mercoledì 16 maggio 2012

Migranti a Genova, proposta dell' Associazione 3 febbraio per una sanatoria dei venditori ambulanti.


Una intervista (in italiano) a Mauro, uno dei responsabili dell'A3F di Genova, sulla lotta per una sanatoria dei venditori ambulanti e sul film a cui stanno lavorando che racconta come vivono gli ambulanti nella zona del Porto Antico di Genova.

Below an interview (in italian) with Mauro, one of the A3F Genoa leaders, on the fight for legalization of street vendors and the film in process, which tells how the street vendors living in the area of the Old Port of Genoa.

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Dal sito erasuperba/From website erasuperba
15 maggio 2012

Associazione 3Febbraio: incontro con i membri della sede genovese

Parte proprio da Genova l'iniziativa che prevede l'elaborazione di una nuova sanatoria per la regolarizzazione generalizzata dei cittadini stranieri presenti nel nostro Paese

L’ultima sanatoria “colf e badanti” del 2009 è stata una truffa. Discriminatoria nei confronti di tanti lavoratori immigrati che non lavorano come collaboratori domestici, l’ultima regolarizzazione è stata ancora una volta fonte di ricatti da parte di intermediari e datori di lavoro che hanno lucrato su situazioni di subalternità e emarginazione. Parte da Genova, e in particolar modo dai venditori ambulanti del Porto Antico, la richiesta di un nuovo provvedimento che estenda la possibilità di un permesso di soggiorno valido a tutti i lavoratori stranieri in nero, dipendenti e non.

Ne abbiamo parlato con Mauro Musa, responsabile dell’Associazione 3 Febbraio di Genova e con Luciana Taddei, membro dell’Associazione e collaboratrice al cortometraggio della video maker Serena Gargani “All’ombra del porto”. L’Associazione 3F è promotrice, con l’avvocato Alessandra Ballerini, del testo del provvedimento da presentare al Governo.

Da quale esigenza umana nasce l’idea di proporre al Governo una bozza di sanatoria generalizzata?

L’idea di elaborare questo testo, che autorizza la regolarizzazione generalizzata dei cittadini stranieri presenti nel nostro Paese, nasce dalla lotta quotidiana dei nostri fratelli del Porto Antico, venditori ambulanti che da tempo cercano di ottenere un documento valido e un lavoro onesto e riconosciuto. Illegalità e emarginazione sono il frutto di un circolo vizioso in cui il permesso di soggiorno rappresenterebbe il primo tassello della soluzione: se non si ha un documento valido infatti non si può ottenere un contratto in regola e senza un lavoro non è possibile ottenere un permesso di soggiorno . Molti di questi ragazzi sono stati vittima di raggiri e truffe nel 2009, all’epoca dell’ultima sanatoria: hanno pagato migliaia di euro a un datore di lavoro o a un intermediario che si è intascato i soldi senza provvedere all’effettiva regolarizzazione.

In più, sia i venditori ambulanti del Porto che altri stranieri residenti, da tempo sono soggetti ad una forte repressione da parte delle forze dell’ordine che compie perquisizioni nelle case, in virtù della legge antiterrorismo ancora in vigore e cerca di bloccare il commercio ambulante del Porto usando a volte anche le maniere forti. Nel febbraio 2011 l’Associazione ha indetto una manifestazione a sostegno dei diritti degli immigrati a cui hanno partecipato 500 persone, un numero davvero importante per la realtà dei cittadini stranieri residenti a Genova. Da quel momento è nata l’idea di redigere una bozza di sanatoria, grazie all’ attiva partecipazione di questi ragazzi il cui protagonismo è sempre stato forte e hanno continuamente animato le assemblee che hanno portato alla stesura del documento.

Cosa prevede la bozza del documento?

Il testo scritto da Alessandra Ballerini, avvocato di fiducia sia delle istituzioni cittadine che dell’associazione, prevede il rilascio del permesso di soggiorno a lavoratori stranieri sia dipendenti che autonomi; in questo modo si vogliono evitare quelle forme di ricatto a cui sono stati sottoposti i lavoratori immigrati nel 2009. Non sarà più quindi necessario che il datore di lavoro presenti i documenti richiesti per il rilascio del permesso per quegli immigrati che, nel corso degli ultimi anni, hanno creato una micro impresa autonoma. La bozza prevede poi la cancellazione delle espulsioni precedenti – richiesta ripresa dalle precedenti sanatorie governative – e dei reati d’autore, reati minori che non prevedono violenza su persona (ad esempio la vendita di merce contraffatta). Il permesso dovrà essere rilasciato tassativamente massimo dopo 60 giorni dalla presentazione della richiesta da parte del cittadino straniero.

Quali sono stati i rapporti con le istituzioni cittadine a partire dalle manifestazioni dello scorso anno?

Gli incontri con le autorità cittadine sono stati diversi, ma non possiamo certo affermare che i risultati concreti siano stati altrettanto numerosi. L’assessore alla sicurezza Scidone ci aveva assicurato che non avrebbe colpito “l’ultimo anello” della contraffazione, i venditori ambulanti appunto, ma si sarebbe concentrato sull’ingrosso e i trafficanti di merce contraffatta; all’opposto la repressione contro i fratelli del Porto Antico si è acuita sempre di più e le perquisizioni nelle abitazioni sempre più massicce e frequenti. Bisogna ricordare inoltre che, per legge, i blitz a domicilio possono svolgersi solo con la supervisione di una persona di fiducia, se espressamente richiesto dal perquisito; noi membri dell’Associazione 3 Febbraio avremmo tanto voluto godere di questo diritto, come richiesto dai lavoratori stranieri, ma le pattuglie delle forze dell’ordine non ci hanno mai aspettato. Con l’assessore al commercio Vassallo abbiamo iniziato a trattare per trovare una soluzione alternativa al commercio ambulante, pensando ad esempio ad un spazio dove gli immigrati possano vendere oggetti tradizionali provenienti dal Senegal; il permesso di soggiorno rimane, anche in questo caso, imprescindibile.

 Abbiamo incontrato anche il sindaco Marta Vincenzi la quale aveva promesso di appoggiare la nostra battaglia nazionale e avrebbe invitato il governo ad esaminare la sanatoria, dopo averla fatta approvare in consiglio comunale. Le intenzioni c’erano tutte, ma i fatti sono stati pochi anche perché la Vincenzi si è mossa troppo tardi, il 13 febbraio, ormai a scadenza di mandato. La repressione attenuata non c’è stata, il tavolo di discussione tra noi associazione e immigrati e le istituzioni si è riunito solo una volta, semplicemente per comunicarci che tutto sarebbe stato rimandato a dopo le elezioni; in origine il Sindaco ci aveva prospettato una riunione settimanale. Dal nuovo sindaco, chiunque sarà, ci attendiamo che accolga nuovamente la nostra proposta e si faccia promotore, in sede di consiglio comunale, del nostro appello da presentare poi a Roma, al governo perché lo prenda in considerazione e lo discuta.

Genova è la capofila, ma l’iniziativa è pensata come nazionale…

Il 1 maggio scorso c’è stata la presentazione della bozza di sanatoria a livello nazionale. In tutte le città in cui l’associazione è presente si terranno delle assemblee locali per individuare i responsabili della campagna e decidere le strategie locali e nazionali per sostenerla, a partire dalla raccolta delle adesioni. E’ previsto a fine mese un coordinamento nazionale di tutti i sostenitori dell’appello, in cui i partecipanti potranno discutere i contenuti della sanatoria e fare in modo che diventi un tesoro di tutti, frutto di un’elaborazione collettiva. Non vogliamo che sia un documento calato dall’alto, da Genova e dal suo gruppo locale, ma vorremmo che diventi un patrimonio comune, cittadini italiani e stranieri, associazioni e singoli. Dal canto loro, gli immigrati sono entusiasti ed ansiosi di questa iniziativa, dai senegalesi di Genova ai bengalesi di Roma fino ai rifugiati di Napoli.

Lo strumento delle sanatorie è una risposta emergenziale ad una condizione di emarginazione e illegalità che necessita una risposta pronta. L’immigrazione tuttavia, come fenomeno umano portatore di diritti e doveri, non può essere concepito come un’emergenza ma è una situazione strutturale i cui problemi hanno bisogno di una visione un po’ più ampia per essere risolti…

L’associazione 3 Febbraio nasce senza dubbio con una visione più ampia rispetto alla proposizione di un piccolo strumento, anche se necessario, come la sanatoria. La nostra è una battaglia generale per la dignità, la libertà e la giustizia. Il nemico principale da battere in Italia è il razzismo perché a causa del razzismo si rischia la vita, si perde la vita, italiano o straniero. Il permesso di soggiorno è soltanto uno dei diritti, fondamentali, da garantire ai nostri fratelli: noi sosteniamo la libera di circolazione e l’accoglienza per tutti. La logica dei flussi secondo noi è una logica assassina perché avalla le centinaia e migliaia di morti che avvengono nei nostri mari.

L’immigrazione inoltre non può essere settoriale e non può essere accettata solo se vantaggiosa economicamente: l’integrazione non deve essere garantita in nome di una logica utilitaristica perché una persona non può essere snaturata a tal punto da trasformarsi in semplice fonte di reddito e profitto. Una persona è portatrice di diritti che, a quanto ne sappiamo, sono universali.

Come sembra rispondere la politica italiana a queste iniziative incentrate sui diritti dell’uomo e della donna, a prescindere dalla provenienza o professione?

In generale abbiamo capito che i diritti non fanno voto, i politici hanno paura di parlarne perché risultano impopolari e di conseguenza i risultati concreti prodotti dalla politica ad oggi sono pochi. In sé il tema della sanatoria che proponiamo è certamente “scottante”: parliamo di generalizzazione dei permessi quando tutti parlano di immigrazione selettiva. Del resto l’immigrazione è uno di quei temi bipartisan di cui la politica si riempie di parole: tante chiacchiere, molte liti, pochi fatti e spesso pure inadeguati.

 Abbiamo chiesto diversi incontri con il Ministro per la cooperazione internazionale e l’Integrazione Riccardi, ma ad oggi alle buone volontà è seguito il nulla della politica, contrapposto al protagonismo degli immigrati che continuano a lottare. Gli immigrati, come già detto, sono entusiasti: speriamo solo che queste speranze non si trasformino in illusioni. Il copione è già stato letto e visto.

Il documentario “All’ombra del porto” che sta girando la video maker Serena Gargani, in collaborazione con alcuni membri dell’Associazione 3F , è un altro strumento che racconta la lotta dei ragazzi nordafricani del Porto Antico per vedere riconosciuta la loro esistenza e affermare la loro dignità…

Si, il documentario nasce dalla richiesta di Pablo, un membro dell’associazione, di far conoscere più diffusamente la situazione dei venditori ambulanti del Porto Antico, delle loro problematiche e della loro lotta autonoma per migliorare la loro situazione. L’obiettivo, di Serena Gargani e nostro, è di realizzare un medio metraggio a sé stante rispetto alla sanatoria ma che certamente si lega alle richieste contenute nella bozza. Stiamo ancora ultimando le riprese e poi ci attiveremo per trovare una produzione che possa finanziarlo.

Antonino Ferrara

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