Mad Max Style
di Alfonso Navarra
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Siamo
già estinti e non lo sappiamo: è solo questione di tempo.
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Ci
siamo già piazzati sotto il culo le bombe ad orologeria della guerra nucleare e
dell’inquinamento radioattivo (il ciclo produttivo atomico ci farà fuori lo
stesso anche se un solo missile non dovesse essere mai sparato).
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Ma
abbiamo anche il vecchio sistema energetico fossile (petrolio, gas, carbone)
che ci sta sconvolgendo il clima e che ci condurrà verso un ambiente
invivibile.
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Il
petrolio tradizionale sta raggiungendo il picco? No problem, lo estraiamo per
altri 50 anni attraverso il fracking
dagli scisti bituminosi. E
ci inquiniamo tutte le falde acquifere: berremo benzina al posto dell’acqua. Si
parla di “America Saudita”: nel 2020 gli Stati Uniti diventeranno i primi
produttori di petrolio nel mondo (grazie allo “shale oil”) con 11 milioni di barili
al giorno di contro ai 9 milioni dell’Arabia.
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L’Artico
si scioglie per via delle troppe emissioni di CO2 ed altri gas serra? Che
bello, possiamo estrarre da lì nuovo petrolio (i giacimenti polari sono 1/3
delle riserve) ed aumentare così le emissioni che faranno arrostire il Pianeta.
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Nel
mondo dell’effetto serra a + 7° C di aumento della temperatura media del
Pianeta (da 15° a 22° C) l’umanità potrà popolare solo alcune zone vicino ai
poli. Gli oceani butteranno fuori enormi zaffate di idrogeno esplosivo. I
sopravvissuti saranno presumibilmente organizzati alla selvaggia, Mad Max Style
(il film fantascientifico sull’umanità post-atomica). L’élite, come sempre, si
sta già preoccupando di come condurre una vita a suo vedere comoda nei bunker
sotterranei.
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Tra
le bombe ad orologeria non dimentichiamo nemmeno la Finanza, più che tossica,
radioattiva: 600.000 miliardi di dollari di derivati che fanno incombere sulla
nostra testa una iper-inflazione mai vista.
La morale della favola? Dobbiamo fare la rivoluzione!
L'intervento
completo qui di seguito. E' un po' lungo quindi i frettolosi e gli impazienti
sono avvisati...
E’ più facile che prima il mondo salti in aria piuttosto che si
rinunci all’atomo.
L’unica soluzione? Una rivoluzione sociale basata sulla forza dell’unità popolare
L’unica soluzione? Una rivoluzione sociale basata sulla forza dell’unità popolare
Una risposta di Alfonso Navarra ad alcuni
Scienziati per il disarmo
Fermiamo chi scherza col Fuoco Atomico c/o
Campagna Osm-Dpn - via Mario Pichi 1, 20149 Milano
www.osmdpn.it
Non basta una spallata per fare cadere il nucleare nel mondo
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Da
esponenti degli scienziati per il disarmo ci viene rivolto l’invito: “Coordiniamoci a livello internazionale
per dare l’ultima spallata al nucleare morente”.
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La
risposta da proporre deve, a nostro parere, mettere in guardia da ogni
ottimismo facilone: “E’
più facile, secondo i dati razionali di cui disponiamo, che il mondo salti in
aria prima. Gli interessi del sistema di cui il nucleare, nell’intreccio civile
e militare, è espressione, sono potentissimi ed al momento dominanti”.
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Chi
crede nei limiti della ragione strumentale può – e deve - invece affidarsi
all’ottimismo della volontà ed alle ragioni del cuore: nonostante tutto ciò che
l’intelletto ristretto può calcolare e misurare, ce la faremo, supereremo dalla
parte giusta il “crinale apocalittico” della Storia…
Fukushima ha bloccato il “rinascimento nucleare”
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Nel
2008 si proclamava, al G20, il “Rinascimento nucleare”.
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Dopo
Fukushima il proclamato rilancio mondiale del nucleare è stato temporaneamente
interrotto (e volevamo vedere!), le sconfitte dell’atomo riguardano
principalmente Italia e Germania, ma
i piani nucleari, pur ridimensionati, vanno avanti in tutto il mondo.
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Gli USA hanno ripreso a costruire centrali atomiche.
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I BRICS hanno i piani più massicci, la Cina in modo particolare.
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In
Europa le vecchie potenze, come Gran Bretagna e Francia, non si sognano affatto di rinunciare.
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Lo
stesso Giappone, pur interessato da un nuovo movimento
popolare di massa anti-atomo, resta, con il nuovo governo appena eletto, nel
circuito atomico.
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Il
fatto non deve meravigliare più di tanto se si considera che il Paese del Sol
Levante è la principale “potenza
nucleare latente”: in
pochissimo tempo potrebbe dispiegare centinaia di testate e dispone della
tecnologia missilistica per portarle a bersaglio.
In Europa via libera a 40 nuove centrali atomiche
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Il
programma Energy roadmap 2050, presentato a fine 2011 (15 dicembre 2011) dal commissario Ue per
l'Energia Günther Oettinger prevede 40 nuove centrali atomiche entro il 2030.
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Nel
frattempo gli stress-test in materia di sicurezza sulle 143 centrali europee
disposti da Bruxelles, hanno dato come responso, questa estate 2012, che solo
17 reattori francesi sono stati trovati con standard insufficienti.
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Sono
previste sovvenzioni alle multinazionali costruttrici degli impianti futuri.
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L’UE
ha anche distratto fondi dall’ambiente per finanziare ITER, progetto di ricerca
che coinvolge 39 Paesi, per la fusione nucleare, a Cadarache, in Francia, costo
stimato 12,8 miliardi di euro in 10 anni.
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Sostenere
la ricerca per l'energia nucleare, per Bruxelles è quindi una priorità, se non
la priorità assoluta.
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Per
far smantellare agli Stati dell'Est i vecchi reattori di fabbricazione
sovietica sono inoltre stati stanziati da Bruxelles altri 500 milioni di euro
entro il 2020 per Bulgaria, Lituania e Slovacchia.
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Per
i tecnocrati europei, le ansie sulla pericolosità dei reattori sono superabili.
E l'energia atomica è una risorsa che, a differenza delle vecchie centrali a
carbone, permetterà di produrre grandi quantità di energia, libera dalle
inquinanti emissioni di anidride carbonica e a basso costo.
Il nucleare è funzionale alla logica della potenza
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“The Second Nuclear Age” (Times Book, 2013) è il saggio di Paul Bracken, analista proveniente dalla scuola
“realista” di Henry Kissinger, che ci ricorda il ruolo della capacità atomica
nel sistema internazionale della potenza.
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Bracken
osserva che, diversamente dagli anni 1950 e 1960, con il ricordo di Hiroshima
ancora fresco (e diversamente dalla vicenda euromissili degli anni 1980,
aggiungerei) nell’opinione pubblica internazionale si è spenta ogni
preoccupazione per tale minaccia.
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Osserva:
“Siete convinti che le
armi nucleari non possano essere usate? Allora buona fortuna!”
La deterrenza atomica conserva un suo ruolo decisivo
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La
deterrenza nucleare, tanto per cominciare, è ancora considerata – dalla
dottrina ufficiale NATO, ad esempio – “la massima garanzia di sicurezza”.
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Gli
Stati Uniti, anche con la presidenza Obama, mantengono il diritto di usare per
primi l’arma atomica in un conflitto, continuando così a garantire l’ombrello
nucleare americano per gli alleati, in primo luogo NATO.
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La
guerra nucleare preventiva, da incondizionata, nella versione di Bush, viene
sottoposta da Obama a valutazioni di tipo giuridico: se forze americane
venissero attaccate anche con armi chimiche da un Paese rispettoso del TNP,
questi non riceverebbe una risposta atomica.
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La
forza militare ha un ruolo decisivo nei rapporti internazionali (si pensi a
come condiziona il “mercato” dell’energia) ed il nucleare è il massimo della
forza distruttiva dispiegabile e brandibile da parte di uno Stato.
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