Carissimi compagni/e, la discussione che si sta sviluppando in questa mail-list è sicuramente ricca di interesse e dimostra al di là delle posizioni di Sinistra critica (a mio avviso strumentali, in quanto partono da ben altra logica) una grande necessità di chiarirsi e di approfondire. Il mondo che abbiamo davanti è sicuramente complesso, ma questa complessità – che deve essere indagata e studiata – non deve mai darci l'alibi per equilibrismi poco comprensibili e utili.
Vengo alla Siria.
In Siria c'è necessità di maggiore democrazia? Sicuramente sì, e a dirlo sono anche molte delle stesse forze a partire dai comunisti che sostengono il presidente Assad. C'è necessità di pluralismo? Certo, e proprio il presidente si è fin dalle prime settimane dimostrato disponibile ad avviare un processo plurale e di multipartitismo. Queste cose sono sufficienti? Per alcuni si, per altri meno. Sicuramente i tempi e le lentezze, estreme, non hanno aiutato i sostenitori di Assad. Ma credo che per tutti non giustificano guerre e intromissioni straniere alla sovranità siriana, se così non è allora ho sbagliato luogo di discussione. Chi in questi anni è stato in Siria avrà sicuramente potuto vedere tantissimi problemi ma non può non aver notato il dinamismo e la volontà di crescita che questo paese sprigionava. E questo in una situazione estremamente difficile, a causa di un embargo internazionale voluto dagli Usa che impediva nei fatti un reale rinnovamento. Un embargo nello stesso tempo criminale nemico del popolo siriano e complice di quanti tifavano per il più assoluto immobilismo. Possiamo infine tacere che la Siria rappresenta ad oggi l'unico stato laico della regione e fra le poche eccezioni di paesi non allineate all'unipolarismo Usa, base delle politiche imperialiste e neo coloniali? Io non ci riesco proprio.
Noi con il documento uscito nei giorni scorsi abbiamo (lasciando ognuno di noi a casa una parte del proprio desideranda – ad esempio la parte che auspica osservatori stranieri la trovo offensiva della sovranità della Siria e ambigua e preludio ad esperienze non sempre positive- quando qualcuno proporrà osservatori che in Israele, a Tel Aviv, vigilino sulla democrazia di quel paese cambio idea) fatto uno sforzo per denunciare il tentativo di trascinare la guerra anche in Siria. Una guerra che nulla ha di democratico e che invece rappresenta la punta più alta delle politiche imperialiste e neocoloniali dell'Occidente. Non avevamo la pretesa di parlare dell'universo mondo.
Chi lo ha firmato sapeva bene cosa firmava, nei limiti e nel opportunità che questo offriva. Che senso ha oggi stravolgere il testo per trasformarlo, non in un appello dalla parte del popolo (cosa complessa da definire) bensì in un appello contro Assad e in favore di quanti in Siria rappresentano gli interessi Occidentali. E' un caso l'incontro del neoministro degli Esteri italiano con il rappresentante del consiglio provvisorio?(che tristi ricordi richiama...) Sarebbe lungo scrivere di come stanno entrando le armi in Siria, da quali confini, da parte di chi, e verso chi. Mi auguro di avere possibilità di farlo a voce in qualche comune occasione.
Per finire riassumo la mia posizione. No a cambiare l'appello già lanciato. Si ad un dialogo e ad un approfondimento su quanto avviene in Siria, senza atteggiamenti messianici di chi ritiene di essere sempre dalla parte giusta. Una discussione che possa quindi aiutarci tutti a capire e soprattutto dalla quale sii possa uscire con iniziative concrete per impedire un nuovo dramma come quello della Libia.
Grazie per la pazienza
ciao
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