di Terenzio Longobardi
Chi segue l’andamento dei prezzi petroliferi si sarà accorto che da qualche mese i futures trattati sul mercato di Londra (Brent) hanno superato i cento dollari al barile e superato in salita quelli trattati sul mercato di New York (WTI), oggi di poco superiori ai 90 dollari al barile.
In questo articolo sul Sole 24 Ore, Andrea Franceschi si esercita in un’analisi del fenomeno che tira in ballo vari fattori, tra cui l’immancabile speculazione. Ma i giornalisti economici italiani assomigliano molto a degli struzzi australiani e preferiscono spesso nascondere la testa nella sabbia, trascurando l’aspetto fisico del problema e cioè il rapido esaurimento del petrolio di riferimento per il Brent, cioè quello prodotto dai giacimenti del Mare del Nord.
Il picco di questo petrolio c’è stato intorno al 2000 e negli ultimi anni il calo ha assunto proporzioni impressionanti. Nel grafico allegato, estratto da The Oil Drum, è possibile osservare il crollo della produzione negli ultimi due anni: Il Mare del Nord, che comprende “United Kingdom Offshore, Norway, Denmark, Netherlands Offshore, and Germany Offshore” ha perso il 20% della sua produzione in 24 mesi. La produzione è diminuita di 600.000 barili al giorno in questo periodo.”.........
Fonte www.aspoitalia.it
L' articolo integrale si puo' leggere sul blog http://energiapalombo.blogspot.com
venerdì 4 febbraio 2011
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