sabato 26 febbraio 2011

La Cina e il gelsomino

La Twitter-rivoluzione non funziona oltre Muraglia. Il mutamento ha ritmi diversi
Con il gelsomino, i cinesi ci fanno solo il tè. Così, quando si è diffusa la notizia che un anonimo microblogger aveva postato su Twitter l'appello a fare una "rivoluzione dei gelsomini" nel Celeste Impero, indicando perfino quando e dove (il 20 febbraio, alle 14.00 in alcuni luoghi simbolo delle maggiori città), quasi tutti i cinesi e i conoscitori della Cina hanno pensato a uno scherzo o a una provocazione di matrice straniera.
Sono state le forze di sicurezza e la voglia di "evento" dei media occidentali a creare la notizia che di fatto non c'era.
Le prime hanno messo in atto un preventivo giro di vite - invitando qualche dissidente a "prendere il tè" - e presidiato in forze lo spazio antistante il McDonald's di Wangfujing, la maggiore via commerciale di Pechino, uno dei luoghi indicati dall'anonimo micro-postatore. Ad attenderli c'era uno spiegamento di zoom e videocamere degno di ben altra causa e così sono accorsi anche i curiosi che magari stavano da quelle parti per fare shopping, la polizia ha spintonato un paio di persone e la faccenda si è chiusa lì. Però tutti ne hanno parlato.

La paranoia della sicurezza cinese fa quindi il gioco della propaganda occidentale che, però, riesce a fare proseliti solo in Occidente: un circolo vizioso e un gioco a somma zero.
Il commento più interessante è forse quello di C. Custer sul blog ChinaGeeks: "È chiaro che se ci sarà qualche cambiamento in Cina, questo verrà dall'interno. Una rivoluzione non può essere auspicata o 'twittata' dai cinesi oltremare o da troppo zelanti fan di Twitter inebriati dalle cosiddette 'loro' vittorie in Nord Africa".

Ma come può avvenire una trasformazione - se non una rivoluzione - "secondo caratteristiche cinesi"? Un mutamento, si intende, mediato proprio dai social media?

Il Twitter cinese si chiama Sina Weibo. Nel ventesimo anniversario degli eventi di piazza Tiananmen - giugno 2009 - il governo cinese bloccò Twitter. Un mese dopo, durante la rivolta in Xinjiang - anche Facebook venne oscurato. Il vuoto lasciato dai social media importati dagli Usa venne riempito proprio da Sina Weibo, che seppe cogliere l'attimo.

Prodotto da Sina Corp., la piattaforma di microblogging "autarchica" intercetta ormai l'87 per cento del traffico cinese. Come il Twitter "originale", limita i messaggi a 140 caratteri, ma con quel numero di caratteri cinesi si può dire molto di più di quanto sia fattibile con le nostre lettere alfabetiche. Su Sina Weibo è possibile inoltre postare foto e video. Così vi circolano post sensibili e messaggi critici (e ironici).
Come quello di Yang Hengjun, un noto blogger e professionista che a proposito di Libia scrive: "Grande novità! Ci sono solide prove che la Cina esporta i propri valori: nel suo discorso in televisione, il leader libico e compagno rivoluzionario Gheddafi ha detto che ha studiato l'indomita resistenza cinese all'interferenza straniera nei propri affari interni e che non avrebbe lesinato sull'intervento militare per reprimere chi causa disordine, per preservare la stabilità e l'unità nazionale. A quanto ci risulta, questa è la prima volta che un leader straniero dichiara pubblicamente di avere imparato dall'esperienza della Cina."
Il messaggio è stato ripreso e ripostato non meno di quattrocento volte in circa quaranta minuti, poi è sparito.

D'altra parte, il Twitter prodotto in casa, seppur scomodo, svolge per il potere cinese anche una funzione utile, perché è un collegamento tra i funzionari e le pulsioni che sorgono dal basso.
Secondo il giornale finanziario I-meigu, un post di Li Dongsheng - deputato all'assemblea del popolo e presidente del Tcl Group (prodotti elettronici) - ha per esempio provocato un fuoco di fila di circa settemila commenti. Li chiedeva consigli e proposte da trasmettere al congresso nazionale del popolo. La maggior parte dei post suggeriva riforme in ambiti molto materiali, che riguardano i livelli di vita: prezzo della casa, istruzione, fisco e sistema sanitario.

Così da un lato circolano informazioni scomode, dall'altro si trasmettono informazioni che innescano una trasformazione. Solo quelle, ovviamente, che possono essere recepite senza provocare "disordine" - parola spauracchio per tutti i cinesi - senza cioè mettere in dubbio la struttura fondamentale del potere.

Con il gelsomino, i cinesi ci fanno solo il tè. Produce un delicato aroma che si distingue appena dall'acqua calda. Ai cinesi non piace il nostro tè, è troppo forte.

Fonte www.peacereporter.net

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