Attorno alla questione energetica si muovono ambienti diversi che non interagiscono tra loro e si occupano di questioni in apparenza diverse ma che hanno tra di loro dei legami piu' o meno stretti. Tra questi ambienti diversi troviamo:
- il settore produttivo che ruota attorno alle energie rinnovabili. Questo e' un sottoinsieme del settore produttivo che ruota attorno all' energia, settore che e' in buona salute nonostante la crisi che grava su tutta l' economia. Grazie agli incentivi e ai progressi tecnologici che hanno reso le energie rinnovabili ormai competitive si e' creato un settore con qualche migliaio di addetti che muove una fetta non indifferente di denaro. Questo settore e' in crescita nonostante la stagnazione o recessione generale.
- Il segmento di professori che studia e tenta di divulgare il processo del picco petrolifero, processo che da circa 10 anni condiziona in maniera decisiva l' economia e le relazioni mondiali ma che viene ignorato da media, politici e scienza ufficiali, nonostante ormai nessuno, se non pochi sfortunati disinformati,tra i quali qualche giornalista ,osi contestarlo.
Paradossalmente il settore produttivo delle rinnovabili ignora e non parla di questo processo. Nelle fiere, come quella a Verona del 5-6-7 maggio, nonostante ci siano decine di convegni e seminari non viene neanche citato.
Questo settore delle energie rinnovabili che pure muove le sue lobby, ormai influenti, per sensibilizzare il mondo politico, non contesta neanche il grande spreco di denaro pubblico che viene indirizzato verso la costruzione di impianti produttivi inutili e dannosi come quelli nucleari,i rigassificatori,gli inceneritori. Questi impianti anche se pericolosi per la salute, inefficaci come produzione di energia, grazie al fatto di essere un affare condotto da grandi gruppi industriali che controllano anche molta parte della stampa riescono ad avere un appoggio bipartisan dal mondo politico, che si sente moderno perche' cosi leggono su giornali (di proprieta' di chi fa affari con questi impianti).
Ma a loro volta i comitati che si muovono soprattutto a livello territoriale contro questi "mostri per l'ambiente e per la salute" ignorano quasi completamente il livello ormai elevato che ha raggiunto la tecnologia delle fonti rinnovabili, quanta energia si potrebbe produrre con queste e quanta energia si potrebbe risparmiare con il solare termico e la bio-edilizia.
l' intervento integrale e disponibile sul blog http://myspace.com/energiaoggiedomani
mercoledì 28 aprile 2010
lunedì 26 aprile 2010
Crisi: una terza via tra rabbia e depressione, tra esplosione sociale e implosione.
L' intreccio tra le politiche neoliberiste degli ultimi trent' anni e il processo del picco petrolifero, che ha cominciato ad incidere nella realta' economica-sociale del mondo negli ultimi 10-15, portera' ad un aggravamento progressivo della crisi economica mondiale. La Grecia e' il primo esempio drammatico di questo percorso che segnera' sicuramente i prossimi dieci anni. La reazione o va nella direzione dell' esplodere di rabbia e ribellismo, piu' o meno violento, o va verso la depressione, la repressione , piu' meno violenta, direttamente o psicologicamente,socialmente.
C' e' una terza via ? La dobbiamo trovare o tentare assolutamente. Il primo passo e' capire ed esplicitare alcuni aspetti della situazione che sono ormai evidenti ma non ancora teorizzati e diffusi.
a) E' finita l' illusione della crescita illimitata, questo rimette in discussione tanti concetti, idee che sono andate per la maggiore negli ultimi decenni, non solo negli anni segnati dal neoliberismo. Si tornera' finalmente a pensare che la felicita non e' l' abbondanza dei beni materiali. Il consumismo oltre che alienante,come e' sempre stato, sara' incompatibile economicamente con l' equilibrio della societa'.
b) Bisogna ridistribuire, anche nella crisi c'e' chi ha fortune immense o grandissime o grandi e chi non ha il necessario.Il neoliberismo ha allargato a dismisura la forbice, occorre cambiare subito direzione e i primi che dovranno cambiare sono nella sinistra europea che negli ultimi anni ha accettato il neoliberismo.
c) la situazione economica peggiorera' progressivamente, quindi dobbiamo partire subito con la rivoluzione energetica, pulita e per tutti (compresi il 1.500.000.000 abitanti di questo pianeta che non hanno ancora accesso all' energia elettrica).
C' e' una terza via ? La dobbiamo trovare o tentare assolutamente. Il primo passo e' capire ed esplicitare alcuni aspetti della situazione che sono ormai evidenti ma non ancora teorizzati e diffusi.
a) E' finita l' illusione della crescita illimitata, questo rimette in discussione tanti concetti, idee che sono andate per la maggiore negli ultimi decenni, non solo negli anni segnati dal neoliberismo. Si tornera' finalmente a pensare che la felicita non e' l' abbondanza dei beni materiali. Il consumismo oltre che alienante,come e' sempre stato, sara' incompatibile economicamente con l' equilibrio della societa'.
b) Bisogna ridistribuire, anche nella crisi c'e' chi ha fortune immense o grandissime o grandi e chi non ha il necessario.Il neoliberismo ha allargato a dismisura la forbice, occorre cambiare subito direzione e i primi che dovranno cambiare sono nella sinistra europea che negli ultimi anni ha accettato il neoliberismo.
c) la situazione economica peggiorera' progressivamente, quindi dobbiamo partire subito con la rivoluzione energetica, pulita e per tutti (compresi il 1.500.000.000 abitanti di questo pianeta che non hanno ancora accesso all' energia elettrica).
sabato 24 aprile 2010
Dalla Grecia arrivera' il primo test sulle reazioni alla crisi.Rabbia o depressione?Esplosione o implosione?
"Il rischio di implosione sociale è alto: la disoccupazione salirà quest'anno all'11,3%, due punti in più del 2009, quella giovanile sfiora il 30%. Il Pil, dopo il -2% del 2009, scenderà anche nel 2010 per l'Fmi di un altro 2% . E se persino l'Hellenic Postbank - banca a parziale controllo pubblico - compra credit default swap (è successo a fine anno scorso) per assicurarsi contro il rischio di un fallimento greco, i motivi di ottimismo sono proprio pochi.
"Cosa accadrà? Una volta avrei consigliato di chiedere lumi all'oracolo di Delfi, a qualche decina di chilometri da qua". scherza Dimitris Voloudakis, mentre sorseggia un Ouzo consolatorio al bar dell'hotel Grande Bretagne, picchettato qualche ore prima dai manifestanti del Pame. Il terzo millennio però non è più epoca da indovini mitologici. Basta e avanza la Goldman Sach (Cassandra che ha dimostrato di saper fiutare dove tira il vento anche da questi parti): "I soldi di Bruxelles e del fondo non basteranno - ha vaticinato la banca Usa - Magari non sarà subito, ma Atene dovrà ristrutturare il suo debito chiedendo uno sconto ai creditori". Le tragedie in effetti sono capolavori in più atti. Oggi, in Grecia, siamo al primo. Il rischio, se Goldman ha visto giusto, è che in camerino a prepararsi per il seguito ci siano il Portogallo, l'Irlanda, la Spagna, l'Italia e - forse - persino l'euro. La Germania - se (e non è detto) vuole davvero il lieto fine - farà bene a ragionare senza troppi calcoli di convenienza al prossimo capitolo del copione. "
Questa e'la parte finale di un articolo sulla crisi greca di Repubblica.it.Implosione o esplosione, il disagio sociale che , in misura diversa, attanaglia e attanagliera' l' Europa (e il mondo)dovremo indirizzarlo verso obiettivi adeguati e non lasciare che la depressione o la rabbia siano l' unica reazione. La crisi sta crescendo, soprattutto in Europa. Il disagio attuale, che i governanti danno come punto piu' basso della crisi a cui seguira' una risalita, e'destinato invece,inevitabilmente, a crescere. Che obiettivi dare a chi e' in forte difficolta' e deve pensare soprattutto a se stesso e alla sua famiglia? Venti-trenta anni di liberismo e di deriva della sinistra hanno reso quasi nulle le difese e sembra impossibile una azione collettiva per difendere le condizioni di vita della parte piu' debole della societa'.Sembra piu' probabile una lotta tra poveri, un mors tua vita mea tra le persone che si contendono lo stesso spazio.Non si vede all' orizzonte un' azione collettiva, nei singoli paesi e a livello europeo, per ridurre lo spazio di chi e' ricchissimo e aumentare quello di chi ha meno.
"Cosa accadrà? Una volta avrei consigliato di chiedere lumi all'oracolo di Delfi, a qualche decina di chilometri da qua". scherza Dimitris Voloudakis, mentre sorseggia un Ouzo consolatorio al bar dell'hotel Grande Bretagne, picchettato qualche ore prima dai manifestanti del Pame. Il terzo millennio però non è più epoca da indovini mitologici. Basta e avanza la Goldman Sach (Cassandra che ha dimostrato di saper fiutare dove tira il vento anche da questi parti): "I soldi di Bruxelles e del fondo non basteranno - ha vaticinato la banca Usa - Magari non sarà subito, ma Atene dovrà ristrutturare il suo debito chiedendo uno sconto ai creditori". Le tragedie in effetti sono capolavori in più atti. Oggi, in Grecia, siamo al primo. Il rischio, se Goldman ha visto giusto, è che in camerino a prepararsi per il seguito ci siano il Portogallo, l'Irlanda, la Spagna, l'Italia e - forse - persino l'euro. La Germania - se (e non è detto) vuole davvero il lieto fine - farà bene a ragionare senza troppi calcoli di convenienza al prossimo capitolo del copione. "
Questa e'la parte finale di un articolo sulla crisi greca di Repubblica.it.Implosione o esplosione, il disagio sociale che , in misura diversa, attanaglia e attanagliera' l' Europa (e il mondo)dovremo indirizzarlo verso obiettivi adeguati e non lasciare che la depressione o la rabbia siano l' unica reazione. La crisi sta crescendo, soprattutto in Europa. Il disagio attuale, che i governanti danno come punto piu' basso della crisi a cui seguira' una risalita, e'destinato invece,inevitabilmente, a crescere. Che obiettivi dare a chi e' in forte difficolta' e deve pensare soprattutto a se stesso e alla sua famiglia? Venti-trenta anni di liberismo e di deriva della sinistra hanno reso quasi nulle le difese e sembra impossibile una azione collettiva per difendere le condizioni di vita della parte piu' debole della societa'.Sembra piu' probabile una lotta tra poveri, un mors tua vita mea tra le persone che si contendono lo stesso spazio.Non si vede all' orizzonte un' azione collettiva, nei singoli paesi e a livello europeo, per ridurre lo spazio di chi e' ricchissimo e aumentare quello di chi ha meno.
Scheda su teoria di Hubbert e picco petrolifero
Alcuni stralci di una scheda su teoria di Hubbert e picco petrolifero che ho pubblicato sul blog http://myspace.com/energiaoggiedomani
La teoria di Hubbert e il picco petrolifero
La teoria di Hubbert sostiene che la produzione di una risorsa esauribile segue una curva a campana. Cioe' la produzione tende a crescere, pur con un andamento che dipende da molte variabili, tocca un "picco di produzione" e da quel momento inizia a diminuire.
Questa teoria nasce dall' osservazione di casi storici...il caso piu' citato e' la produzione di petrolio negli Stati Uniti che e' cresciuta fino al 1970, ha raggiunto il suo picco in quell' anno,per poi decrescere continuamente. Hubbert aveva previsto esattamente il picco petrolifero degli Stati Uniti nel 1970, anche se oggi possiamo dire che che le previsioni possono avere attendibilita' nelle tendenze di fondo mentre i tempi esatti della evoluzione della produzione non possono essere individuati con certezza e dipendono anche da scelte umane...
Questo cammino a campana della produzione di risorse e' frutto di un insieme complesso di cause, le due principali sono la limitatezza delle risorse e le logiche economiche.....
In quale anno arrivera' il picco della produzione petrolifera ?
In realta' lo sapremo solo quando questo sara' passato. Qualche studioso e' convinto che il picco sia stato raggiunto nel 2008 e che la produzione non arrivera' piu' a quei livelli....l' Iea, Agenzia internazionale dell' energia, ha previsto in un documento il picco nel 2030.Questa previsione e' stata contestata, con un articolo che ha fatto molto clamore, dal quotidiano inglese Guardian che l' ha giudicata troppo ottimista. In effetti la previsione dell' Iea presuppone da qui al 2030 la scoperta di molti nuovi giacimenti cosa che al momento sembra alquanto improbabile...
....Trasporti e agricoltura
Questi sono i settori che non hanno ancora una soluzione alternativa praticabile. La potranno trovare solo con una profonda rivoluzione nell' organizzazione dei settori.....
La teoria di Hubbert e il picco petrolifero
La teoria di Hubbert sostiene che la produzione di una risorsa esauribile segue una curva a campana. Cioe' la produzione tende a crescere, pur con un andamento che dipende da molte variabili, tocca un "picco di produzione" e da quel momento inizia a diminuire.
Questa teoria nasce dall' osservazione di casi storici...il caso piu' citato e' la produzione di petrolio negli Stati Uniti che e' cresciuta fino al 1970, ha raggiunto il suo picco in quell' anno,per poi decrescere continuamente. Hubbert aveva previsto esattamente il picco petrolifero degli Stati Uniti nel 1970, anche se oggi possiamo dire che che le previsioni possono avere attendibilita' nelle tendenze di fondo mentre i tempi esatti della evoluzione della produzione non possono essere individuati con certezza e dipendono anche da scelte umane...
Questo cammino a campana della produzione di risorse e' frutto di un insieme complesso di cause, le due principali sono la limitatezza delle risorse e le logiche economiche.....
In quale anno arrivera' il picco della produzione petrolifera ?
In realta' lo sapremo solo quando questo sara' passato. Qualche studioso e' convinto che il picco sia stato raggiunto nel 2008 e che la produzione non arrivera' piu' a quei livelli....l' Iea, Agenzia internazionale dell' energia, ha previsto in un documento il picco nel 2030.Questa previsione e' stata contestata, con un articolo che ha fatto molto clamore, dal quotidiano inglese Guardian che l' ha giudicata troppo ottimista. In effetti la previsione dell' Iea presuppone da qui al 2030 la scoperta di molti nuovi giacimenti cosa che al momento sembra alquanto improbabile...
....Trasporti e agricoltura
Questi sono i settori che non hanno ancora una soluzione alternativa praticabile. La potranno trovare solo con una profonda rivoluzione nell' organizzazione dei settori.....
giovedì 22 aprile 2010
Scaroni e i numeri in liberta' sul solare
Da www.qualenergia.it
Alcune dichiarazioni e dati dell’amministratore delegato di Eni gettano, come spesso accade, cattiva luce sulle rinnovabili e, in particolare, sul fotovoltaico. Qualenergia.it confuta le critiche sulla potenzialità e sull’utilizzo di territorio del fotovoltaico in Italia.
Basta una boutade di un “pezzo grosso” dell’energia fossile che questa arriva subito su giornali e Tv italiani, senza che nessuno provi nemmeno a mettere in dubbio tali dichiarazioni. Raramente, invece, serie analisi e statistiche sui progressi delle energie rinnovabili vengono prese in considerazione dalle grandi testate con simile solerzia, se non in qualche news marginale.
A questo proposito è utile citare lo Scaroni-pensiero, l’amministratore delegato Eni, che ieri nel suo intervento a Roma al convegno “The recovery: a sustainable path or the road to nowhere?”, ha detto che “se tutta l’Italia fosse ricoperta di pannelli solari e la popolazione venisse trasferita su navi avremo a disposizione un quarto dell’energia necessaria”. Altro dato assolutamente contestabile fornito dall’amministratore delegato è che "oggi il chilowattora fotovoltaico costa 6 volte rispetto al kWh ottenuto con il gas". Ma perché i tecnici dell’Eni non lo informano sulle novità degli ultimi 10 anni? Non fosse altro per il fatto che la corporation fondata da Mattei è stata uno dei pionieri della produzione di fotovoltaico in Italia, ora purtroppo una branca quasi abbandonata proprio nel momento del suo boom mondiale.
Limitiamoci alle potenzialità del fotovoltaico e al suo utilizzo di territorio. A parte il fatto che nessuno pensa di tappezzare la penisola con il solare, ma i calcoli approssimativi di Paolo Scaroni sarebbero facilmente destituiti di fondamento se solo sapesse che con la radiazione solare media presente in Italia e con le attuali tecnologie (silicio cristallino) basterebbero 400 kmq, cioè lo 0,14% della superficie del paese (301.000 kmq), cioè un’area con un lato di 20 chilometri, per riuscire a soddisfare più del 12% del fabbisogno di energia elettrica nazionale, che Terna ha stimato nel 2009 in 317 TWh/anno.
Nello specifico, infatti, si potrebbe rigorosamente, e in maniera conservativa, valutare che 32 GW fotovoltaici, installabili su quella superficie, darebbero più di 38 TWh all’anno....
Il testo completo su http://myspace.com/energiaoggiedomani
Alcune dichiarazioni e dati dell’amministratore delegato di Eni gettano, come spesso accade, cattiva luce sulle rinnovabili e, in particolare, sul fotovoltaico. Qualenergia.it confuta le critiche sulla potenzialità e sull’utilizzo di territorio del fotovoltaico in Italia.
Basta una boutade di un “pezzo grosso” dell’energia fossile che questa arriva subito su giornali e Tv italiani, senza che nessuno provi nemmeno a mettere in dubbio tali dichiarazioni. Raramente, invece, serie analisi e statistiche sui progressi delle energie rinnovabili vengono prese in considerazione dalle grandi testate con simile solerzia, se non in qualche news marginale.
A questo proposito è utile citare lo Scaroni-pensiero, l’amministratore delegato Eni, che ieri nel suo intervento a Roma al convegno “The recovery: a sustainable path or the road to nowhere?”, ha detto che “se tutta l’Italia fosse ricoperta di pannelli solari e la popolazione venisse trasferita su navi avremo a disposizione un quarto dell’energia necessaria”. Altro dato assolutamente contestabile fornito dall’amministratore delegato è che "oggi il chilowattora fotovoltaico costa 6 volte rispetto al kWh ottenuto con il gas". Ma perché i tecnici dell’Eni non lo informano sulle novità degli ultimi 10 anni? Non fosse altro per il fatto che la corporation fondata da Mattei è stata uno dei pionieri della produzione di fotovoltaico in Italia, ora purtroppo una branca quasi abbandonata proprio nel momento del suo boom mondiale.
Limitiamoci alle potenzialità del fotovoltaico e al suo utilizzo di territorio. A parte il fatto che nessuno pensa di tappezzare la penisola con il solare, ma i calcoli approssimativi di Paolo Scaroni sarebbero facilmente destituiti di fondamento se solo sapesse che con la radiazione solare media presente in Italia e con le attuali tecnologie (silicio cristallino) basterebbero 400 kmq, cioè lo 0,14% della superficie del paese (301.000 kmq), cioè un’area con un lato di 20 chilometri, per riuscire a soddisfare più del 12% del fabbisogno di energia elettrica nazionale, che Terna ha stimato nel 2009 in 317 TWh/anno.
Nello specifico, infatti, si potrebbe rigorosamente, e in maniera conservativa, valutare che 32 GW fotovoltaici, installabili su quella superficie, darebbero più di 38 TWh all’anno....
Il testo completo su http://myspace.com/energiaoggiedomani
mercoledì 7 aprile 2010
Ferrero e gli o/e-rrori della sinistra
Ferrero:
" E’ quindi la «trappola bipolare» a produrre in modo strutturale la «legge del pendolo» che tende a distruggere la sinistra italiana. Nei periodi in cui governa la destra, matura un movimento contro di essa che chiede l’unità di tutte le opposizioni nelle elezioni successive. Se ti allei e governi su una posizione moderata, deludi le aspettative del tuo popolo e contraddici le ragioni della tua esistenza. Alimenti di fatto la percezione dell’inutilità della politica e la retorica del «siete tutti uguali», ponendo le basi per l’estendersi dell’egemonia sociale della destra. Se invece non fai l’accordo, dividendo la coalizione che aveva fatto opposizione, vieni accusato di far vincere le forze reazionarie. Una situazione disperante in cui la sinistra viene alternativamente schiacciata o sulla propria inefficacia (l’esperienza fatta con i governi Prodi) o sul suo presunto avventurismo (caduta del Prodi - uno). In entrambi i casi è tendenzialmente precluso alla sinistra di potersi sviluppare in relazione ai movimenti di massa costruendo un profilo di alternativa. Da questa consapevolezza nasce l’esigenza di rompere la gabbia del bipolarismo al fine di poter ricostruire una sinistra degna di questo nome in Italia."
Da questa trappola si esce rifiutando completamente la logica del bipolarismo.Costruendo una sinistra, che non potra' essere che pluralista come ispirazione ideale completamente autonoma dal PD e dal centrosinistra. Sara' minoritaria,inizialmente piccolissima, ma intercettera' movimenti territoriali, settoriali e i varchi aperti continuamente dalle contraddizioni del centrosinistra e del movimento sindacale. Ci sono le posizioni, sull' ambiente,contro la guerra,contro il razzismo,sulla politica del lavoro, per creare una sinistra alternativa al centro sinistra.Certo se non si prende posizione neanche sul congresso della CGIL....In realta' il Prc ha gia' scelto di stare in trappola fino al 2013.....Io non ci saro',magari saro' solo e faccio quasi niente,ma non collaboro a questa cieca ripetizioni di e/o-rrori.
" E’ quindi la «trappola bipolare» a produrre in modo strutturale la «legge del pendolo» che tende a distruggere la sinistra italiana. Nei periodi in cui governa la destra, matura un movimento contro di essa che chiede l’unità di tutte le opposizioni nelle elezioni successive. Se ti allei e governi su una posizione moderata, deludi le aspettative del tuo popolo e contraddici le ragioni della tua esistenza. Alimenti di fatto la percezione dell’inutilità della politica e la retorica del «siete tutti uguali», ponendo le basi per l’estendersi dell’egemonia sociale della destra. Se invece non fai l’accordo, dividendo la coalizione che aveva fatto opposizione, vieni accusato di far vincere le forze reazionarie. Una situazione disperante in cui la sinistra viene alternativamente schiacciata o sulla propria inefficacia (l’esperienza fatta con i governi Prodi) o sul suo presunto avventurismo (caduta del Prodi - uno). In entrambi i casi è tendenzialmente precluso alla sinistra di potersi sviluppare in relazione ai movimenti di massa costruendo un profilo di alternativa. Da questa consapevolezza nasce l’esigenza di rompere la gabbia del bipolarismo al fine di poter ricostruire una sinistra degna di questo nome in Italia."
Da questa trappola si esce rifiutando completamente la logica del bipolarismo.Costruendo una sinistra, che non potra' essere che pluralista come ispirazione ideale completamente autonoma dal PD e dal centrosinistra. Sara' minoritaria,inizialmente piccolissima, ma intercettera' movimenti territoriali, settoriali e i varchi aperti continuamente dalle contraddizioni del centrosinistra e del movimento sindacale. Ci sono le posizioni, sull' ambiente,contro la guerra,contro il razzismo,sulla politica del lavoro, per creare una sinistra alternativa al centro sinistra.Certo se non si prende posizione neanche sul congresso della CGIL....In realta' il Prc ha gia' scelto di stare in trappola fino al 2013.....Io non ci saro',magari saro' solo e faccio quasi niente,ma non collaboro a questa cieca ripetizioni di e/o-rrori.
sabato 3 aprile 2010
Rifiutiamo subito il bipolarismo e la personalizzazione della politica,Vendola sia una guida ma insieme ad altri.
Nello spazio limitato per il titolo ho cercato di spiegare ugualmente cosa tento di esprimere con questo post. E' un accenno,scritto di getto, a quella che secondo me dovrebbe essere la discussione e la pratica di chi vuole oggi e domani un'altra politica.
I soggetti interessati sono a sinistra, nei movimenti, nei comitati locali di ogni genere, negli ambienti che si definiscono ne' di destra ne' di sinistra ma che vogliono comunque un' altra politica.Tutti coloro insomma coscienti dei problemi,veri e dimostrati,dell' ambiente e dell' economia e dell' importanza di affrontare temi fondamentali,ma su questi non potra' che esserci confronto tra diverse posizioni, della rappresentanza e della democrazia.
Il primo punto fermo e' la rottura del bipolarismo,che ne converranno anche i suoi sostenitori, e' comunque una scelta e non un dogma.
In Italia questa forma confusa e pasticciata di bipolarismo e' iniziata nel 1994,ha dato enormi opportunita' ad alcuni,primo Berlusconi, ed ha messo in difficolta' altri, tra questi una sinistra vera e il centro cattolico.
Il bipolarismo potra' finire,anche presto, se chi e' contrario,iniziera' subito a operare al di fuori di questo gabbia.
Uno schema che una certa sinistra istituzionale,espressa oggi da Prc e Sel,dice di rifiutare ma ha in realta' introiettato.
Il secondo punto fermo e' il rifiuto della personalizzazione della politica. Alcune persone sono un riferimento importante per tutti, ma sono molte e devono avere un ruolo di guida e orientamento non devono avere un concentrazione di potere e delega assoluta.
La politica ha necessariamente una sua componente nelle istituzioni e i movimenti non possono esprimere tutto ma anche la delega deve essere limitata nel tempo e nei poteri,non una professione e deve essere sobria.Anche quando vorra' suscitare l' emotivita' delle persone con le sue parole,a me non piace ma lo faceva anche M.Luther King,lo dovra' fare cercando comunque di fare ragionare le persone con la propria testa.
Deve tra l' altro rappresentare nella stessa misura sia gli uomini sia le donne.
Niki Vendola puo' essere una di queste guide ma insieme ad altre altrettanto autorevoli, ciascuno poi apprezzera' piu' chi gli e' piu' congeniale.
Queste personalita',che dovranno orientare e non avere potere,devono avere anche un ruolo nazionale ma conservare un legame e una influenza nello spazio geografico dove vivono.
Faccio qualche nome possibile ma il mio e' il tentativo di individuare un metodo, le guide creano il loro ruolo con l' autorevolezza e non per decreto.
I nomi che indico sono alcuni molto noti, altri conosciuti ma meno famosi, ma li vedo come importante cerniera tra movimenti,politica istituzionale,cultura.
Marco Revelli,Don Gallo, Lidia Menapace,Haidi Giuliani,Niki Vendola,Claudio Fava (non in quanto leader di SeL, ma per tutta quella che e' stata la sua esperienza di vita e il suo modo di essere siciliano e meridionale),Alex Zanotelli,Annamaria Rivera (perche' il razzismo e il rapporto tra diverse provenienze e' un tema fondamentale nell' Italia di oggi anche se troppi ce ne dimentichiamo anche a sinistra e nei movimenti e negli ambienti di chi vuole un' altra politica),Anna Pizzo,l'area del movimento contro la guerra,Beppe Grillo (che a me e' indigesto ma che e' in sintonia con giovani e ex giovani in maniera molto piu' stretta degli altri che vengono da una area, culturale e politica e anagrafica,limitata che non sempre riesce a comunicare a tutti),Mattioli (ambientalista storico) e ...qualcuno che ha capito e segue il processo del picco petrolifero che sta segnando in maniera decisiva la nostra epoca, dal 2000 in poi ,indico tutta l' associazione Aspo,infine Russo Spena che puo' essere utile a legare movimenti e politica,sia nuovi sia vecchi.
Ovviamente la mia e' un' opinione come le altre che sara' aperta, non so se letta, da qualche decina di persone.
Il rifiuto "militante" verso il bipolarismo, la personalizzazione e l' eccessiva delega e passivita', spero invece che diventi l' atteggiamento di moltissimi.
I soggetti interessati sono a sinistra, nei movimenti, nei comitati locali di ogni genere, negli ambienti che si definiscono ne' di destra ne' di sinistra ma che vogliono comunque un' altra politica.Tutti coloro insomma coscienti dei problemi,veri e dimostrati,dell' ambiente e dell' economia e dell' importanza di affrontare temi fondamentali,ma su questi non potra' che esserci confronto tra diverse posizioni, della rappresentanza e della democrazia.
Il primo punto fermo e' la rottura del bipolarismo,che ne converranno anche i suoi sostenitori, e' comunque una scelta e non un dogma.
In Italia questa forma confusa e pasticciata di bipolarismo e' iniziata nel 1994,ha dato enormi opportunita' ad alcuni,primo Berlusconi, ed ha messo in difficolta' altri, tra questi una sinistra vera e il centro cattolico.
Il bipolarismo potra' finire,anche presto, se chi e' contrario,iniziera' subito a operare al di fuori di questo gabbia.
Uno schema che una certa sinistra istituzionale,espressa oggi da Prc e Sel,dice di rifiutare ma ha in realta' introiettato.
Il secondo punto fermo e' il rifiuto della personalizzazione della politica. Alcune persone sono un riferimento importante per tutti, ma sono molte e devono avere un ruolo di guida e orientamento non devono avere un concentrazione di potere e delega assoluta.
La politica ha necessariamente una sua componente nelle istituzioni e i movimenti non possono esprimere tutto ma anche la delega deve essere limitata nel tempo e nei poteri,non una professione e deve essere sobria.Anche quando vorra' suscitare l' emotivita' delle persone con le sue parole,a me non piace ma lo faceva anche M.Luther King,lo dovra' fare cercando comunque di fare ragionare le persone con la propria testa.
Deve tra l' altro rappresentare nella stessa misura sia gli uomini sia le donne.
Niki Vendola puo' essere una di queste guide ma insieme ad altre altrettanto autorevoli, ciascuno poi apprezzera' piu' chi gli e' piu' congeniale.
Queste personalita',che dovranno orientare e non avere potere,devono avere anche un ruolo nazionale ma conservare un legame e una influenza nello spazio geografico dove vivono.
Faccio qualche nome possibile ma il mio e' il tentativo di individuare un metodo, le guide creano il loro ruolo con l' autorevolezza e non per decreto.
I nomi che indico sono alcuni molto noti, altri conosciuti ma meno famosi, ma li vedo come importante cerniera tra movimenti,politica istituzionale,cultura.
Marco Revelli,Don Gallo, Lidia Menapace,Haidi Giuliani,Niki Vendola,Claudio Fava (non in quanto leader di SeL, ma per tutta quella che e' stata la sua esperienza di vita e il suo modo di essere siciliano e meridionale),Alex Zanotelli,Annamaria Rivera (perche' il razzismo e il rapporto tra diverse provenienze e' un tema fondamentale nell' Italia di oggi anche se troppi ce ne dimentichiamo anche a sinistra e nei movimenti e negli ambienti di chi vuole un' altra politica),Anna Pizzo,l'area del movimento contro la guerra,Beppe Grillo (che a me e' indigesto ma che e' in sintonia con giovani e ex giovani in maniera molto piu' stretta degli altri che vengono da una area, culturale e politica e anagrafica,limitata che non sempre riesce a comunicare a tutti),Mattioli (ambientalista storico) e ...qualcuno che ha capito e segue il processo del picco petrolifero che sta segnando in maniera decisiva la nostra epoca, dal 2000 in poi ,indico tutta l' associazione Aspo,infine Russo Spena che puo' essere utile a legare movimenti e politica,sia nuovi sia vecchi.
Ovviamente la mia e' un' opinione come le altre che sara' aperta, non so se letta, da qualche decina di persone.
Il rifiuto "militante" verso il bipolarismo, la personalizzazione e l' eccessiva delega e passivita', spero invece che diventi l' atteggiamento di moltissimi.
giovedì 1 aprile 2010
Riflessioni prima del voto.
L'ora del derby.Ma la politica non e' un derby.
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Nello sport, soprattutto nel calcio, con la parola derby si indicano le partite tra squadre della stessa citta'. Sono partite particolari dove i valori tecnici spesso sono ribaltati dall' agonismo. I tifosi sono coinvolti emotivamente per un derby molto piu' di quanto lo siano con le altre partite e oltre ai punti in palio c'e' in gioco una competizione territoriale che amplifica l' importanza della vittoria o della sconfitta.
Domenica e lunedi' tra le altre partite si gioca anche un derby tra centrosinistra e centrodestra. Chi non prende posizione viene tacciato di complicita' con l' avversario.Ma in Italia non c'e' un derby, c'e' un presidente del consiglio autoritario e con un potere mediatico enorme, in parte di sua proprieta' personale,in parte perche' la Rai e' da sempre gestita dai partiti, dal 1976 spartita con accordi espliciti tra maggioranza e opposizione. Ci sono poi tutti coloro, ad esempio, il Corriere della Sera, che pur dichiarando indipendenza, si accodano alla propaganda di Berlusconi.Questo premier , che in Italia non ha tutti i poteri, delegittima altri poteri dello stato,la magistratura, per i suoi interessi personali.
L' opposizione possibile a tutto questo viene disegnata dai media avversi al premier,il Fatto ,Il Manifesto, La Repubblica,come una adesione al centrosinistra che pero' non e' il CNL, ma una alleanza di governo con posizioni chiare su tante questioni, posizioni che possono essere anche non condivise. Ma se Berlusconi ha la sua forza mediatica, anche il centrosinistra ha la sua e le posizioni dei media che appoggiano il centrosinistra sembrano condivise da tutti e sicuramente hanno un forte influenza sulla gente.
Credo che la situazione italiana sia abbastanza indecifrabile e non escludo sorprese al voto. Solitamente le elezioni confermano le tendenze previste talvolta con sorprese.vedremo.
Ma credo sia un errore dare a Luttazzi,Benigni,La Repubblica la guida "simbolica" dell' opposizione alla deriva autoritaria di Berlusconi. Sicuramente a me non mi rappresentano.Io comunque, anche se non interessera' nessuno, dichiaro il mio voto. Voto in Toscana e voto la lista del Prc,che appoggia il centrosinistra, ma come Presidente di regione voto il candidato UDC. E' l' unico modo che vedo per votare contro Berlusconi e non appoggiare "troppo" il centrosinistra che in Toscana privatizza la Toremar, costruisce rigassificatori e vorrebbe, speriamo non ci riesca, costruire un centro di detenzione per migranti.
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Nello sport, soprattutto nel calcio, con la parola derby si indicano le partite tra squadre della stessa citta'. Sono partite particolari dove i valori tecnici spesso sono ribaltati dall' agonismo. I tifosi sono coinvolti emotivamente per un derby molto piu' di quanto lo siano con le altre partite e oltre ai punti in palio c'e' in gioco una competizione territoriale che amplifica l' importanza della vittoria o della sconfitta.
Domenica e lunedi' tra le altre partite si gioca anche un derby tra centrosinistra e centrodestra. Chi non prende posizione viene tacciato di complicita' con l' avversario.Ma in Italia non c'e' un derby, c'e' un presidente del consiglio autoritario e con un potere mediatico enorme, in parte di sua proprieta' personale,in parte perche' la Rai e' da sempre gestita dai partiti, dal 1976 spartita con accordi espliciti tra maggioranza e opposizione. Ci sono poi tutti coloro, ad esempio, il Corriere della Sera, che pur dichiarando indipendenza, si accodano alla propaganda di Berlusconi.Questo premier , che in Italia non ha tutti i poteri, delegittima altri poteri dello stato,la magistratura, per i suoi interessi personali.
L' opposizione possibile a tutto questo viene disegnata dai media avversi al premier,il Fatto ,Il Manifesto, La Repubblica,come una adesione al centrosinistra che pero' non e' il CNL, ma una alleanza di governo con posizioni chiare su tante questioni, posizioni che possono essere anche non condivise. Ma se Berlusconi ha la sua forza mediatica, anche il centrosinistra ha la sua e le posizioni dei media che appoggiano il centrosinistra sembrano condivise da tutti e sicuramente hanno un forte influenza sulla gente.
Credo che la situazione italiana sia abbastanza indecifrabile e non escludo sorprese al voto. Solitamente le elezioni confermano le tendenze previste talvolta con sorprese.vedremo.
Ma credo sia un errore dare a Luttazzi,Benigni,La Repubblica la guida "simbolica" dell' opposizione alla deriva autoritaria di Berlusconi. Sicuramente a me non mi rappresentano.Io comunque, anche se non interessera' nessuno, dichiaro il mio voto. Voto in Toscana e voto la lista del Prc,che appoggia il centrosinistra, ma come Presidente di regione voto il candidato UDC. E' l' unico modo che vedo per votare contro Berlusconi e non appoggiare "troppo" il centrosinistra che in Toscana privatizza la Toremar, costruisce rigassificatori e vorrebbe, speriamo non ci riesca, costruire un centro di detenzione per migranti.
Riflessioni prima dei risultati elettorali
Molti/meno spettatori al derby.Cosa diranno i media/tifosi ?
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Domenica non hanno votato quasi il 20% degli elettori votanti nel 2005. Ora ci saranno i risultati e la valanga di commenti. Alcune considerazioni preventive le voglio fare, senza sapere i risultati.
1) C'e' una gravissima crisi economica, molte persone sono in difficolta'. Nella valanga di commenti qualcuno lo ricordera' ?
2) Quasi un elettore su 5 del 2005 non ha votato, i giornali che hanno tifato e fiancheggiato il centro-sinistra o il centrodestra, qualsiasi sara' il risultato, ammetteranno che comunque c'e' sfiducia nella politica e che hanno concentrato le critiche sulla parte avversa, coprendo, TUTTI O QUASI, i comportamenti della parte che fiancheggiano ?
3) Ricordo che anche se i risultati indicassero un vincitore netto, questo in dati assoluti avra' quasi sicuramente meno voti delle elezioni precedenti.
Nella confusione difficilmente sara' indicata ed emergera' qualche soluzione anche parziale, io suggerisco qualcosa.
C'e' ricchezza da ridistribuire. Nella crisi c'e' comunque chi ha molti soldi e chi ha problemi con i bisogni piu' elementari, la casa per esempio.
Ricordiamo che oltre i politici e i potenti ci sono anche i cortigiani e la maggior parte dei media sono fiancheggiatori di questa o quella parte politica.
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Domenica non hanno votato quasi il 20% degli elettori votanti nel 2005. Ora ci saranno i risultati e la valanga di commenti. Alcune considerazioni preventive le voglio fare, senza sapere i risultati.
1) C'e' una gravissima crisi economica, molte persone sono in difficolta'. Nella valanga di commenti qualcuno lo ricordera' ?
2) Quasi un elettore su 5 del 2005 non ha votato, i giornali che hanno tifato e fiancheggiato il centro-sinistra o il centrodestra, qualsiasi sara' il risultato, ammetteranno che comunque c'e' sfiducia nella politica e che hanno concentrato le critiche sulla parte avversa, coprendo, TUTTI O QUASI, i comportamenti della parte che fiancheggiano ?
3) Ricordo che anche se i risultati indicassero un vincitore netto, questo in dati assoluti avra' quasi sicuramente meno voti delle elezioni precedenti.
Nella confusione difficilmente sara' indicata ed emergera' qualche soluzione anche parziale, io suggerisco qualcosa.
C'e' ricchezza da ridistribuire. Nella crisi c'e' comunque chi ha molti soldi e chi ha problemi con i bisogni piu' elementari, la casa per esempio.
Ricordiamo che oltre i politici e i potenti ci sono anche i cortigiani e la maggior parte dei media sono fiancheggiatori di questa o quella parte politica.
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