domenica 3 aprile 2011

Mamadou Ly,Costa d'Avorio,ne' con Ouattara,ne' con Gbagbo

Per la tolleranza e la riconciliazione.
di Mamadou Ly
da La Comune

La situazione nel Paese sta sanguinosamente precipitando. Le mediazioni e i negoziati per risolvere la contesa per la presidenza della repubblica tra Laurent Gbagbo e Alassane Ouattara hanno lasciato il posto e la parola ai cannoni e ai kalashnikov. In questa settimana lo scontro politico-militare ha conosciuto una drammatica escalation, il regolamento dei conti sembra giungere a termine, a discapito di Laurent Gbagbo, presidente in carica da 10 anni. Il bilancio in vite umane è altissimo: diverse fonti parlano di migliaia di morti, nella stragrande maggioranza dei casi civili, e di incalcolabili danni materiali. Alle vittime ed alle distruzioni direttamente causate dai combattimenti nelle città e nelle campagne si aggiungono le conseguenze dei tremendi danni coscienziali, che spingono settori popolari a farsi diretti protagonisti di violenze inenarrabili, responsabili di stragi come quella compiuta a Duékoué, dove secondo la Croce rossa internazionale sono state uccise 800 persone nella sola giornata di lunedì 28 marzo; di giorno in giorno si stanno scoprendo diverse fosse comuni.
Il costo in vite umane della contesa politica e per il controllo e il monopolio delle istituzioni statali è sempre troppo elevato; in Costa d’Avorio esso ha assunto proporzioni drammatiche. Le popolazioni civili ne sono le principali vittime, cinicamente messe nel conto da chi si aggrappa fino in fondo al potere oppressivo e da chi ne pretende la titolarità, a tutti i costi. Non importa chi prevarrà tra Ouattara e Gbagbo, di sicuro le popolazioni che vivono o vivevano in Costa d’Avorio hanno pagato un costo altissimo alla loro contesa, e purtroppo i massacri continuano, con la partecipazione e la complicità di settori popolari.
Non ci schieriamo né con Ouattara né con Gbagbo, perché al di là delle loro responsabilità specifiche nell’ultima fase dello scontro concorrono entrambi per il monopolio del potere oppressivo. Lo fanno secondo logiche e criteri inevitabilmente politici e bellici che non possono in nessun modo giovare alle popolazioni della Costa d’Avorio. Esse possono trovare la via della pace e del miglioramento complessivo della loro vita solo se la penseranno e la cercheranno per tutte e tutti, al di là dell’appartenenza etnica o religiosa, della regione e persino del paese di origine. Perciò e nell’immediato è necessario un impegno di tutte e tutti per una reciproca tolleranza come primo ma decisivo passo per affrontare e liberarsi dei veleni, delle divisioni e delle lacerazioni, per ingaggiarsi sulla strada della ricomposizione in chiave interetnica della società in Costa d’Avorio e nell’area. In questo senso vogliamo impegnarci anche qui, rivolgendoci a chiunque voglia operare in questo senso con noi, a cominciare dalle ivoriane e dagli ivoriani che vivono in Italia.

Fonte www.lacomuneonline.it

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