Assemblea contro la guerra -
Interventi
Mostafa El Ayoubi - Caporedattore della rivista “Confronti
Rete No War Napoli Comitato “Giù le mani dalla Siria”
Venerdì 15 - ore 16, 30
via Mezzocannone 16
Napoli
Basta
guerre
Basta spese militari
Contro l’imperialismo
del governo italiano
Il
vergognoso “ordine del giorno” del Parlamento italiano che autorizza l’invio di
istruttori militari, aerei, finanziamenti e “supporto logistico” per la nuova
guerra nel Mali necessita di una pronta mobilitazione contro il
ruolo imperialista del nostro Paese.
Una
politica di aggressione che ha già determinato la distruzione della Libia e che
si estrinseca oggi anche nell’appoggio diplomatico, militare ed economico ai
mercenari che stanno insanguinando la Siria (tra l’altro, quegli stessi
“jihadisti” che a febbraio saranno ospitati ufficialmente alla Farnesina e che
oggi l’Occidente dichiara di volere combattere in Mali).
Contro
questa politica criminale, costellata da distruzioni, morti, crescenti spese
militari, assolutamente insufficiente è la mobilitazione dei movimenti che pure
si battono contro il governo Monti-Bersani-Alfano-Casini, forse perché, tra
questi, (così come è stato ieri per la Libia e oggi per la Siria) c’è ancora chi
si illude che dalla distruzione (in un modo o nell’altro) di un qualche “stato
canaglia” possa sprigionarsi un’altra “primavera araba”.
E così
non pochi hanno chiuso gli occhi sulle infami manovre del nostro governo che ha
dapprima rotto le relazioni diplomatiche con Damasco, poi comminato sanzioni
(che hanno gettato nella fame la popolazione siriana), poi riconosciuto
ufficialmente i “ribelli” (prima quelli del CNS ora quelli della Coalizione)
quali “legittimi rappresentanti del popolo siriano”, poi ha inviato, più o meno
nascostamente, soldi, armi e mercenari (come i quattro arrestati ad agosto alla
frontiera con il Libano), poi ha negato il visto di ingresso a parlamentari
siriani venuti ad incontrare loro colleghi italiani, poi ha spalleggiato la
Turchia nelle sue provocazioni ed appoggiato lo schieramento dei Patriot ai
confini con la Siria.
A
giustificazione della propria indifferenza, se non del proprio appoggio, non
pochi continuano a dare credito alle “notizie” di “armi di distruzioni di massa”
in mano ad Assad o ai “bombardamenti indiscriminati sulla popolazione” che
continuano ad inondare i nostri mass media; ignorando o sottacendo volutamente
le ormai centinaia di autobombe fatte esplodere (nei mercati, nelle strade,
davanti gli ospedali...) dai “ribelli”, le migliaia di civili inermi assassinati
per non essersi schierati contro Assad, le centinaia di migliaia di profughi che
scappano dalla guerra e dalla pulizia etnica e religiosa imposta dai “ribelli”.
Non c’è
dubbio che Assad, come ieri Gheddafi o Saddam, si è macchiato di crimini verso
il proprio popolo, ma i maggiori terroristi e dittatori (del capitale) sono i
nostri governanti che vestendo i panni della difesa della democrazia
intervengono con le armi più micidiali non per colpire i regimi o i
fondamentalisti islamici, con cui hanno abbondantemente collaborato e
collaborano quando gli conviene, bensì per mettere le mani sulle risorse e le
massa di proletari di questi Paesi da sfruttare per il loro profitto e, nello
stesso tempo, ostacolare una efficace lotta per un cambiamento non subordinato
agli interessi occidentali e all’islamismo reazionario.
La
lotta contro gli attacchi del governo alle nostre condizioni di vita e di
lavoro e contro i tagli che rendono precaria la nostra stessa sopravvivenza,
deve andare di pari passo con l’opposizione alla politica imperialista di
distruzione e sfruttamento verso i popoli di questi Paesi.
Per
discutere su questi punti e rilanciare un movimento contro la guerra, la Rete No
War di Napoli, facendo proprio l’appello “Giù le Mani dalla Siria” dell’estate
2012 indice una
ASSEMBLEA
15 febbraio 2013, ore
16,30
Napoli, via Mezzocannone
16,
Interventi:
Mostafa
El Ayoubi - Caporedattore della rivista “Confronti”
Rete No
War Napoli Comitato “Giù
le mani dalla Siria”
Siamo anche su Facebook nel Gruppo “Siria: No ad un’altra Libia”
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