SETTE DOMANDE A DANIELE TAURINO
[Ringraziamo Daniele Taurino (per contatti: nonviolenzalitoraleromano@gmail.com) per questa intervista.
Daniele Taurino e' nato a Roma il 14 aprile 1992. Attualmente vive a Fiumicino. Si e' diplomato nel 2011 al Liceo classico Anco Marzio di Ostia dove era anche rappresentante d'Istituto con la votazione di 100 e lode con una ricerca dal titolo "Principia philosophia reiectionis. La nonviolenza come destino in una societa' impura". Ora studia alla Facolta' di Filosofia della Sapienza. Fino a dicembre sara' un volontario del servizio civile nazionale con Focus-Cds. Fa parte del Movimento Nonviolento, tra i fondatori e responsabile del Centro territoriale sul Litorale Romano]
- "La nonviolenza e' in cammino": Cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Daniele Taurino: Per rispondere a questa domanda sottoscrivo pienamente la risposta del presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana: "La marcia del 2011 'per la pace e la fratellanza dei popoli' registrera' una grandissima partecipazione popolare, alla ricerca dello spirito originario della marcia 'di tutti e per tutti'. La marcia e' dei marciatori, che esprimeranno con forza e determinazione la volonta' di 'opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione'. Vogliamo che la nostra sia una libera aggiunta nonviolenta al movimento pacifista, come avrebbe voluto Capitini".
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Daniele Taurino: L'ideologia del dominio sviluppatasi ai primordi della storia pervade ancora oggi cosi' fortemente la cultura contemporanea che ritroviamo i suoi paradigmi perfino in alcune espressioni di apparente critica radicale. E la situazione in Italia non e' certo diversa, anche se sicuramente complicata e distorta da altre logiche. Ma se si riesce a guardare la nostra situazione nazionale con gli occhi di uno "spettatore imparziale" come ci ha insegnato Adam Smith, si puo' responsabilmente asserire che la nonviolenza non corre il rischio di estinzione perche' e' sopravvissuta nella forma di un fiume carsico. Possiamo ben affermare la ricchezza di tutte quelle componenti sociali che non si riconoscono nella cultura dominante e che si manifestano nei movimenti per la nonviolenza, l'ambientalismo, la decrescita e (laddove esistono) l'antispecismo. Se da qualche parte possiamo aspettarci che giunga una nuova, significativa svolta nella storia, e' a essi che dobbiamo guardare.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Daniele Taurino: Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' purtroppo ancora una minoranza nella minoranza ma credo che sia l'affluente principale di quel fiume carsico di cui parlavo prima. Naturalmente dovremmo, ed e' un dovremmo che rivolgo in prima analisi a me stesso, come Movimento riuscire ad allontanarci da forme di autoreferenzialita' consce ed inconsce per poter finalmente comunicare efficacemente con l'esterno. La costruzione collettiva di un'identita' nonviolenta fondata sul potere della coscienza liberata e finalmente capace di ascolto, rappresenta una irriducibile alternativa globale all'organizzazione capitalistica dei bisogni e del lavoro, al dominio tecnologico, alle concentrazione distorta del potere. Occorre compiere un rovesciamento, anzi, una tramutazione di prospettive e pensiero; e su questo fronte il Movimento Nonviolento fa e puo' fare ancora molto.
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Daniele Taurino: Parlo sempre di quello che sara' il mio impegno personale senza pensare che possa essere cio' su cui bisognerebbe tutti concentrare l'attenzione. Allora, cercheremo (parlo a nome del Centro) di radicare sul territorio la cultura e la pratica della nonviolenza creando delle reti propositive fra tutte le altre realta' "belle" che gia' esistono. Capitini scriveva che "una democrazia se rimane immobile si corrompe e si muta": ne capiamo ora l'accento profetico ma pensiamo che non sia troppo tardi per rimediare. Bisogna attivare tutte quelle azioni che permettano a questa Marcia di non essere una inutile marcia. L'associazionismo dei cittadini e' il motore della partecipazione, il veicolo delle solidarieta' e delle responsabilita' comuni. L'auspicata un po' da tutti democrazia partecipativa vive se c'e' un tessuto democratico civile capace di esprimere un libero associazionismo protagonista del dialogo e del conflitto con il livello istituzionale, che viene cosi' forgiato e innovato da questa spinta. In questo contesto non apparirebbe piu' ingenua speranza la concretizzazione reale delle liberta' e delle capacita' dei cittadini all'interno dello svolgimento vitale delle istituzioni e di qui, spostando il confine un po' piu' avanti - come a noi sovente piace -, all'omnicrazia teorizzata dal filosofo Aldo Capitini il passo non e' poi tanto lungo.
- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Daniele Taurino: "La nonviolenza e' apertura all'esistenza, alla liberta' e allo sviluppo di tutti gli esseri, e per cio' interviene anche nel campo sociale e politico, orientandolo". Questa definizione di Capitini mi piace molto e la condivido volentieri. La nonviolenza non puo' non essere all'opposizione della societa' esistente e in questo senso penso che i giovani possano essere, se ben informati, degli ottimi ricettori. Spiegare la nonviolenza e' quasi impossibile, bisogna viverla, e credo quindi che in questo caso l'esempio valga almeno quanto le parole. Un punto su cui mi soffermo sempre particolarmente parlando con una persona che si accosta per la prima volta alla nonviolenza e' il fatto di smentire la credenza di una nonviolenza di tipo passivo, come arma dei piu' deboli. Essa e' invece quel meccanismo attivo che trasforma il nostro rifiuto, la nostra indignazione in quel connubio irrinunciabile di teoria e prassi che e' la base di persuasione verso se stessi e gli altri che si puo' sempre fare qualcosa, che possiamo mettere il peso della nostra coscienza sulla bilancia della Storia.
Da La nonviolenza in Cammino
Centro di Ricerca per la pace di Viterbo
www.peacelink.it
venerdì 23 settembre 2011
Missione Nato in Libia,e' opportuno un voto subito in Parlamento
Questa lettera e' stata pubblicata da Il Manifesto e Liberazione
Libia,un voto subito sulla missione
Il Decreto Legge n.107 ,convertito in legge il 2 agosto 2011, scrive che e’ autorizzata la spesa di 58 milioni di euro per la missione militare in Libia da 1 luglio al 30 settembre 2011. E’ necessario quindi che il rifinanziamento della missione dal 1 ottobre sia ufficializzato da un nuovo voto del Parlamento. Credo che questo sia indispensabile per motivi legislativi, ma, anche se non fosse necessario giuridicamente per continuare la missione militare , il pronunciamento del Parlamento sarebbe opportuno per correttezza politica, perche’ il governo, soprattutto la lega Nord, e i media , senza smentite, hanno affermato chiaramente che la missione ha termine il 30 settembre 2011.
Pero’, come dimostrano i tempi della legge del 2 agosto, il voto parlamentare potrebbe arrivare anche a dicembre dopo un Decreto Legge del Consiglio dei Ministri nel mese di ottobre.
Ritengo necessario quindi che ci sia subito un dibattito e un voto nel Parlamento, un pronunciamento anche delle forze politiche extraparlamentari e che se ne discuta in tutto paese, visto che domenica decine di migliaia di persone marceranno da Perugia ad Assisi chiedendo anche un taglio delle spese militari
Marco Palombo
Roma
Libia,un voto subito sulla missione
Il Decreto Legge n.107 ,convertito in legge il 2 agosto 2011, scrive che e’ autorizzata la spesa di 58 milioni di euro per la missione militare in Libia da 1 luglio al 30 settembre 2011. E’ necessario quindi che il rifinanziamento della missione dal 1 ottobre sia ufficializzato da un nuovo voto del Parlamento. Credo che questo sia indispensabile per motivi legislativi, ma, anche se non fosse necessario giuridicamente per continuare la missione militare , il pronunciamento del Parlamento sarebbe opportuno per correttezza politica, perche’ il governo, soprattutto la lega Nord, e i media , senza smentite, hanno affermato chiaramente che la missione ha termine il 30 settembre 2011.
Pero’, come dimostrano i tempi della legge del 2 agosto, il voto parlamentare potrebbe arrivare anche a dicembre dopo un Decreto Legge del Consiglio dei Ministri nel mese di ottobre.
Ritengo necessario quindi che ci sia subito un dibattito e un voto nel Parlamento, un pronunciamento anche delle forze politiche extraparlamentari e che se ne discuta in tutto paese, visto che domenica decine di migliaia di persone marceranno da Perugia ad Assisi chiedendo anche un taglio delle spese militari
Marco Palombo
Roma
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Libia missione Nato voto Parlamento
martedì 20 settembre 2011
Solo pacifisti "indipendenti" possono impedire il proseguimento della partecipazione italiana alla guerra libica.
La missione e' finanziata indicando il termine del 30 settembre perche' la Lega aveva insistito su questo punto. In questi giorni di estrema difficolta' per l' economia e la politica italiana la questione va seguita, capita negli aspetti legislativi e fatta conoscere all' opinione pubblica.
Nessuna forza politica ha interesse all' emergere di questo aspetto, neanche la FdS che pure sulla guerra libica ha preso posizioni giuste. Infatti nel momento che la Marcegaglia sembra voler attaccare direttamente il governo, nel centrosinistra ci sono posizioni diverse sul dopo Berlusconi, evidenziare la posizione del PD a favore della missione non aiuta l' ipotesi di una "Nuova Unione" tra Idv,SeL,Pd, con l' appoggio esterno FdS.
Il precedente finanziamento alle missioni scadeva il 30 giugno e fu varato un Decreto Legge dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio, quindi e' possibile rimandare l' iniziativa legislativa,che credo obbligata, di almeno 15 giorni.
La questione deve essere posta allora dai pacifisti che sono fuori dagli ambienti politici del centro-sinistra, perche' un dibattito sulla missione non aiuta certo chi lavora per la "nuova alleanza" .
Ma questo e' un problema dei partiti, il problema dei pacifisti e' cosa fare per la pace, quindi come fermare la guerra e anche, importantissimo, come favorire negoziati e l' uscita il meno cruenta possibile dalla guerra civile.
Non dimentichiamo la drammatica situazione economica mondiale che non e' una crisi ma e' un passaggio epocale per molte questioni.
E nuovi equilibri mondiali, l' impossibilita' ,anche per i limiti energetici, di una rapida ripresa economica generalizzata e sostenuta, l' incapacita' delle classi dirigenti, politiche ma anche intellettuali,di capire alcuni problemi del mondo attuale, potrebbero allargare i rischi di guerra ad aree piu' vaste.
Subito la Siria, Iran, Israele...
Quindi l' impegno per la pace e per spingere l' opinione pubblica a preoccuparsi dei rischi reali di guerre ancora piu' vaste
e' molto piu' importante
dei problemi di "un nuovo Ulivo"
Torna in cima
Nessuna forza politica ha interesse all' emergere di questo aspetto, neanche la FdS che pure sulla guerra libica ha preso posizioni giuste. Infatti nel momento che la Marcegaglia sembra voler attaccare direttamente il governo, nel centrosinistra ci sono posizioni diverse sul dopo Berlusconi, evidenziare la posizione del PD a favore della missione non aiuta l' ipotesi di una "Nuova Unione" tra Idv,SeL,Pd, con l' appoggio esterno FdS.
Il precedente finanziamento alle missioni scadeva il 30 giugno e fu varato un Decreto Legge dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio, quindi e' possibile rimandare l' iniziativa legislativa,che credo obbligata, di almeno 15 giorni.
La questione deve essere posta allora dai pacifisti che sono fuori dagli ambienti politici del centro-sinistra, perche' un dibattito sulla missione non aiuta certo chi lavora per la "nuova alleanza" .
Ma questo e' un problema dei partiti, il problema dei pacifisti e' cosa fare per la pace, quindi come fermare la guerra e anche, importantissimo, come favorire negoziati e l' uscita il meno cruenta possibile dalla guerra civile.
Non dimentichiamo la drammatica situazione economica mondiale che non e' una crisi ma e' un passaggio epocale per molte questioni.
E nuovi equilibri mondiali, l' impossibilita' ,anche per i limiti energetici, di una rapida ripresa economica generalizzata e sostenuta, l' incapacita' delle classi dirigenti, politiche ma anche intellettuali,di capire alcuni problemi del mondo attuale, potrebbero allargare i rischi di guerra ad aree piu' vaste.
Subito la Siria, Iran, Israele...
Quindi l' impegno per la pace e per spingere l' opinione pubblica a preoccuparsi dei rischi reali di guerre ancora piu' vaste
e' molto piu' importante
dei problemi di "un nuovo Ulivo"
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Libia,Firenze dibattito con Danilo Zolo "Un'altra guerra umanitaria"
30 settembre 2011 ore 21:00 (Durata: 2ore)
Firenze (FI)-Sala ARCI in piazza dei Ciompi, 11
dibattito
Libia, un'altra guerra umanitaria - I diritti umani e l'ingerenza armata
La risoluzione n. 1973 dell'ONU autorizzava la difesa dei civili. Cinque mesi di bombardamenti NATO hanno rispettato la Carta dell'ONU e la nostra Costituzione? Le lotte armate tribali hanno distrutto il regime di Gheddafi, ma a quale prezzo? Quale regime potrà costruirsi in Libia? Che ruolo ha il diritto internazionale nell'azione degli Stati più forti?
Incontro pubblico con DANILO ZOLO.
Introduce ALBERTO CACOPARDO
Per maggiori informazioni:
Comitato per la difesa della Costituzione - Firenze
comitatocost@interfree.it
Fonte www.peacelink.it
Firenze (FI)-Sala ARCI in piazza dei Ciompi, 11
dibattito
Libia, un'altra guerra umanitaria - I diritti umani e l'ingerenza armata
La risoluzione n. 1973 dell'ONU autorizzava la difesa dei civili. Cinque mesi di bombardamenti NATO hanno rispettato la Carta dell'ONU e la nostra Costituzione? Le lotte armate tribali hanno distrutto il regime di Gheddafi, ma a quale prezzo? Quale regime potrà costruirsi in Libia? Che ruolo ha il diritto internazionale nell'azione degli Stati più forti?
Incontro pubblico con DANILO ZOLO.
Introduce ALBERTO CACOPARDO
Per maggiori informazioni:
Comitato per la difesa della Costituzione - Firenze
comitatocost@interfree.it
Fonte www.peacelink.it
domenica 18 settembre 2011
Nonviolenza,Marcia Perugia Assisi,sette domande a Giovanni Russo Spena
3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIOVANNI RUSSO SPENA
Giovanni Russo Spena, militante politico, giurista, gia' parlamentare, e' impegnato nella sinistra e nei movimenti per i diritti. Tra le opere di Giovanni Russo Spena: Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per minimi stralci la seguente scheda: "Giovanni Russo Spena (Acerra, 10 novembre 1945), laureatosi in giurisprudenza nel 1969, docente universitario a Napoli. Impegnato nel Movimento Politico dei Lavoratori, poi nel Partito di Unita' Proletaria, divenuto poi Pdup per il comunismo, nel 1978 aderi' a Democrazia Proletaria, partito di cui fu segretario nazionale dal 1987 fino al 1991. Sempre nel 1987 fu eletto deputato. Nel 1991 fu favorevole allo scioglimento di Dp in Rifondazione Comunista. Fu riconfermato deputato nel 1992. Nel 1996 fu eletto senatore. Nel 2001 viene rieletto alla Camera. Nel 2006 viene rieletto senatore ed e' presidente del gruppo parlamentare del Prc al Senato. Dopo la caduta del secondo governo Prodi annuncia di non volersi piu' candidare al Parlamento. Dal settembre 2008 e' responsabile del Dipartimento Giustizia del Prc"]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Giovanni Russo Spena: Significato decisivo. La marcia ha tenuto vivo lo spirito postbellico che permeo' la costruzione della nuova Onu: mai piu' campi di concentramento, mai piu' guerre. Essa si e' fondata soprattutto su un paradigma fondamentale: non vi e' pace senza giustizia nel rapporto tra i popoli. La pace non e' solo assenza di guerra ma un pieno di iniziative quotidiane positive, sia individuali che collettive. La Marcia, costruendo una nuova coscienza civica, un nuovo senso comune che mette insieme laici e donne e uomini di fedi diverse, ha saputo esprimere la critica etica e politica ai poderosi processi di riarmo ed al complesso militare-industriale che pretende la guerra per il suo keynesismo militare.
- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
- Giovanni Russo Spena: La Marcia cade quest'anno nel contesto della grave crisi della globalizzazione liberista. Credo che il tema da mettere a fuoco sia quello della crescita delle spese militari rispetto alla distruzione dello stato sociale, del diritto al lavoro, dei diritti universali costituzionali. Non si tratta solo di dati quantitativi, pur rilevanti, ma dell'affermazione di un'idea di societa', di una concezione alternativa della statualita' per la costruzione di un nuovo spazio pubblico. Dovremo, ovviamente, riaffermare il valore e i contenuti della partecipazione di massa ai referendum sui "beni comuni". Anche la pace e' un "valore d'uso" che non puo' subire scambio e mercificazione.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Giovanni Russo Spena: A me pare che vi sia una diffusione (forse carsica, non prorompente, ma reale). Non vi e' dubbio che i processi di esasperazione sociale stiano, spesso, inducendo a cortocircuiti violentisti. Occorre, forse, una piu' convincente campagna di opinione tesa a dimostrare che, storicamente, la nonviolenza e' straordinariamente efficace per raggiungere obiettivi civili, democratici, ma anche classisti. La forza della nonviolenza sta nella diffusione straordinaria sul territorio dei gruppi che professano cooperazione internazionale, accoglienza dei migranti, diplomazia dal basso, commercio equo e solidale, ecc. Siamo fuori dal circuito mediatico e politico, ma dentro la societa'.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Giovanni Russo Spena: Ne consegue il ruolo dei movimenti come animatori dei processi di autogestione sociale che, senza politicismi ed opportunismi, tentano di condizionare le istituzioni, sempre piu' mute, distanti, nemiche. Il militarismo cresce a dismisura nelle istituzioni per la retorica bellicista e nazionalistica del governo (ma anche di gran parte del centrosinistra e dello stesso presidente della Repubblica). Dovremo rafforzare la mobilitazione contro le politiche imperialiste e colonialiste.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Giovanni Russo Spena: Due mi sembrano i grandi processi internazionali: le rivolte democratiche, classiste, nonviolente delle ragazze e dei giovani arabi, che dimostrano che i processi rivoluzionari nei paesi arabi non portano necessariamente al fondamentalismo. Le piazze giovanili spagnole, greche, in parte francesi ed italiane dimostrano la forza della nonviolenza. E' importante che i movimenti non cadano nella trappola del potere che provoca, reprime, incrimina, arresta per creare la tragica spirale: repressione/risposta violenta e disperata. Anche dai paesi latinoamericani, dalle comunita' indigene innanzitutto, vengono esempi importantissimi di conquiste e di realizzazioni di popolo assolutamente pacifiche, forti della nonviolenza.
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Giovanni Russo Spena: Ho gia' detto, riassumendo, che le azioni immediate, a mio avviso, tra le altre, sono essenzialmente tre: riduzione delle spese militari; mobilitazione di massa per il ritiro delle truppe; riorganizzazione delle azioni di obiezione, internazionaliste, di nonviolenza nei territori, coniugando la mobilitazione locale con grandi obiettivi globali, generali. Ad esempio: quando critichiamo l'Unione Europea per la sua politica fallimentare e repressiva sul piano economico, dobbiamo anche ricordare la nostra contrarieta' all'esercito europeo (che, altrimenti, nascera' sotto i nostri inconsapevoli occhi).
- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Giovanni Russo Spena: Per comprendere l'essenza della nonviolenza penso al rapporto tra mezzi e fini: la nonviolenza non e' centrismo mediatorio, non e' assenza di lotta di classe ma il metodo piu' efficace per raggiungere i risultati di critica e di sconfitta del potere in quanto lo indebolisce di fronte all'opinione pubblica. Non siamo idealmente lontani dalla concezione gramsciana dell'egemonia e della conquista delle "casamatte". Non vi sono, oggi, Palazzi d'Inverno da assaltare ma processi di autogestione e di contropotere da conquistare disgregando anche i potero militari dell'avversario di classe. Ci accostiamo alla nonviolenza attraverso due percorsi: quello dell'utopia quotidiana (alla Bloch, per intenderci), elaborando la necessita' di una societa' sobria, pacificata, egualitaria, ove la liberazione individuale e' fondamento delle liberta' collettive. In secondo luogo, credo sia essenziale il protagonismo, l'azione diretta, la partecipazione all'associazionismo e al volontariato.
Da La Nonviolenza in Cammino
Del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
www.peacelink.it
Giovanni Russo Spena, militante politico, giurista, gia' parlamentare, e' impegnato nella sinistra e nei movimenti per i diritti. Tra le opere di Giovanni Russo Spena: Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per minimi stralci la seguente scheda: "Giovanni Russo Spena (Acerra, 10 novembre 1945), laureatosi in giurisprudenza nel 1969, docente universitario a Napoli. Impegnato nel Movimento Politico dei Lavoratori, poi nel Partito di Unita' Proletaria, divenuto poi Pdup per il comunismo, nel 1978 aderi' a Democrazia Proletaria, partito di cui fu segretario nazionale dal 1987 fino al 1991. Sempre nel 1987 fu eletto deputato. Nel 1991 fu favorevole allo scioglimento di Dp in Rifondazione Comunista. Fu riconfermato deputato nel 1992. Nel 1996 fu eletto senatore. Nel 2001 viene rieletto alla Camera. Nel 2006 viene rieletto senatore ed e' presidente del gruppo parlamentare del Prc al Senato. Dopo la caduta del secondo governo Prodi annuncia di non volersi piu' candidare al Parlamento. Dal settembre 2008 e' responsabile del Dipartimento Giustizia del Prc"]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Giovanni Russo Spena: Significato decisivo. La marcia ha tenuto vivo lo spirito postbellico che permeo' la costruzione della nuova Onu: mai piu' campi di concentramento, mai piu' guerre. Essa si e' fondata soprattutto su un paradigma fondamentale: non vi e' pace senza giustizia nel rapporto tra i popoli. La pace non e' solo assenza di guerra ma un pieno di iniziative quotidiane positive, sia individuali che collettive. La Marcia, costruendo una nuova coscienza civica, un nuovo senso comune che mette insieme laici e donne e uomini di fedi diverse, ha saputo esprimere la critica etica e politica ai poderosi processi di riarmo ed al complesso militare-industriale che pretende la guerra per il suo keynesismo militare.
- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
- Giovanni Russo Spena: La Marcia cade quest'anno nel contesto della grave crisi della globalizzazione liberista. Credo che il tema da mettere a fuoco sia quello della crescita delle spese militari rispetto alla distruzione dello stato sociale, del diritto al lavoro, dei diritti universali costituzionali. Non si tratta solo di dati quantitativi, pur rilevanti, ma dell'affermazione di un'idea di societa', di una concezione alternativa della statualita' per la costruzione di un nuovo spazio pubblico. Dovremo, ovviamente, riaffermare il valore e i contenuti della partecipazione di massa ai referendum sui "beni comuni". Anche la pace e' un "valore d'uso" che non puo' subire scambio e mercificazione.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Giovanni Russo Spena: A me pare che vi sia una diffusione (forse carsica, non prorompente, ma reale). Non vi e' dubbio che i processi di esasperazione sociale stiano, spesso, inducendo a cortocircuiti violentisti. Occorre, forse, una piu' convincente campagna di opinione tesa a dimostrare che, storicamente, la nonviolenza e' straordinariamente efficace per raggiungere obiettivi civili, democratici, ma anche classisti. La forza della nonviolenza sta nella diffusione straordinaria sul territorio dei gruppi che professano cooperazione internazionale, accoglienza dei migranti, diplomazia dal basso, commercio equo e solidale, ecc. Siamo fuori dal circuito mediatico e politico, ma dentro la societa'.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Giovanni Russo Spena: Ne consegue il ruolo dei movimenti come animatori dei processi di autogestione sociale che, senza politicismi ed opportunismi, tentano di condizionare le istituzioni, sempre piu' mute, distanti, nemiche. Il militarismo cresce a dismisura nelle istituzioni per la retorica bellicista e nazionalistica del governo (ma anche di gran parte del centrosinistra e dello stesso presidente della Repubblica). Dovremo rafforzare la mobilitazione contro le politiche imperialiste e colonialiste.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Giovanni Russo Spena: Due mi sembrano i grandi processi internazionali: le rivolte democratiche, classiste, nonviolente delle ragazze e dei giovani arabi, che dimostrano che i processi rivoluzionari nei paesi arabi non portano necessariamente al fondamentalismo. Le piazze giovanili spagnole, greche, in parte francesi ed italiane dimostrano la forza della nonviolenza. E' importante che i movimenti non cadano nella trappola del potere che provoca, reprime, incrimina, arresta per creare la tragica spirale: repressione/risposta violenta e disperata. Anche dai paesi latinoamericani, dalle comunita' indigene innanzitutto, vengono esempi importantissimi di conquiste e di realizzazioni di popolo assolutamente pacifiche, forti della nonviolenza.
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Giovanni Russo Spena: Ho gia' detto, riassumendo, che le azioni immediate, a mio avviso, tra le altre, sono essenzialmente tre: riduzione delle spese militari; mobilitazione di massa per il ritiro delle truppe; riorganizzazione delle azioni di obiezione, internazionaliste, di nonviolenza nei territori, coniugando la mobilitazione locale con grandi obiettivi globali, generali. Ad esempio: quando critichiamo l'Unione Europea per la sua politica fallimentare e repressiva sul piano economico, dobbiamo anche ricordare la nostra contrarieta' all'esercito europeo (che, altrimenti, nascera' sotto i nostri inconsapevoli occhi).
- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Giovanni Russo Spena: Per comprendere l'essenza della nonviolenza penso al rapporto tra mezzi e fini: la nonviolenza non e' centrismo mediatorio, non e' assenza di lotta di classe ma il metodo piu' efficace per raggiungere i risultati di critica e di sconfitta del potere in quanto lo indebolisce di fronte all'opinione pubblica. Non siamo idealmente lontani dalla concezione gramsciana dell'egemonia e della conquista delle "casamatte". Non vi sono, oggi, Palazzi d'Inverno da assaltare ma processi di autogestione e di contropotere da conquistare disgregando anche i potero militari dell'avversario di classe. Ci accostiamo alla nonviolenza attraverso due percorsi: quello dell'utopia quotidiana (alla Bloch, per intenderci), elaborando la necessita' di una societa' sobria, pacificata, egualitaria, ove la liberazione individuale e' fondamento delle liberta' collettive. In secondo luogo, credo sia essenziale il protagonismo, l'azione diretta, la partecipazione all'associazionismo e al volontariato.
Da La Nonviolenza in Cammino
Del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
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Nonviolenza,Marcia Perugia Assisi,sette domande a Maria G. De Rienzo
VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARIA G. DI RIENZO
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Maria G. Di Rienzo: Il mantenere presente che la pace e' un'armonia vivente creata dallo stabilire relazioni giuste con se stessi, gli altri esseri umani, le altre forme di vita, la Terra intera.
- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
- Maria G. Di Rienzo: Inevitabilmente, il collegamento con la crisi profondissima (di valori e cultura, sociale, economica, politica) in cui si trova il paese che la ospita, un paese in guerra a dispetto della propria Costituzione e che neppure ne e' del tutto consapevole.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Maria G. Di Rienzo: Molto volonteroso, poco visibile e troppo commemorativo.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Maria G. Di Rienzo: Credo che, almeno a breve termine, continueranno a svolgere ognuno il proprio ruolo nella posizione che hanno scelto e con i referenti che hanno scelto. Non vedo al momento aperture o novita' di sorta.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Maria G. Di Rienzo: Ovunque le lotte e le iniziative delle donne. Ma finche' sono quasi da sola a vederle e a raccontarle capisco che e' difficile crederci. Persino quando le donne sono uccise nel processo le notizie passano sotto silenzio. Susana Chavez, 36 anni, e' stata assassinata all'inizio di quest'anno (torturata, soffocata con un sacchetto di plastica e smembrata) perche' leader del movimento "Ni una mas" che chiede giustizia per il femminicidio costante a Ciudad Juarez. Non ho colto uno straccio di rimando non solo sui media del mainstream (figurarsi) ma neppure da parte di coloro che mi inondano di esortazioni alla protesta via mail quando l'assassinato si chiama Felipe o Ahmed o Giovanni. L'anno scorso la campagna "One day struggle", organizzata da gruppi di donne, ha visto iniziative concomitanti sulla difesa dei diritti umani in Libano, Bangladesh, Malesia, Iran, Egitto, Pakistan, Palestina, Tunisia, Turchia, Ghana, Pakistan e Sudan: l'avesse realizzato chiunque altro - possibilmente senza "F" sulla carta d'identita' - l'avreste saputo ben prima di oggi. In India le "Madri dei semi" (Bihana maa) percorrono il paese identificando, collezionando, facendo germinare e scambiando le sementi tradizionali che liberano i coltivatori dalla stretta dei biopirati; in Brasile 70.000 Margaridas (margherite, in onore di Margarida Maria Alves, leader sindacale assassinata nel 1983) in camicette porpora e cappelli di paglia marciano chiedendo diritti per le donne che lavorano nelle foreste e nelle zone rurali; in Messico una cooperativa di pescatrici sta diffondendo "l'ecologia delle mangrovie", restaurando un ambiente devastato dagli uragani e, soprattutto, dal cambiamento climatico. Mai sentito nulla al proposito? Che strano...
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Maria G. Di Rienzo: Posso parlare solo per me stessa: la mia priorita' e' la violenza di genere. Ma non perche' sono donna, non perche' sono femminista, non perche' ho scelto un tema che conosco: e' la mia priorita' perche' la violenza di genere e' la base fondante della melma insanguinata che inonda l'Italia da vent'anni (quella che e' diventata la "nostra cultura", sapete), perche' la violenza di genere e' il principio da cui sciamano tutte le altre ed io voglio che cio' finisca a partire dalle radici, affinche' la mala pianta non cresca piu' e noi tutti, donne ed uomini, si possa coltivare al suo posto rispetto e cooperazione.
- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Maria G. Di Rienzo: La nonviolenza e' il coraggio dell'amore. Per avvicinarti ad essa troverai molte vie (libri, esempi, persone); puoi bussare alla porta del Movimento Nonviolento, sicuramente ti ascolteranno e sapranno consigliarti. Nel frattempo rifletti sulla "regola d'oro": non fare ad altri cio' che non vorresti fatto a te.
Da La nonviolenza in cammino
del Centro di Ricerca della Pace di Viterbo
www.peacelink.it
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Maria G. Di Rienzo: Il mantenere presente che la pace e' un'armonia vivente creata dallo stabilire relazioni giuste con se stessi, gli altri esseri umani, le altre forme di vita, la Terra intera.
- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
- Maria G. Di Rienzo: Inevitabilmente, il collegamento con la crisi profondissima (di valori e cultura, sociale, economica, politica) in cui si trova il paese che la ospita, un paese in guerra a dispetto della propria Costituzione e che neppure ne e' del tutto consapevole.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Maria G. Di Rienzo: Molto volonteroso, poco visibile e troppo commemorativo.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Maria G. Di Rienzo: Credo che, almeno a breve termine, continueranno a svolgere ognuno il proprio ruolo nella posizione che hanno scelto e con i referenti che hanno scelto. Non vedo al momento aperture o novita' di sorta.
- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Maria G. Di Rienzo: Ovunque le lotte e le iniziative delle donne. Ma finche' sono quasi da sola a vederle e a raccontarle capisco che e' difficile crederci. Persino quando le donne sono uccise nel processo le notizie passano sotto silenzio. Susana Chavez, 36 anni, e' stata assassinata all'inizio di quest'anno (torturata, soffocata con un sacchetto di plastica e smembrata) perche' leader del movimento "Ni una mas" che chiede giustizia per il femminicidio costante a Ciudad Juarez. Non ho colto uno straccio di rimando non solo sui media del mainstream (figurarsi) ma neppure da parte di coloro che mi inondano di esortazioni alla protesta via mail quando l'assassinato si chiama Felipe o Ahmed o Giovanni. L'anno scorso la campagna "One day struggle", organizzata da gruppi di donne, ha visto iniziative concomitanti sulla difesa dei diritti umani in Libano, Bangladesh, Malesia, Iran, Egitto, Pakistan, Palestina, Tunisia, Turchia, Ghana, Pakistan e Sudan: l'avesse realizzato chiunque altro - possibilmente senza "F" sulla carta d'identita' - l'avreste saputo ben prima di oggi. In India le "Madri dei semi" (Bihana maa) percorrono il paese identificando, collezionando, facendo germinare e scambiando le sementi tradizionali che liberano i coltivatori dalla stretta dei biopirati; in Brasile 70.000 Margaridas (margherite, in onore di Margarida Maria Alves, leader sindacale assassinata nel 1983) in camicette porpora e cappelli di paglia marciano chiedendo diritti per le donne che lavorano nelle foreste e nelle zone rurali; in Messico una cooperativa di pescatrici sta diffondendo "l'ecologia delle mangrovie", restaurando un ambiente devastato dagli uragani e, soprattutto, dal cambiamento climatico. Mai sentito nulla al proposito? Che strano...
- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Maria G. Di Rienzo: Posso parlare solo per me stessa: la mia priorita' e' la violenza di genere. Ma non perche' sono donna, non perche' sono femminista, non perche' ho scelto un tema che conosco: e' la mia priorita' perche' la violenza di genere e' la base fondante della melma insanguinata che inonda l'Italia da vent'anni (quella che e' diventata la "nostra cultura", sapete), perche' la violenza di genere e' il principio da cui sciamano tutte le altre ed io voglio che cio' finisca a partire dalle radici, affinche' la mala pianta non cresca piu' e noi tutti, donne ed uomini, si possa coltivare al suo posto rispetto e cooperazione.
- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Maria G. Di Rienzo: La nonviolenza e' il coraggio dell'amore. Per avvicinarti ad essa troverai molte vie (libri, esempi, persone); puoi bussare alla porta del Movimento Nonviolento, sicuramente ti ascolteranno e sapranno consigliarti. Nel frattempo rifletti sulla "regola d'oro": non fare ad altri cio' che non vorresti fatto a te.
Da La nonviolenza in cammino
del Centro di Ricerca della Pace di Viterbo
www.peacelink.it
sabato 17 settembre 2011
Cosa vorrei sentire quest' anno alla marcia Perugia Assisi
Quest'anno dal palco della Perugia Assisi vorrei sentire pronunciare queste parole:
1) Disarmo: una delle parole d'ordine che caratterizzarono la marcia Perugia Assisi di cinquant'anni fa
2) Ritiro delle forze armate da tutti i fronti a partire da Libia e Afganistan.
3) Drastica riduzione delle spese militari.
4) Chiusura delle basi e servitu' militari Nato e Usa sul territorio italiano,e loro esclusiva riconversione civile.
5) Riconversione dell'industria bellica.
6) Istituzione dei Corpi civili di pace, con conseguenti progetti operativi.
7) Rinuncia alle grandi opere in quanto inutili, dannose, fortemente dispendiose e portatrici della militarizzazione del territorio.
8) Revisione completa dei contenuti e degli obiettivi della legge sul s.c. Servizio civile.
9) Rilancio della lotta nonviolenta e difesa popolare nonviolenta.
Chiedo troppo? Se non ora, quando?
Note:
Gigi nasce a Firenze il 12 novembre del 1956 e cresce nel quartiere dell'Isolotto.
Cittadino del mondo, amico della nonviolenza, lavoratore edile, sindacalista, educatore scout. Nella sua vita ha preso parte a svariate iniziative di solidarietà e interposizione popolare nonviolenta in tutto il mondo, dall'Africa al Sud America passando per l'esperienze nell'Ex-Jugoslavia.
A Sarajevo sotto le bombe durante l'assedio insieme alla gente bosniaca ed altri volontari del movimento "Beati i costruttori di pace". Al suo ritorno in Italia gli è stata diagnosticata la cosiddetta "sindrome dei Balcani", causata dall'uranio impoverito.
1) Disarmo: una delle parole d'ordine che caratterizzarono la marcia Perugia Assisi di cinquant'anni fa
2) Ritiro delle forze armate da tutti i fronti a partire da Libia e Afganistan.
3) Drastica riduzione delle spese militari.
4) Chiusura delle basi e servitu' militari Nato e Usa sul territorio italiano,e loro esclusiva riconversione civile.
5) Riconversione dell'industria bellica.
6) Istituzione dei Corpi civili di pace, con conseguenti progetti operativi.
7) Rinuncia alle grandi opere in quanto inutili, dannose, fortemente dispendiose e portatrici della militarizzazione del territorio.
8) Revisione completa dei contenuti e degli obiettivi della legge sul s.c. Servizio civile.
9) Rilancio della lotta nonviolenta e difesa popolare nonviolenta.
Chiedo troppo? Se non ora, quando?
Note:
Gigi nasce a Firenze il 12 novembre del 1956 e cresce nel quartiere dell'Isolotto.
Cittadino del mondo, amico della nonviolenza, lavoratore edile, sindacalista, educatore scout. Nella sua vita ha preso parte a svariate iniziative di solidarietà e interposizione popolare nonviolenta in tutto il mondo, dall'Africa al Sud America passando per l'esperienze nell'Ex-Jugoslavia.
A Sarajevo sotto le bombe durante l'assedio insieme alla gente bosniaca ed altri volontari del movimento "Beati i costruttori di pace". Al suo ritorno in Italia gli è stata diagnosticata la cosiddetta "sindrome dei Balcani", causata dall'uranio impoverito.
giovedì 15 settembre 2011
Roma 19 settembre -Dibattito-Libia,sangue e petrolio
LIBIA SANGUE E PETROLIO
A 100 anni dall'aggressione italiana in Africa una nuova guerra imperialista
lunedì 19 settembre 2011 ore 18.00
coordina Paola Pellegrini (segretaria nazionale dell'associazione Marx XXI)
introduce Maurizio Musolino (responsabile Immigrazione e Movimenti PdCI)
intervengono
Manlio Dinucci (saggista, collaboratore de il manifesto)
Domenico Losurdo (filosofo, presidente nazionale Marx XXI)
Giampaolo Calchi Novati (docente di Storia dell'Africa Università "La Sapienza" di Roma)
Marinella Correggia (giornalista, rete NoWar)
presso la Casa delle Culture
via San Crisogono 45 (Trastevere) - Roma
A 100 anni dall'aggressione italiana in Africa una nuova guerra imperialista
lunedì 19 settembre 2011 ore 18.00
coordina Paola Pellegrini (segretaria nazionale dell'associazione Marx XXI)
introduce Maurizio Musolino (responsabile Immigrazione e Movimenti PdCI)
intervengono
Manlio Dinucci (saggista, collaboratore de il manifesto)
Domenico Losurdo (filosofo, presidente nazionale Marx XXI)
Giampaolo Calchi Novati (docente di Storia dell'Africa Università "La Sapienza" di Roma)
Marinella Correggia (giornalista, rete NoWar)
presso la Casa delle Culture
via San Crisogono 45 (Trastevere) - Roma
Etichette:
Libia roma 19 settembre dibattito
martedì 13 settembre 2011
14 settembre,Firenze,Festa SEL - Guerra di Libia: il sopruso e l' inganno
Firenze
Mercoledì 14 settembre - Festa regionale di SEL Toscana
Area verde Teatro Tenda-Saschall
ore 21.00, Palco centrale
Guerra di Libia: il sopruso e l'inganno
ne parliamo con:
Alberto Cacopardo - antropologo, membro dell'Ist. Italiano per l'Africa e l'Oriente
“Guerra o diritto: Onu, Nato, Italia e l'inganno dell'ingerenza umanitaria”
Stefano Pellò - Univ. Venezia, dipart. studi sull'Asia e l'Africa Mediterranea
"La società libica, Gheddafi, la guerra tribale e i bombardamenti Nato"
Paolo Solimeno - Forum Democrazia giustizia diritti di SEL Firenze
"1911-2011: italiani brava gente fra genocidio e guerre inutili"
Mercoledì 14 settembre - Festa regionale di SEL Toscana
Area verde Teatro Tenda-Saschall
ore 21.00, Palco centrale
Guerra di Libia: il sopruso e l'inganno
ne parliamo con:
Alberto Cacopardo - antropologo, membro dell'Ist. Italiano per l'Africa e l'Oriente
“Guerra o diritto: Onu, Nato, Italia e l'inganno dell'ingerenza umanitaria”
Stefano Pellò - Univ. Venezia, dipart. studi sull'Asia e l'Africa Mediterranea
"La società libica, Gheddafi, la guerra tribale e i bombardamenti Nato"
Paolo Solimeno - Forum Democrazia giustizia diritti di SEL Firenze
"1911-2011: italiani brava gente fra genocidio e guerre inutili"
14 settembre a Verona, Presidio Nato war to Libya
14 settembre 2011 ore 18:00 (Durata: 1ora)
In Piazza Bra'- Verona (VR)
Presidio
NATO war to Libya
Con esposizione di materiale e diffusione informazione
Per maggiori informazioni:
Arrigo Mamone arrigo.mamone@tin.it
In Piazza Bra'- Verona (VR)
Presidio
NATO war to Libya
Con esposizione di materiale e diffusione informazione
Per maggiori informazioni:
Arrigo Mamone arrigo.mamone@tin.it
lunedì 12 settembre 2011
Libia,azioni urgenti per salvare i civili dal massacro
Libia, azioni urgenti per salvare i civili dal massacro
Evitare altre Falluja in Libia. Azioni urgenti di piazza.
Coordinata-autogestita internazionalmente nei prossimi giorni (anche pochi ma ovunque con foto e messaggio) per fermare la guerra Nato in Libia e altre future.
Nel silenzio e nell’assenza in Occidente dei movimenti (perché gli stessi indignati non si indignano?), della sinistra, delle grosse organizzazioni pacifiste e di quelle umanitarie, degli ecologisti, procediamo come possiamo. Siamo comunque tanti. Un’azione coordinata a livello internazionale potrebbe essere il primo passo per un modello leggerissimo ma efficace di azioni per prevenire la prossima guerra Nato.
MA INTANTO FERMIAMO QUESTA!
Il mandato del Consiglio di Sicurezza alla nato riscade il 19 settembre. I 12 paesi non belligeranti che sono nel Consiglio di Sicurezza devono agire (vedi anche come bombardarli di email:www.peaceandjustice.it/libya.php; www.interculture.it/libia). E ANCHE GLI ALTRI GOVERNI DEVONO AGIRE.
DUNQUE ECCO COSA FARE NEI PROSSIMI GIORNI, AL PIU’ PRESTO:
- IN QUALUNQUE CITTA’ O CITTADINA, CON PERMESSO DELLA QUESTURA O SENZA, IN 2 O IN 100, ANDIAMO IN PIAZZA, O IN ALTRO LUOGO PARTICOLARE, RAGGRUPPIAMOCI INTORNO A UN LENZUOLO O
GRANDE CARTELLO CON LA SCRITTA “STOP NATO/QATAR WAR IN LIBYA” (il Qatar va messo per via di Al Jazeera che ha aiutato molto la guerra), “STOP NATO MANDATE TO KILL CIVILIANS”.
Possiamo mettere altre scritte ma quella ci vuole e deve essere ben fotografabile.
- FACCIAMO LA FOTO A QUESTA MANIFESTAZIONE, E MANDIAMOLA A
volontari@peacelink.it
- SARANNO MESSE TUTTI INSIEME, VI SARANNO RIMANDATE PER VOSTRO USO CON I MEDIA E SARANNO MANDATE A GOVERNI, CONSIGLIO DI SICUREZZA, MEDIA, POLITICI…
SCADENZA: 15 SETTEMBRE
Chiunque voglia aderire a questa iniziativa puo' farlo scrivendo a volontari@peacelink.it
Fai circolare questo messaggio, rilancialo fra i tuoi amici, fra le associazioni del territorio e i contatti che hai in loco.
Stop war!
Fonte www.peacelink.it
Evitare altre Falluja in Libia. Azioni urgenti di piazza.
Coordinata-autogestita internazionalmente nei prossimi giorni (anche pochi ma ovunque con foto e messaggio) per fermare la guerra Nato in Libia e altre future.
Nel silenzio e nell’assenza in Occidente dei movimenti (perché gli stessi indignati non si indignano?), della sinistra, delle grosse organizzazioni pacifiste e di quelle umanitarie, degli ecologisti, procediamo come possiamo. Siamo comunque tanti. Un’azione coordinata a livello internazionale potrebbe essere il primo passo per un modello leggerissimo ma efficace di azioni per prevenire la prossima guerra Nato.
MA INTANTO FERMIAMO QUESTA!
Il mandato del Consiglio di Sicurezza alla nato riscade il 19 settembre. I 12 paesi non belligeranti che sono nel Consiglio di Sicurezza devono agire (vedi anche come bombardarli di email:www.peaceandjustice.it/libya.php; www.interculture.it/libia). E ANCHE GLI ALTRI GOVERNI DEVONO AGIRE.
DUNQUE ECCO COSA FARE NEI PROSSIMI GIORNI, AL PIU’ PRESTO:
- IN QUALUNQUE CITTA’ O CITTADINA, CON PERMESSO DELLA QUESTURA O SENZA, IN 2 O IN 100, ANDIAMO IN PIAZZA, O IN ALTRO LUOGO PARTICOLARE, RAGGRUPPIAMOCI INTORNO A UN LENZUOLO O
GRANDE CARTELLO CON LA SCRITTA “STOP NATO/QATAR WAR IN LIBYA” (il Qatar va messo per via di Al Jazeera che ha aiutato molto la guerra), “STOP NATO MANDATE TO KILL CIVILIANS”.
Possiamo mettere altre scritte ma quella ci vuole e deve essere ben fotografabile.
- FACCIAMO LA FOTO A QUESTA MANIFESTAZIONE, E MANDIAMOLA A
volontari@peacelink.it
- SARANNO MESSE TUTTI INSIEME, VI SARANNO RIMANDATE PER VOSTRO USO CON I MEDIA E SARANNO MANDATE A GOVERNI, CONSIGLIO DI SICUREZZA, MEDIA, POLITICI…
SCADENZA: 15 SETTEMBRE
Chiunque voglia aderire a questa iniziativa puo' farlo scrivendo a volontari@peacelink.it
Fai circolare questo messaggio, rilancialo fra i tuoi amici, fra le associazioni del territorio e i contatti che hai in loco.
Stop war!
Fonte www.peacelink.it
domenica 11 settembre 2011
M.Correggia-Intervista alla Nato su civili,libici e non libici, i target,gli assedi
un testo che circola nella rete
LA NATO, I CIVILI LIBICI, I CIVILI NON LIBICI, I TARGET, GLI ASSEDI…
di Marinella Correggia
Abbiamo provato a rivolgere al comando Nato di Napoli alcune domande scomode. Le risposte di “fonte Nato” (chiedono di essere citati così) ricevute davvero tempestivamente per email, sono riportate alla lettera, tagliando le ripetizioni. In corsivo. Giudicate da soli.
1.La Nato ripete:
“La nostra missione è quella di assicurare la no-fly zone, l’embargo navale e la protezione dei civili dagli attacchi o dalle minacce di attacco e senza forze sul suolo libico, in totale rispetto delle risoluzioni dell’Onu ».
M.Correggia
Adesso che la totalità del territorio libico è nelle mani del Cnt come mai la missione continua e anzi per avvantaggiare l’assedio da parte del Cnt bombarda città assediate dove si trovano civili?
La Nato risponde :
« Questa minaccia è ancora presente. Colpiamo dove la minaccia sia presente. Non più tardi di 2 settimane fa le forze di Qadhafi hanno lanciato missili Scud dalla città di Sirte verso Misurata e Brega (che distano da Sirte rispettivamente 250 e 340 km, ndr). Questo tipo di armamento non è in grado di colpire specifici target e, pertanto, costituisce una seria minaccia verso i civili. La Nato qualche giorno fa, sulla base delle sue informazioni intelligence, ha identificato e neutralizzato altri due missili dello stesso tipo nella città di Bani Walid verso la periferia». (dove si trovano gli assedianti armati…).
2.Sul punto circa la mancanza di beni essenziali e il pericolo di vita (o meglio la perdita della stessa)dei residenti civili delle città assediate e bombardate, la Nato non ha risposto malgrado la ripetizione della domanda. E perché colpire la lontanissima Sebha? Cosa minaccerà mai?
Fonte Nato:
“Ogni target in ogni luogo in Libia che abbiamo colpito, era un target militare collegato agli attacchi ai civili. Il mandato dell’Onu non pone restrizioni geografiche all’interno dei confini della Libia « . 3. E la Nato,quali misure ha preso per proteggere in Libia i civili quali migranti subsahariani e neri libici ma anche presunti lealisti, che non sono solo ‘minacciati’ ma effettivamente perseguitati o uccisi?
Risposta "Fonte Nato":
“Finora la minaccia ai civili è venuta solo dalla parte delle forze di Qadafi. Il Consiglio Nazionale di Transizione ha dato più volte sul suo impegno a rispettare le leggi internazionali e non abbiamo motivo di credere che ciò non avverrà ; ha più volte mostrato l’intento di non usare la violenza laddove non necessaria ».
Alla ripetizione della domanda sulla caccia al nero,
la « fonte Nato » risponde :
«Non abbiamo nessun modo di verificare se ci sono atti di violenza da parte del Cnt, non abbiamo forze sul terreno ».
Ma allora…come facevano a verificare gli atti di violenza dei governativi ? Oltre al fatto che delle violenze dopo la presa di Tripoli ci sono prove su prove….
4.La Nato appoggia da mesi il Cnt: opera per il cambio di regime, vietato dalla Carta dell'Onu e oltretutto con una taglia ‘vivo o morto’?
Fonte Nato:
“Lei continua a parlare del Cnt. Unified Protector non ha il compito di schierarsi con nessuna delle parti coinvolte nella lotta sul terreno. Con il Cnt noi non abbiamo contatti né coordiniamo le nostre azioni con loro (eppure sembravano in perfetta sincronia, ndt). Lo scopo delle nostre azioni non è di avvantaggiare l’una o l’altra parte, ma quello di eliminare la minaccia verso i civili. La cattura di Qadhafi non è, di per sé, elemento decisivo per il termine della missione militare ».
Ma allora come mai la Reuters riporta che per Buhagiar, ‘coordinatore della caccia all’uomo’ (sic) Gheddafi dovrebbe essere a Birak visto che là la Nato ha bombardato molto giovedì notte?
5.La Nato ha indagato se nel corso dei pesanti bombardamenti avvenuti a Tripoli per spianare la strada al Cnt, sono morti dei civili come da più parti si afferma?
Risposta:
“Tutti i target che abbiamo colpito dall’inizio delle operazioni sono obiettivi strettamente militari, nei quali e dai quali le forze di Qadhafi pianificavano, coordinavano e conducevano attacchi verso la popolazione libica ».
6.E’ ufficialmente noto : ci sono da tempo truppe speciali straniere sul terreno che fanno strada al Cnt, in violazione della 1973.
Risposta:
“Siamo a conoscenza del fatto che alcune Nazioni hanno dichiarato di avere personale in Libia, ma queste non ricadono sotto il comando Nato e non si configurano come personale Nato ».
7.Malgrado l’embargo sulle armi alla Libia, La Nato ha fatto passare un natante carico di armi una volta verificato che era per il Cnt.
Fonte Nato:
«Non ci sono specifiche restrizioni al movimento per mare di armi da un porto libico ad un altro porto Libico. La Nato limita il passaggio di questo materiale tra porti libici nel momento in cui ci dovessero essere informazioni sul loro utilizzo in supporto di attacchi, diretti o indiretti, alla popolazione civile ».
Che come sappiamo è attaccata solo da Gheddafi.
8.In diversi episodi ci sono state vittime civili negli attacchi (fra l’8 e il 9 agosto si parla di 85 morti nel villaggio Majer, vicino a Zliten) ; del resto la Nato da luglio ha dichiarato che anche obiettivi civili sono legittimi se possono nascondere militari… E la protezione dei civili ?
Fonte Nato« Colpiamo solo obiettivi militari (5.000 a oggi) come centri di comando e controllo, infrastrutture militari, armamento di diverso tipo e altri. Prima di colpire questi obiettivi abbiamo monitorato le attività che vi si conducevano molto attentamente grazie ai nostri assetti di sorveglianza ».
Di bambini e donne morti e feriti nelle loro case (e non certo colpiti dal morbillo) ci sono foto, video, nomi. Ma alla Nato non risulta mai.
9.La 1973 chiede di proteggere i civili, dunque dovrebbe essere vietato a rigore bombardare target anche militari là dove, come è successo in molti casi, non minacciavano i civili ; l’esercito libico non doveva essere un obiettivo.
Ma la fonte Nato ripete :
« Abbiamo colpito quando si minacciavano i civili ».
LA NATO, I CIVILI LIBICI, I CIVILI NON LIBICI, I TARGET, GLI ASSEDI…
di Marinella Correggia
Abbiamo provato a rivolgere al comando Nato di Napoli alcune domande scomode. Le risposte di “fonte Nato” (chiedono di essere citati così) ricevute davvero tempestivamente per email, sono riportate alla lettera, tagliando le ripetizioni. In corsivo. Giudicate da soli.
1.La Nato ripete:
“La nostra missione è quella di assicurare la no-fly zone, l’embargo navale e la protezione dei civili dagli attacchi o dalle minacce di attacco e senza forze sul suolo libico, in totale rispetto delle risoluzioni dell’Onu ».
M.Correggia
Adesso che la totalità del territorio libico è nelle mani del Cnt come mai la missione continua e anzi per avvantaggiare l’assedio da parte del Cnt bombarda città assediate dove si trovano civili?
La Nato risponde :
« Questa minaccia è ancora presente. Colpiamo dove la minaccia sia presente. Non più tardi di 2 settimane fa le forze di Qadhafi hanno lanciato missili Scud dalla città di Sirte verso Misurata e Brega (che distano da Sirte rispettivamente 250 e 340 km, ndr). Questo tipo di armamento non è in grado di colpire specifici target e, pertanto, costituisce una seria minaccia verso i civili. La Nato qualche giorno fa, sulla base delle sue informazioni intelligence, ha identificato e neutralizzato altri due missili dello stesso tipo nella città di Bani Walid verso la periferia». (dove si trovano gli assedianti armati…).
2.Sul punto circa la mancanza di beni essenziali e il pericolo di vita (o meglio la perdita della stessa)dei residenti civili delle città assediate e bombardate, la Nato non ha risposto malgrado la ripetizione della domanda. E perché colpire la lontanissima Sebha? Cosa minaccerà mai?
Fonte Nato:
“Ogni target in ogni luogo in Libia che abbiamo colpito, era un target militare collegato agli attacchi ai civili. Il mandato dell’Onu non pone restrizioni geografiche all’interno dei confini della Libia « . 3. E la Nato,quali misure ha preso per proteggere in Libia i civili quali migranti subsahariani e neri libici ma anche presunti lealisti, che non sono solo ‘minacciati’ ma effettivamente perseguitati o uccisi?
Risposta "Fonte Nato":
“Finora la minaccia ai civili è venuta solo dalla parte delle forze di Qadafi. Il Consiglio Nazionale di Transizione ha dato più volte sul suo impegno a rispettare le leggi internazionali e non abbiamo motivo di credere che ciò non avverrà ; ha più volte mostrato l’intento di non usare la violenza laddove non necessaria ».
Alla ripetizione della domanda sulla caccia al nero,
la « fonte Nato » risponde :
«Non abbiamo nessun modo di verificare se ci sono atti di violenza da parte del Cnt, non abbiamo forze sul terreno ».
Ma allora…come facevano a verificare gli atti di violenza dei governativi ? Oltre al fatto che delle violenze dopo la presa di Tripoli ci sono prove su prove….
4.La Nato appoggia da mesi il Cnt: opera per il cambio di regime, vietato dalla Carta dell'Onu e oltretutto con una taglia ‘vivo o morto’?
Fonte Nato:
“Lei continua a parlare del Cnt. Unified Protector non ha il compito di schierarsi con nessuna delle parti coinvolte nella lotta sul terreno. Con il Cnt noi non abbiamo contatti né coordiniamo le nostre azioni con loro (eppure sembravano in perfetta sincronia, ndt). Lo scopo delle nostre azioni non è di avvantaggiare l’una o l’altra parte, ma quello di eliminare la minaccia verso i civili. La cattura di Qadhafi non è, di per sé, elemento decisivo per il termine della missione militare ».
Ma allora come mai la Reuters riporta che per Buhagiar, ‘coordinatore della caccia all’uomo’ (sic) Gheddafi dovrebbe essere a Birak visto che là la Nato ha bombardato molto giovedì notte?
5.La Nato ha indagato se nel corso dei pesanti bombardamenti avvenuti a Tripoli per spianare la strada al Cnt, sono morti dei civili come da più parti si afferma?
Risposta:
“Tutti i target che abbiamo colpito dall’inizio delle operazioni sono obiettivi strettamente militari, nei quali e dai quali le forze di Qadhafi pianificavano, coordinavano e conducevano attacchi verso la popolazione libica ».
6.E’ ufficialmente noto : ci sono da tempo truppe speciali straniere sul terreno che fanno strada al Cnt, in violazione della 1973.
Risposta:
“Siamo a conoscenza del fatto che alcune Nazioni hanno dichiarato di avere personale in Libia, ma queste non ricadono sotto il comando Nato e non si configurano come personale Nato ».
7.Malgrado l’embargo sulle armi alla Libia, La Nato ha fatto passare un natante carico di armi una volta verificato che era per il Cnt.
Fonte Nato:
«Non ci sono specifiche restrizioni al movimento per mare di armi da un porto libico ad un altro porto Libico. La Nato limita il passaggio di questo materiale tra porti libici nel momento in cui ci dovessero essere informazioni sul loro utilizzo in supporto di attacchi, diretti o indiretti, alla popolazione civile ».
Che come sappiamo è attaccata solo da Gheddafi.
8.In diversi episodi ci sono state vittime civili negli attacchi (fra l’8 e il 9 agosto si parla di 85 morti nel villaggio Majer, vicino a Zliten) ; del resto la Nato da luglio ha dichiarato che anche obiettivi civili sono legittimi se possono nascondere militari… E la protezione dei civili ?
Fonte Nato« Colpiamo solo obiettivi militari (5.000 a oggi) come centri di comando e controllo, infrastrutture militari, armamento di diverso tipo e altri. Prima di colpire questi obiettivi abbiamo monitorato le attività che vi si conducevano molto attentamente grazie ai nostri assetti di sorveglianza ».
Di bambini e donne morti e feriti nelle loro case (e non certo colpiti dal morbillo) ci sono foto, video, nomi. Ma alla Nato non risulta mai.
9.La 1973 chiede di proteggere i civili, dunque dovrebbe essere vietato a rigore bombardare target anche militari là dove, come è successo in molti casi, non minacciavano i civili ; l’esercito libico non doveva essere un obiettivo.
Ma la fonte Nato ripete :
« Abbiamo colpito quando si minacciavano i civili ».
sabato 10 settembre 2011
Libia:Ban Ki-moon come Ponzio Pilato di fronte all' assedio di Sirte
Nessuna azione per la protezione dei civili a Sirte e nelle altre città assediate dalle truppe del Cnt
Libia: Ban Ki-moon come Ponzio Pilato di fronte all'assedio di Sirte
Il Segretario generale dell'Onu assiste all'annunciato bagno di sangue e se ne lava le mani
10 settembre 2011 - Alessandro Marescotti
L'Onu aveva approvato la risoluzione n.1973 per proteggere i civili e far cessare i combattimenti. Quella risoluzione doveva far cessare l'assedio di Gheddafi a Misurata.
Ora la situazione si è capovolta. Ad assediare Sirte e altre città libiche sono le truppe anti-Gheddafi (quelle del Cnt). Il tutto sta avvenendo con il sostegno di aerei ed elicotteri della Nato (in violazione della risoluzione Onu che non autorizza un'azione a sostegno delle truppe antigheddafi) e da esperti militari e mercenari occidentali sul campo (anch'essi in violazione della risoluzione Onu, non dichiarati, ma operativi).
E che succede adesso che si annuncia un nuovo bagno di sangue?
Il sentimento di umanità che aveva ispirato (giustamente) l'Onu a chiedere il cessate il fuoco quando Gheddafi attaccava, scompare adesso che le sorti della guerra si sono rovesciate.
Misurata era una città martire perché assediata. Anche Sirte è una città assediata, ma non è definita dai media città martire, bensì "ultimo bastione del potere di Gheddafi", "città del rais". Tanto basta per disinteressarcene e far cessare il senso dell'umanità.
E così non si chiede il cessate il fuoco ma si attende la battaglia finale.
Si legge sull'agenzia AGI (in data oggi): "Le truppe del Cnt hanno lanciato venerdì l'assalto agli ultimi bastioni ancora in mano a Muammar Gheddafi e adesso si combatte per il controllo di Bani Walid e vicino la citta' natale del rais, Sirte. Le battaglie sono iniziate a poche ore dalla scadenza del termine fissato dal governo ad interim libico perche' i bastioni lealisti si arrendessero, evitando un bagno di sangue".
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon
Chiudi
Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, tace di fronte al bagno di sangue che le truppe del Cnt annunciano se le truppe lealiste non si arrendono. Provate a trovare su Google notizie su Ban Ki-moon, qualche sua reazione all'assedio di Sirte: non ve ne sono.
Una scena da Ponzio Pilato.
Questo segretario generale dell'Onu appare uno spettatore.
Non muove un dito per fermare i massacri, se sono approvati dalla Nato.
Non solo. Nella totale inerzia dell'Onu, l'unica cosa che questo segretario intraprende è quella di spianare la strada ai nuovi vincitori filoNato, quelli che garantiranno contratti petroliferi a prezzi vantaggiosi. Leggete qui: "Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare una missione di appoggio in Libia della durata di tre mesi per sostenere il nuovo governo nella transizione". Questo riporta l'agenzia AGI di ieri.
Alcuni ritengono che occorra abbattere un dittatore come Gheddafi con ogni mezzo.
Il fine giustifica i mezzi?
Allora siamo di fronte al machiavellismo in versione Nato.
Anzi, in versione Onu.
All'Onu che oggi consente azioni fuorilegge dovremo opporre l'Onu della legalità internazionale e della tutela di quei civili. Quell'Onu nata dal sacrificio di tante persone dopo la seconda guerra mondiale per porre termine alla guerre. Quell'Onu che oggi è assente in Libia. Perché le nazioni che dovrebbero far rispettare la risoluzione Onu (che dovrebbe imporre oggi al Cnt di far cessare l'assedio) sono le stesse che sperano di ottenere dal Cnt libico la tutela dei propri interessi petroliferi.
Questa è la ragione inconfessabile per cui oggi l'Onu tradisce il proprio compito. Ma ancora più grave è il silenzio del segretario generale dell'Onu, quel Ban Ki-moon che avrebbe dovuto impegnarsi con tutte le sue forze a "salvare le future generazioni dal flagello della guerra", come recita la carta fondativa dell'Onu.
Spiace dirlo, ma Ban Ki-moon - che finge di non vedere gli orrori di questa guerra quando vincono le truppe filoNato - si colloca fra gli ignavi del nostro tempo. Dante disprezzava gli ignavi perché non prendevano posizione, non si schieravano né con il bene né con il male. Gli ignavi sono gli indifferenti di una storia che ignora i diritti dei vinti. Gli ignavi salgono sul carro del vincitore. Gli ignavi moderni guardano le bombe della Nato cadere ma non si indignano. Gli ignavi di tutti i tempi rivivono oggi in questo spettacolo di afasia della morale, di indifferenza rispetto all'assedio di Sirte. Gli ignavi oggi sono ai piedi dei nuovi vincitori.
Che spettacolo sconfortante vedere il senso morale agire a intermittenza.
Che pena assistere ad accuse di violazioni dei diritti umani contro Gheddafi quando fino a poco tempo fa il dittatore era utile agli Stati Uniti che gli consegnavano i sospetti terroristi da torturare.
Siamo di fronte alla TV come i romani di fronte al Colosseo con i gladiatori. Abbiamo scelto il nostro gladiatore prediletto e gli consentiamo di uccidere.
Quando vedremo i giovani lanciare le pietre dal cavalcavia, non lamentiamoci per l'assenza di regole morali. Noi stiamo facendo di peggio del cavalcavia. Noi li stiamo educando a fare il tifo per i vincitori, anestetizzandoli e immergendoli in un utile brodo di anomia morale.
Alla marcia Perugia Assisi dovremo portare un'altra idea dell'Onu, per evitare che il discredito di questi giorni non travolga per sempre l'idea di una istituzione internazionale che era nata per far cessare la guerra mentre oggi assiste inerme alla strage annunciata.
Che pena constatare la complicità e l'inerzia di un Segretario generale dell'Onu che non osa neppure pronunciare le parole per cui lo paghiamo: "Cessate il fuoco".
Fonte www.peacelink.it
Libia: Ban Ki-moon come Ponzio Pilato di fronte all'assedio di Sirte
Il Segretario generale dell'Onu assiste all'annunciato bagno di sangue e se ne lava le mani
10 settembre 2011 - Alessandro Marescotti
L'Onu aveva approvato la risoluzione n.1973 per proteggere i civili e far cessare i combattimenti. Quella risoluzione doveva far cessare l'assedio di Gheddafi a Misurata.
Ora la situazione si è capovolta. Ad assediare Sirte e altre città libiche sono le truppe anti-Gheddafi (quelle del Cnt). Il tutto sta avvenendo con il sostegno di aerei ed elicotteri della Nato (in violazione della risoluzione Onu che non autorizza un'azione a sostegno delle truppe antigheddafi) e da esperti militari e mercenari occidentali sul campo (anch'essi in violazione della risoluzione Onu, non dichiarati, ma operativi).
E che succede adesso che si annuncia un nuovo bagno di sangue?
Il sentimento di umanità che aveva ispirato (giustamente) l'Onu a chiedere il cessate il fuoco quando Gheddafi attaccava, scompare adesso che le sorti della guerra si sono rovesciate.
Misurata era una città martire perché assediata. Anche Sirte è una città assediata, ma non è definita dai media città martire, bensì "ultimo bastione del potere di Gheddafi", "città del rais". Tanto basta per disinteressarcene e far cessare il senso dell'umanità.
E così non si chiede il cessate il fuoco ma si attende la battaglia finale.
Si legge sull'agenzia AGI (in data oggi): "Le truppe del Cnt hanno lanciato venerdì l'assalto agli ultimi bastioni ancora in mano a Muammar Gheddafi e adesso si combatte per il controllo di Bani Walid e vicino la citta' natale del rais, Sirte. Le battaglie sono iniziate a poche ore dalla scadenza del termine fissato dal governo ad interim libico perche' i bastioni lealisti si arrendessero, evitando un bagno di sangue".
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon
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Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, tace di fronte al bagno di sangue che le truppe del Cnt annunciano se le truppe lealiste non si arrendono. Provate a trovare su Google notizie su Ban Ki-moon, qualche sua reazione all'assedio di Sirte: non ve ne sono.
Una scena da Ponzio Pilato.
Questo segretario generale dell'Onu appare uno spettatore.
Non muove un dito per fermare i massacri, se sono approvati dalla Nato.
Non solo. Nella totale inerzia dell'Onu, l'unica cosa che questo segretario intraprende è quella di spianare la strada ai nuovi vincitori filoNato, quelli che garantiranno contratti petroliferi a prezzi vantaggiosi. Leggete qui: "Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare una missione di appoggio in Libia della durata di tre mesi per sostenere il nuovo governo nella transizione". Questo riporta l'agenzia AGI di ieri.
Alcuni ritengono che occorra abbattere un dittatore come Gheddafi con ogni mezzo.
Il fine giustifica i mezzi?
Allora siamo di fronte al machiavellismo in versione Nato.
Anzi, in versione Onu.
All'Onu che oggi consente azioni fuorilegge dovremo opporre l'Onu della legalità internazionale e della tutela di quei civili. Quell'Onu nata dal sacrificio di tante persone dopo la seconda guerra mondiale per porre termine alla guerre. Quell'Onu che oggi è assente in Libia. Perché le nazioni che dovrebbero far rispettare la risoluzione Onu (che dovrebbe imporre oggi al Cnt di far cessare l'assedio) sono le stesse che sperano di ottenere dal Cnt libico la tutela dei propri interessi petroliferi.
Questa è la ragione inconfessabile per cui oggi l'Onu tradisce il proprio compito. Ma ancora più grave è il silenzio del segretario generale dell'Onu, quel Ban Ki-moon che avrebbe dovuto impegnarsi con tutte le sue forze a "salvare le future generazioni dal flagello della guerra", come recita la carta fondativa dell'Onu.
Spiace dirlo, ma Ban Ki-moon - che finge di non vedere gli orrori di questa guerra quando vincono le truppe filoNato - si colloca fra gli ignavi del nostro tempo. Dante disprezzava gli ignavi perché non prendevano posizione, non si schieravano né con il bene né con il male. Gli ignavi sono gli indifferenti di una storia che ignora i diritti dei vinti. Gli ignavi salgono sul carro del vincitore. Gli ignavi moderni guardano le bombe della Nato cadere ma non si indignano. Gli ignavi di tutti i tempi rivivono oggi in questo spettacolo di afasia della morale, di indifferenza rispetto all'assedio di Sirte. Gli ignavi oggi sono ai piedi dei nuovi vincitori.
Che spettacolo sconfortante vedere il senso morale agire a intermittenza.
Che pena assistere ad accuse di violazioni dei diritti umani contro Gheddafi quando fino a poco tempo fa il dittatore era utile agli Stati Uniti che gli consegnavano i sospetti terroristi da torturare.
Siamo di fronte alla TV come i romani di fronte al Colosseo con i gladiatori. Abbiamo scelto il nostro gladiatore prediletto e gli consentiamo di uccidere.
Quando vedremo i giovani lanciare le pietre dal cavalcavia, non lamentiamoci per l'assenza di regole morali. Noi stiamo facendo di peggio del cavalcavia. Noi li stiamo educando a fare il tifo per i vincitori, anestetizzandoli e immergendoli in un utile brodo di anomia morale.
Alla marcia Perugia Assisi dovremo portare un'altra idea dell'Onu, per evitare che il discredito di questi giorni non travolga per sempre l'idea di una istituzione internazionale che era nata per far cessare la guerra mentre oggi assiste inerme alla strage annunciata.
Che pena constatare la complicità e l'inerzia di un Segretario generale dell'Onu che non osa neppure pronunciare le parole per cui lo paghiamo: "Cessate il fuoco".
Fonte www.peacelink.it
venerdì 9 settembre 2011
sabato 10 settembre Siria, manifestazione a Roma. L'appello dell' Unione dei Coordinamenti
Appello dell'Unione dei Coordinamenti per il sostegno alla Rivoluzione Siriana in Italia
Sabato 10 settembre, ore 10:00, Piazza dell’Aracoeli 1, Roma, sotto l’Ambasciata siriana
Manifestazione nazionale
Dopo la pacifica rivolta del popolo siriano per la libertà, la dignità e la costituzione di uno stato indipendente, civile e democratico, in accordo coi principi espressi dai coordinamenti costituti all’interno della Siria per guidare la rivoluzione, i liberi cittadini siriani all’estero si sono organizzati per sostenere la rivoluzione creando l’Unione dei coordinamenti in Italia per il sostegno alla rivoluzione Siriana
L’Atto fondativo dell’Unione dei coordinamenti in Italia per il sostegno alla rivoluzione Siriana ribadisce i seguenti principi fondamentali e irrinunciabili :
1. Affermare il carattere pacifico della rivoluzione popolare e il categorico rifiuto dell’uso della violenza e della ritorsione. Affermare, inoltre, il rigetto per le pratiche di persecuzione, umiliazione, tortura e omicidio utilizzate dagli apparati di sicurezza del regime per reprimere la rivoluzione.
2. Affermare la creazione di uno stato siriano moderno sulla base di una nuova costituzione, che garantisca i diritti civili e politici per tutti i siriani, senza discriminazioni di carattere ideologico, religioso, etnico, o sessuale. Ribadire, altresì, i principi del pacifico passaggio del potere sulla base di un suffragio universale, libero e trasparente e la netta separazione tra i poteri : legislativo, giudiziario ed esecutivo. Sottolineare l’esigenza di una distribuzione più equa delle risorse con l'abolizione del monopolio di queste, da parte di una sola categoria sociale, come quella che governa la Siria da più di quattro decenni, e perseguire lo sradicamento della corruzione, dei corrotti e corruttori e della soffocante burocrazia.
3. Sostenere la creazione di uno Stato Civile e Democratico, che garantisca i diritti politici e civili del cittadino siriano all’interno del paese e all’estero, senza discriminazioni. Affermare la necessità di eliminare l’attuale sistema di sicurezza tirannico e repressivo.
4. Rifiutare e respingere totalmente l’interferenza esterna nella rivoluzione e la sua strumentalizzazione politica da parte di qualsiasi forza regionale e/o internazionale, nella profonda convinzione che il popolo siriano sia in grado di gestire i suoi rapporti e designare il proprio futuro autonomamente, nella piena sovranità e integrità territoriale.
5. Confermare che questa rivoluzione è l’espressione di giuste rivendicazioni del popolo siriano, per le quali i suoi cittadini si sacrificano quotidianamente, e non consentire ad alcuno di ottenere mandato su di essa.
Le forze interne che sostengono la rivoluzione sono in grado di realizzare, da sole, le aspirazioni di questo popolo oppresso, ed è nostro dovere sostenerle ed impegnarci per il conseguimento delle sue rivendicazioni: la libertà, la dignità e la giustizia sociale.
6. Affermare l’unità del popolo siriano in tutte le sue componenti etniche e sociali che sono parti integranti del mondo arabo. Ribadire, quindi, i suoi principi fondamentali e le sue ragioni patriottiche e nazionalistiche, che si impegna a difendere.
7. Contattare tutte le forze sociali, le organizzazioni per i diritti civili ed il governo italiano affinché svolgano pressione politica sull’attuale regime siriano, per impedirgli di esercitare sulla popolazione sistematica umiliazione, prigionia, tortura, terrore, espulsione e organizzato omicidio di massa e per sostenere le fondamentali rivendicazioni del popolo.
8. Dichiarare che l’unione dei coordinamenti per il sostegno della rivoluzione siriana in Italia avrà un consiglio generale e unico a cui parteciperanno coordinamenti locali di tutta l’Italia. Il consiglio comprenderà anche alcune personalità patriottiche presenti in Italia non macchiate da crimini o compromesse con il regime.
9. Mantenere i contatti fra l’unione dei coordinamenti per il sostegno alla rivoluzione siriana in Italia e i coordinamenti della rivoluzione all’interno della Siria nonché le forze patriottiche e oneste dell’opposizione rifugiate all’estero. L’obiettivo principale è di ottenere una posizione unitaria nel rispetto delle caratteristiche specifiche di ogni individuo, gruppo e organizzazione, attraverso il lavoro, la collaborazione e la coordinazione di tutti gli sforzi. Nessuno ha il diritto di ignorare o escludere l’altro.
10. Invitare tutti i diplomatici siriani ad aderire alla rivoluzione popolare democratica e pacifica, affinché si separino definitivamente dall’attuale regime poliziesco e si astengano altresì dal rappresentarlo all’estero. Agire e combattere inoltre per l’espulsione di tutti i diplomatici fedeli a questo regime autoritario e tirannico da tutte le ambasciate gestite dai servizi segreti e da tutte le istituzioni dello stato siriano.
Sabato 10 settembre, ore 10:00, Piazza dell’Aracoeli 1, Roma, sotto l’Ambasciata siriana
Manifestazione nazionale
Dopo la pacifica rivolta del popolo siriano per la libertà, la dignità e la costituzione di uno stato indipendente, civile e democratico, in accordo coi principi espressi dai coordinamenti costituti all’interno della Siria per guidare la rivoluzione, i liberi cittadini siriani all’estero si sono organizzati per sostenere la rivoluzione creando l’Unione dei coordinamenti in Italia per il sostegno alla rivoluzione Siriana
L’Atto fondativo dell’Unione dei coordinamenti in Italia per il sostegno alla rivoluzione Siriana ribadisce i seguenti principi fondamentali e irrinunciabili :
1. Affermare il carattere pacifico della rivoluzione popolare e il categorico rifiuto dell’uso della violenza e della ritorsione. Affermare, inoltre, il rigetto per le pratiche di persecuzione, umiliazione, tortura e omicidio utilizzate dagli apparati di sicurezza del regime per reprimere la rivoluzione.
2. Affermare la creazione di uno stato siriano moderno sulla base di una nuova costituzione, che garantisca i diritti civili e politici per tutti i siriani, senza discriminazioni di carattere ideologico, religioso, etnico, o sessuale. Ribadire, altresì, i principi del pacifico passaggio del potere sulla base di un suffragio universale, libero e trasparente e la netta separazione tra i poteri : legislativo, giudiziario ed esecutivo. Sottolineare l’esigenza di una distribuzione più equa delle risorse con l'abolizione del monopolio di queste, da parte di una sola categoria sociale, come quella che governa la Siria da più di quattro decenni, e perseguire lo sradicamento della corruzione, dei corrotti e corruttori e della soffocante burocrazia.
3. Sostenere la creazione di uno Stato Civile e Democratico, che garantisca i diritti politici e civili del cittadino siriano all’interno del paese e all’estero, senza discriminazioni. Affermare la necessità di eliminare l’attuale sistema di sicurezza tirannico e repressivo.
4. Rifiutare e respingere totalmente l’interferenza esterna nella rivoluzione e la sua strumentalizzazione politica da parte di qualsiasi forza regionale e/o internazionale, nella profonda convinzione che il popolo siriano sia in grado di gestire i suoi rapporti e designare il proprio futuro autonomamente, nella piena sovranità e integrità territoriale.
5. Confermare che questa rivoluzione è l’espressione di giuste rivendicazioni del popolo siriano, per le quali i suoi cittadini si sacrificano quotidianamente, e non consentire ad alcuno di ottenere mandato su di essa.
Le forze interne che sostengono la rivoluzione sono in grado di realizzare, da sole, le aspirazioni di questo popolo oppresso, ed è nostro dovere sostenerle ed impegnarci per il conseguimento delle sue rivendicazioni: la libertà, la dignità e la giustizia sociale.
6. Affermare l’unità del popolo siriano in tutte le sue componenti etniche e sociali che sono parti integranti del mondo arabo. Ribadire, quindi, i suoi principi fondamentali e le sue ragioni patriottiche e nazionalistiche, che si impegna a difendere.
7. Contattare tutte le forze sociali, le organizzazioni per i diritti civili ed il governo italiano affinché svolgano pressione politica sull’attuale regime siriano, per impedirgli di esercitare sulla popolazione sistematica umiliazione, prigionia, tortura, terrore, espulsione e organizzato omicidio di massa e per sostenere le fondamentali rivendicazioni del popolo.
8. Dichiarare che l’unione dei coordinamenti per il sostegno della rivoluzione siriana in Italia avrà un consiglio generale e unico a cui parteciperanno coordinamenti locali di tutta l’Italia. Il consiglio comprenderà anche alcune personalità patriottiche presenti in Italia non macchiate da crimini o compromesse con il regime.
9. Mantenere i contatti fra l’unione dei coordinamenti per il sostegno alla rivoluzione siriana in Italia e i coordinamenti della rivoluzione all’interno della Siria nonché le forze patriottiche e oneste dell’opposizione rifugiate all’estero. L’obiettivo principale è di ottenere una posizione unitaria nel rispetto delle caratteristiche specifiche di ogni individuo, gruppo e organizzazione, attraverso il lavoro, la collaborazione e la coordinazione di tutti gli sforzi. Nessuno ha il diritto di ignorare o escludere l’altro.
10. Invitare tutti i diplomatici siriani ad aderire alla rivoluzione popolare democratica e pacifica, affinché si separino definitivamente dall’attuale regime poliziesco e si astengano altresì dal rappresentarlo all’estero. Agire e combattere inoltre per l’espulsione di tutti i diplomatici fedeli a questo regime autoritario e tirannico da tutte le ambasciate gestite dai servizi segreti e da tutte le istituzioni dello stato siriano.
Peppe Sini-Cinque punti per una alternativa nonviolenta
CINQUE PUNTI DI UN PROGRAMMA PER L'ALTERNATIVA NONVIOLENTA
Primo: che cessi immediatamente l'illegale partecipazione italiana alla guerre assassine in corso; e si adoperi invece l'Italia per la pace che salva le vite.
Secondo: che siano immediatamente abrogate tutte le misure razziste illegalmente imposte dal governo; e torni invece l'Italia al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani ed accolga ed assista quindi tutti gli esseri umani in fuga da dittature, guerre, fame.
Terzo: tagliare drasticamente le spese militari ed attuare una politica di disarmo e di smilitarizzazione; ed adoperare le pubbliche risorse per promuovere il diritto di tutti alla casa, allo studio, alla salute, all'assistenza, a un ambiente vivibile, auna vita degna.
Quarto: stop alle cosiddette "grandi opere" nocive per la salute e distruttive dell'ecosistema; e si avvii invece una profonda riconversione ecologica dell'economia.
Quinto: opposizione al regime della corruzione complice dei poteri criminali; e riaffermazione della legalita' e della solidarieta' che ogni essere umano raggiunge, riconosce, sostiene.
www.peacelink.it
Primo: che cessi immediatamente l'illegale partecipazione italiana alla guerre assassine in corso; e si adoperi invece l'Italia per la pace che salva le vite.
Secondo: che siano immediatamente abrogate tutte le misure razziste illegalmente imposte dal governo; e torni invece l'Italia al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani ed accolga ed assista quindi tutti gli esseri umani in fuga da dittature, guerre, fame.
Terzo: tagliare drasticamente le spese militari ed attuare una politica di disarmo e di smilitarizzazione; ed adoperare le pubbliche risorse per promuovere il diritto di tutti alla casa, allo studio, alla salute, all'assistenza, a un ambiente vivibile, auna vita degna.
Quarto: stop alle cosiddette "grandi opere" nocive per la salute e distruttive dell'ecosistema; e si avvii invece una profonda riconversione ecologica dell'economia.
Quinto: opposizione al regime della corruzione complice dei poteri criminali; e riaffermazione della legalita' e della solidarieta' che ogni essere umano raggiunge, riconosce, sostiene.
www.peacelink.it
mercoledì 7 settembre 2011
8 settembre Libia,Nato Sit-in a Montecitorio
Rete No War-Roma e U.S. Citizens for Peace & Justice-Rome
CONVOCAZIONE E COMUNICATO STAMPA
FUORI LA NATO DALLA LIBIA DOPO SEI MESI DI BOMBARDAMENTI, MASSACRI E BUGIE. NEGOZIATI DI PACE FRA LE PARTI.
ACCOGLIAMO I MIGRANTI AFRICANI IN FUGA DALLA "NUOVA" LIBIA.
Roma, piazza Montecitorio, giovedì 8 settembre, ore 17-20,
sit-in contro la guerra Nato e italiana in Libia e le menzogne dei media.
DOMANI 8 SETTEMBRE a Piazza Montecitorio dalle ore 17 alle ore 20 la "Rete No War-Roma" e gli "U.S. Citizens for Peace& Justice - Rome" invitano gruppi e cittadinanza a un sit-in per ribadire la condanna della partecipazione italiana e degli altri paesi Nato alla guerra in Libia.
I due gruppi ricordano che i bombardamenti della Nato continuano dal 19 marzo e non sono cessati. Questa aggressione viola platealmente il dispositivo della risoluzione Onu 1973 per la "protezione dei civili in Libia", una risoluzione oltretutto fondata su notizie false. Sotto i bombardamenti sono morti o sono stati mutilati o feriti migliaia di civili residenti in Libia, quasi un milione di migranti sono stati costretti a lasciare il paese, infrastrutture civili sono state distrutte, sono decine di migliaia gli sfollati, e si sono verificate e si stanno verificando violenze inaudite ai danni di migranti africani e vendette sui cittadini libici. Nell'ultima fase i bombardamenti della Nato a sostegno di una fazione libica sono stati violentissimi, sia a Tripoli che nelle città assediate di Sirte, Ben Walid, Sebha.
I due gruppi, attivi contro la guerra in Libia fin dallo scorso marzo, chiedono alle istituzioni italiane e ai governi dei paesi della Nato:
- che la Nato finalmente cessi di condurre bombardamenti e appoggiare assedi in Libia e si ritiri dal paese che di fatto occupa
- che l'Italia si impegni per il ritiro di qualunque tipo di presenza Nato dalla Libia
- che siano sostenute iniziative negoziali per una vera pace, portate avanti da attori quali l'Unione Africana
- che l'Italia accolga i migranti africani in fuga dalla "nuova Libia"
- che si contrasti in ogni sede ogni futuro tentativo di guerra Nato contro altri paesi.
I convocanti chiedono ai media di cessare l'opera di propaganda a favore di una sola parte e della Nato.
Promettono di continuare a impegnarsi per far conoscere la verità sulla guerra, sulle sue cause e sulle sue criminali conseguenze (anche con azioni legali internazionali).
CONVOCAZIONE E COMUNICATO STAMPA
FUORI LA NATO DALLA LIBIA DOPO SEI MESI DI BOMBARDAMENTI, MASSACRI E BUGIE. NEGOZIATI DI PACE FRA LE PARTI.
ACCOGLIAMO I MIGRANTI AFRICANI IN FUGA DALLA "NUOVA" LIBIA.
Roma, piazza Montecitorio, giovedì 8 settembre, ore 17-20,
sit-in contro la guerra Nato e italiana in Libia e le menzogne dei media.
DOMANI 8 SETTEMBRE a Piazza Montecitorio dalle ore 17 alle ore 20 la "Rete No War-Roma" e gli "U.S. Citizens for Peace& Justice - Rome" invitano gruppi e cittadinanza a un sit-in per ribadire la condanna della partecipazione italiana e degli altri paesi Nato alla guerra in Libia.
I due gruppi ricordano che i bombardamenti della Nato continuano dal 19 marzo e non sono cessati. Questa aggressione viola platealmente il dispositivo della risoluzione Onu 1973 per la "protezione dei civili in Libia", una risoluzione oltretutto fondata su notizie false. Sotto i bombardamenti sono morti o sono stati mutilati o feriti migliaia di civili residenti in Libia, quasi un milione di migranti sono stati costretti a lasciare il paese, infrastrutture civili sono state distrutte, sono decine di migliaia gli sfollati, e si sono verificate e si stanno verificando violenze inaudite ai danni di migranti africani e vendette sui cittadini libici. Nell'ultima fase i bombardamenti della Nato a sostegno di una fazione libica sono stati violentissimi, sia a Tripoli che nelle città assediate di Sirte, Ben Walid, Sebha.
I due gruppi, attivi contro la guerra in Libia fin dallo scorso marzo, chiedono alle istituzioni italiane e ai governi dei paesi della Nato:
- che la Nato finalmente cessi di condurre bombardamenti e appoggiare assedi in Libia e si ritiri dal paese che di fatto occupa
- che l'Italia si impegni per il ritiro di qualunque tipo di presenza Nato dalla Libia
- che siano sostenute iniziative negoziali per una vera pace, portate avanti da attori quali l'Unione Africana
- che l'Italia accolga i migranti africani in fuga dalla "nuova Libia"
- che si contrasti in ogni sede ogni futuro tentativo di guerra Nato contro altri paesi.
I convocanti chiedono ai media di cessare l'opera di propaganda a favore di una sola parte e della Nato.
Promettono di continuare a impegnarsi per far conoscere la verità sulla guerra, sulle sue cause e sulle sue criminali conseguenze (anche con azioni legali internazionali).
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8 settembre,Libia-Nato,il gruppo Alternativa al sit-in a Montecitorio
Sit-in Montecitorio: fermiamo i bombardamenti Nato
«La Nato è autorizzata dall’Onu a proteggere i civili libici in pericolo, quindi i suoi aerei dovrebbero semmai tenere lontano da Sirte, Sebha e Bani Walid le forze del CNT che le assediano e che potrebbero compiere una pulizia etnica delle tribù lealiste che vi risiedono».
Alternativa giovedi 8 settembre sarà davanti Montecitorio, insieme ai gruppi pacifisti NoWar-Roma e U.S. Citizens for Peace & Justice – Roma, per chiedere alle istituzioni italiane il cessate il fuoco immediato in Libia, la fine dei bombardamenti e dell’assedio Nato alle città.
Come infatti viene ricordato dai due gruppi pacifisti «La Nato è autorizzata dall’Onu a proteggere i civili libici in pericolo, quindi i suoi aerei dovrebbero semmai tenere lontano da Sirte, Sebha e Bani Walid le forze del CNT che le assediano e che potrebbero compiere una pulizia etnica delle tribù lealiste che vi risiedono e, nonostante i dinieghi del Ministro della Difesa La Russa, attualmente l’aeronautica militare italiana sgancia bombe su obiettivi libici che non pongono nessuna minaccia per l’incolumità dei civili. Inoltre, sembra che usi ora persino i nuovi velivoli senza pilota PREDATOR-B, anch’essi equipaggiati di bombe e missili, per attacchi offensivi».
Queste azioni violano la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e gli articoli 13 e 14 del II Protocollo della Convenzione di Ginevra a protezione della popolazione civile.
Pertanto Alternativa sarà in piazza e chiede, insieme a NoWar-Roma e a U.S. Citizens for Peace & Justice – Roma che il governo italiano ordini all’Aeronautica di abbandonare ogni azione offensiva contro obiettivi che non pongono una minaccia per i civili e di usare i suoi aerei per proteggere i cittadini di Sirte e di Bani Walid dalle truppe del CNT.
Dr. Rodolfo Monacelli
Alternativa - Ufficio stampa
Tel: 3298725002
Mail: ufficiostampa at alternativa-politica.it
http://www.alternativa-politica.it
http://www.giuliettochiesa.it
http://www.megachip.info
«La Nato è autorizzata dall’Onu a proteggere i civili libici in pericolo, quindi i suoi aerei dovrebbero semmai tenere lontano da Sirte, Sebha e Bani Walid le forze del CNT che le assediano e che potrebbero compiere una pulizia etnica delle tribù lealiste che vi risiedono».
Alternativa giovedi 8 settembre sarà davanti Montecitorio, insieme ai gruppi pacifisti NoWar-Roma e U.S. Citizens for Peace & Justice – Roma, per chiedere alle istituzioni italiane il cessate il fuoco immediato in Libia, la fine dei bombardamenti e dell’assedio Nato alle città.
Come infatti viene ricordato dai due gruppi pacifisti «La Nato è autorizzata dall’Onu a proteggere i civili libici in pericolo, quindi i suoi aerei dovrebbero semmai tenere lontano da Sirte, Sebha e Bani Walid le forze del CNT che le assediano e che potrebbero compiere una pulizia etnica delle tribù lealiste che vi risiedono e, nonostante i dinieghi del Ministro della Difesa La Russa, attualmente l’aeronautica militare italiana sgancia bombe su obiettivi libici che non pongono nessuna minaccia per l’incolumità dei civili. Inoltre, sembra che usi ora persino i nuovi velivoli senza pilota PREDATOR-B, anch’essi equipaggiati di bombe e missili, per attacchi offensivi».
Queste azioni violano la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e gli articoli 13 e 14 del II Protocollo della Convenzione di Ginevra a protezione della popolazione civile.
Pertanto Alternativa sarà in piazza e chiede, insieme a NoWar-Roma e a U.S. Citizens for Peace & Justice – Roma che il governo italiano ordini all’Aeronautica di abbandonare ogni azione offensiva contro obiettivi che non pongono una minaccia per i civili e di usare i suoi aerei per proteggere i cittadini di Sirte e di Bani Walid dalle truppe del CNT.
Dr. Rodolfo Monacelli
Alternativa - Ufficio stampa
Tel: 3298725002
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sabato 3 settembre 2011
10 e 11 settembre facciamo Piazza Pulita
Il 10 e 11 settembre facciamo Piazza Pulita
Due giorni in piazza per dire basta ai privilegi della Casta, alla corruzione, al malaffare, ai condannati in Parlamento. Per dire che non vogliamo che a pagare i costi della crisi e del fallimento economico del governo siano i giovani e le famiglie mentre la classe politica si guarda bene dall’intervenire sugli enormi costi della politica. Ma anche per ribadire che non siamo merci nelle mani di banchieri, affaristi e politici europei.
Dario Fo e Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri e Ascanio Celestini, Margherita Hack e Paolo Flores D’Arcais, ma anche tutti i cittadini indignati che vogliono reagire, la parte migliore del nostro Paese si mobilita e lancia un appello: torniamo in piazza a Roma il 10-11 settembre.
Il 10 settembre ci troveremo alle 14 in p.zza della Repubblica per una Camminata verso l\'assemblea popolare per le strade di Roma. Alle 17, in piazza San Giovanni, cominceremo la nostra assemblea autorganizzata e autogestita, discuteremo in gruppi grandi e piccoli che formeranno tanti capanelli di lavoro, scuola, costi della politica, corruzione, casta,finanza, disabilità e di tutti gli argomenti che ciascuno riterrà importanti.
Non ci sarà nessun palco centrale, ma una discussione diffusa e autorganizzata. Poi la sera ci sarà spazio anche per musica e animazioni teatrali, anche queste completamente autogestite.
L\'11 si svolgerà una grande assemblea popolare per ragionare sulle tematiche decise nei gruppi e sul proseguo della mobilitazione.
Cosa puoi fare?
Difffondi, Organizza, Contribuisci, Partecipa:
Diffondere la notizia anche scaricando il materiale e i banner da inserire sul tuo blog o sito (http://letteraviola.it/piazzapulita/materiali/), informando amici e parenti di questa iniziativa.
Partecipare all\'organizzazione: ci troviamo domenica 4 settembre dalle 17 in poi e lunedì 5, mercoledì 6 e venerdì 7 settembre dalle 18.30 a Roma in piazza di Porta San Giovanni (accanto alla statua di San Francesco)
Contribuire alle spese: dobbiamo raccogliere circa 8.000 euro per coprire i costi essenziali (tendoni, luce, Adsl, tavoli, sedie, bagni chimici, amplificazione...), siamo a quota 2.200, ne mancano 5.800, bastano anche pochi euro: è la scommessa che vogliamo giocare, non accetteremo soldi da partiti e sindacati, per mantenere la completa autonomia dell\'iniziativa.
Vai a questa pagina http://letteraviola.it/piazzapulita/fai-una-offerta/ per contribuire.
Ma soprattutto partecipa alle due giornate e ricorda che se vieni da fuori Roma potrai piantare la tua tenda a San Giovanni.
Questa volta scendiamo in piazza non solo per protestare ma per conoscerci, discutere, proporre e stare bene insieme.
Per favore impegnati a fare alcuni gesti concreti: inoltra questa mail a tutti i tuoi contatti, fai almeno 5 telefonate e diffondi almeno 10 SMS con questo messaggio: Facciamo Piazza Pulita, 10/11 settembre a Roma. Non siamo merci in mano a banchieri e politici. Contro la Casta e la corruzione.
Partecipa: www.ilpopoloviola.it.
Grazie
Adele, Amedea, Franz, Gianfranco, Giulia, Giuseppe, Massimo e tutti gli
altri amici.
Due giorni in piazza per dire basta ai privilegi della Casta, alla corruzione, al malaffare, ai condannati in Parlamento. Per dire che non vogliamo che a pagare i costi della crisi e del fallimento economico del governo siano i giovani e le famiglie mentre la classe politica si guarda bene dall’intervenire sugli enormi costi della politica. Ma anche per ribadire che non siamo merci nelle mani di banchieri, affaristi e politici europei.
Dario Fo e Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri e Ascanio Celestini, Margherita Hack e Paolo Flores D’Arcais, ma anche tutti i cittadini indignati che vogliono reagire, la parte migliore del nostro Paese si mobilita e lancia un appello: torniamo in piazza a Roma il 10-11 settembre.
Il 10 settembre ci troveremo alle 14 in p.zza della Repubblica per una Camminata verso l\'assemblea popolare per le strade di Roma. Alle 17, in piazza San Giovanni, cominceremo la nostra assemblea autorganizzata e autogestita, discuteremo in gruppi grandi e piccoli che formeranno tanti capanelli di lavoro, scuola, costi della politica, corruzione, casta,finanza, disabilità e di tutti gli argomenti che ciascuno riterrà importanti.
Non ci sarà nessun palco centrale, ma una discussione diffusa e autorganizzata. Poi la sera ci sarà spazio anche per musica e animazioni teatrali, anche queste completamente autogestite.
L\'11 si svolgerà una grande assemblea popolare per ragionare sulle tematiche decise nei gruppi e sul proseguo della mobilitazione.
Cosa puoi fare?
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Partecipare all\'organizzazione: ci troviamo domenica 4 settembre dalle 17 in poi e lunedì 5, mercoledì 6 e venerdì 7 settembre dalle 18.30 a Roma in piazza di Porta San Giovanni (accanto alla statua di San Francesco)
Contribuire alle spese: dobbiamo raccogliere circa 8.000 euro per coprire i costi essenziali (tendoni, luce, Adsl, tavoli, sedie, bagni chimici, amplificazione...), siamo a quota 2.200, ne mancano 5.800, bastano anche pochi euro: è la scommessa che vogliamo giocare, non accetteremo soldi da partiti e sindacati, per mantenere la completa autonomia dell\'iniziativa.
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Ma soprattutto partecipa alle due giornate e ricorda che se vieni da fuori Roma potrai piantare la tua tenda a San Giovanni.
Questa volta scendiamo in piazza non solo per protestare ma per conoscerci, discutere, proporre e stare bene insieme.
Per favore impegnati a fare alcuni gesti concreti: inoltra questa mail a tutti i tuoi contatti, fai almeno 5 telefonate e diffondi almeno 10 SMS con questo messaggio: Facciamo Piazza Pulita, 10/11 settembre a Roma. Non siamo merci in mano a banchieri e politici. Contro la Casta e la corruzione.
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