Carissime/i amiche e amici di Peacelink,
abbiamo ricevuto da diverse persone che stimiamo la richiesta di firmare l’appello da voi proposto contro qualsiasi intervento militare in Siria. Abbiamo deciso – singolarmente e come organizzazione politica – di non aderire al vostro appello e vogliamo brevemente spiegarvene i motivi.
Naturalmente siamo contrari a qualsiasi intervento straniero in Siria, così come lo eravamo contro quello in Libia (lo dimostrano i nostri comunicati già dallo scorso febbraio e marzo e le manifestazioni che abbiamo contribuito a organizzare il 20 marzo a Milano e il 2 aprile in diverse città), pur condividendo le ragioni di chi nel febbraio si era ribellato al regime di Gheddafi.
Non condividiamo invece in alcun modo le motivazioni che sostenete nella petizione e soprattutto riteniamo sbagliato e inefficace rispetto lo stesso obiettivo che si prefigge l’appello tacere della repressione che il regime siriano compie da sempre e in particolare in questi ultimi mesi contro la rivolta popolare. E questo è il secondo motivo di disaccordo: il vostro appello sottolinea decisamente il carattere “etrerodiretto” e “autoproclamato” della rivolta siriana: non siamo assolutamente d’accordo.
La rivolta popolare in Siria è iniziata mesi fa in molte città siriane con la richiesta di libertà, dignità e democrazia. A queste richieste – giuste e condivisibili – il regime di Bashar El Assad ha risposto con la repressione violenta: non ci interessa il conteggio dei morti, ma questi ci sono stati come dimostrano migliaia di filmati autoprodotti (per questo dimostrazione del “complotto”?); così come sono certi gli arresti – ammessi poi dallo stesso regime quando ha scarcerato migliaia di prigionieri che negava di avere; così come sicuri sono gli omicidi, i pestaggi, gli arresti di giornalisti, vignettisti, oppositori....
Le ragioni della rivolta non possono essere nascoste dagli obiettivi di alcuni soggetti politici – interni ed esterni – che vogliono approfittarne per una loro propria agenda.
Non vogliamo farla lunga. Pensiamo che un appello contro qualsiasi intervento straniero in Siria che non parta dalla solidarietà – umana, politica e attiva – alla rivolta siriana e che non veda nella caduta del regime di Assad e in una maggiore partecipazione popolare alla vita politica siriana l’obiettivo di una sinistra pacifista degna di questo nome non sia capace nemmeno di opporsi all’intervento straniero.
Non possono essere considerazioni “geopolitiche” a guidare la nostra opposizione alla guerra – come se il popolo siriano dovesse essere la vittima sacrificale delle alleanze regionali e dello scontro (reale) tra il protagonismo filoimperialista dei paesi reazionari arabi (Arabia Saudita, Qatar ecc...) e l’alleanza intorno all’Iran, vero obiettivo dello scontro.
Per difendere le popolazioni della regione dalle politiche imperialiste non possiamo in alcun modo diminuire la nostra solidarietà a chi si oppone, in Iran, Siria – come in Palestina, in Egitto, in Bahrein.
Saremo comunque vigili e attenti di fronte a qualsiasi escalation voluto dalla Nato e dai suoi alleati nella regione e non mancheremo di manifestare con voi contro la minaccia o la prospettiva di interventi militari esterni.
Vorremmo che anche voi foste con noi insieme alle comunità siriane che manifestano anche in Italia – spesso sole, come avviene per le altre comunità arabe in questi mesi in Italia – per la libertà del popolo siriano.
Flavia D’Angeli, Piero Maestri e Franco Turigliatto – portavoce Sinistra Critica
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