari travestite da strumenti “umanitari”! La prima cosa da dire a voce spiegata è che una nazione ex coloniale proprio in quel paese, ed espressione di un colonialismo duro e particolarmente disumano, non può essere di nuovo presente in armi lì senza provocare reazioni popolari molto contrarie e quindi aggravare la situazione e non essere di aiuto in operazioni di conciliazione politica e di democrazia.
Dunque prima di tutto: no all’inclusione dell’Italia in una qualsiasi spedizione Nato in Libia.
La stasi e assenza europea in una crisi che si svolge ai suoi confini e
in paesi che si affacciano sul Mediterraneo è un segno molto preciso della caduta dell’Europa e della sua involuzione profonda. Poiché l’Europa è governata soprattutto da governi di centrodestra, si potrebbe persino pensare a sinistra: adesso se
la cavino, dopo che hanno addirittura cercato di far approvare come Costituzione un testo ideologicamente (nel senso cattivo del termine) liberista mercantile e di destra poco liberale: ma la situazione è troppo pericolosa per godersi passivamente questa soddisfazione.

da Liberazione di sabato 26 febbraio

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