a cura di Marco Palombo
UNA CRONACA DELLA TREGUA PER LA FESTA “DEL SACRIFICIO” Il cessate il fuoco per la festivita' islamica del Sacrificio, Eid al-Adha, e' stato proposto da Brahimi, incaricato da ONU e Lega Araba per la crisi siriana. Il diplomatico algerino lo ha illustrato ai paesi della regione mediorientale e Ban Ki moon con il segretario della Lega Araba, l'egiziano Al Araby, lo ha richiesto ufficialmente alle parti coinvolte nel conflitto. Il capo del Consiglio Militare del ESL al Seikh ha risposto si a condizione del rispetto della tregua da parte dell'esercito governativo. Domenica 21 ottobre Brahimi ha incontrato Assad a Damasco e il presidente siriano ha legato la sua adesione alla tregua alla fine delle attivita' terroristiche nel paese. Una risposta che sembrava quasi negativa vista l'attivita' in Siria di gruppi armati che non fanno riferimento ad alcuna autorita' riconosciuta e che non avrebbero mai accettato un dialogo o un accordo.
Invece giovedi' mattina era ufficiale il si del governo siriano al cessate il fuoco.
Venerdi' 27 ottobre alle 6.00, ora locale, e' iniziata la tregua. Secondo la lega Araba il temporaneo armistizio ha sostanzialmente tenuto fino a meta' pomeriggio e alle 16.00 venivano segnalati incidenti in varie zone del paese e 7 persone uccise, mentre il giorno prima era stato comunicato il numero di 140 morti negli scontri armati.
In serata la conta degli uccisi si impennava, arrivando prima a 47 persone ed infine a 70. La mattina seguente alle 8.00 la cifra indicata era di 81 caduti ma dopo pochissime ore, verso le 12.00, veniva data la cifra di 147 morti negli scontri armati, numero che e' rimasto immutato e citato come dato ufficiale in tutte le altre news sulla giornata.
Tutte queste stime sono arrivate da un' unica fonte vicina all' opposizione e non mi convincono assolutamente, soprattutto per il contrasto tra la descrizione della giornata fino alle 16.00, qualcuno ha parlato anche della presenza di manifestazioni pacifiche antigovernative finalmente possibili dopo settimane di terrore, e l'incremento velocissimo del numero degli uccisi avvenuto in serata e addirittura nella tarda mattinata di sabato. Dopo 4 giorni saranno dichiarate 420 persone morte nei combattimenti durante la tregua, ma la percezione del fallimento del temporaneo armistizio e' arrivata con quell' improbabile incremento dai 7 uccisi alle 16.00 di venerdi' ai 147 delle 24.00 annunciati a mezzogiorno di sabato.
I QUOTIDIANI ITALIANI, TRANNE POCHE ECCEZIONI, NON HANNO SCRITTO DELLA TREGUA Ho consultato i quotidiani di venerdi' e sabato presenti in una biblioteca pubblica. Corriere della Sera, Repubblica, Il Messaggero, Il Foglio, Libero e il Tempo non avevano nessun accenno alla tregua siriana. Il Sole24ore di sabato conteneva un trafiletto sulla giornata precedente e solo Il Manifesto e Avvenire avevano notizie sulla tregua sia il venerdi' che il sabato. Questi due ultimi giornali nel complesso hanno dato al tema anche uno spazio adeguato.
IN LIBANO HA RETTO UNA TREGUA “ARMATA” Domenica 21 ottobre e il giorno seguente c'e' stata in Libano una tensione altissima. Attorno a Tripoli, nel nord del paese, si sono verificati combattimenti tra gruppi armati sunniti, alleati dei ribelli siriani, e gruppi alawiti fedeli al presidente Assad. Negli incidenti hanno perso la vita 10 persone e i feriti sono stati alcune decine. Nei giorni successivi l' esercito libanese e' riuscito a imporre una tregua alle due parti e anche Helzobollah ha avuto un ruolo nell' evitare un allargamento degli scontri armati nel Libano.
UN SINTETICO COMMENTO Questa tregua ha confermato che: – Nella crisi siriana i “cessate il fuoco” nel complesso non riescono ma hanno sempre dei risultati positivi parziali; – I media tendono ad ignorare completamente le notizie sulla tregua e in particolare i loro piccoli risultati positivi; – Il pessimismo sui tentativi di fermare la violenza comincia ad essere diffuso non appena si parla di questi, senza aspettare neanche il loro inizio. Ho messo anche l' accenno alla tregua nel Libano perche' e' la dimostrazione che un impegno serio per arginare la violenza porta a risultati positivi.
CONFERENZA STAMPA DELLA COMMISSIONE COI – ESORDIO DELLA DEL PONTE COME TESTIMONIAL Mercoledi' si e' svolta a Ginevra una conferenza stampa della Commissione CoI che indaga sui crimini di guerra nella crisi siriana. Il presidente Pinheiro ha dichiarato che sara' chiesto al governo siriano di poter entrare nel paese per svolgere le sue attivita'. I precedenti rapporti erano stati redatti dall'estero proprio per il rifiuto del governo a far lavorare la commissione sul territorio siriano. I media hanno riportato la conferenza stampa titolando sulla dichiarazione della magistrata svizzera Del Ponte che e' entrata a settembre 2012 nella commissione. La magistrata ha spiegato che intende trovare i colpevoli politici e militari dei crimini compiuti in Siria. Crimini che pero' non sono attribuiti solo alle forze governative e che per ora non sono assolutamente provati. A questo link - http://www.sibialiria.org/ wordpress/?p=947 - potete trovare un' inchiesta sul rapporto della commissione che, pur avendo avuto momenti di grande esposizione mediatica, nella sostanza e' risultato poco attendibile, tanto che si e' dovuto chiamare nella commissione la Del Ponte per dare piu' credibilita' al suo lavoro.
L'UNIONE EUROPA OSCURA LA TV SIRIANA Spiacevole sorpresa lunedi' per tutte le persone che seguono in Europa la tv siriana. Per ordine dell' Unione Europea il satellite Hotbird ha interrotto le trasmissioni di vari canali siriani nella cornice delle sanzioni contro la Siria. Quindi le persone di origine siriana che vivono nei paesi europei non possono piu' avere informazioni dirette su quanto avviene nel loro paese se non da qualche sito o telefonando. L' alternativa e' ascoltare la propaganda di Al Jazeera e Al Arabya o comprare una parabola speciale per ricevere i canali russi. Una cattiveria unica non tanto verso lo stato siriano, ma soprattutto verso i siriani in Europa che oltre ad essere lontani dal loro paese sono in ansia per i loro familiari in Siria e vorrebbero seguire quanto sta avvenendo nel loro paese. Ora temono anche che questo "simpatico" stratagemma venga esteso ad altre forme di comunicazione come Skype o altri server siriani. Non e' la prima interruzione per i canali di questo paese. Lo scorso giugno la Lega Áraba ha chiesto ai proprietari dei satelliti Arabsat y Nilesat la sospensione delle trasmissioni siriane via satellite in tutto il mondo.
Il 15 ottobre inoltre il satellite Eutelsat ha interrotto i servizi a 19 canali e stazioni radio trasmessi dall' Iran; un' altra decisione dell' UE presa insieme ad altre misure nel settore finanziario, commerciale, energetico e dei trasporti. In questa occasione sono stati oscurati PressTV e altri canali televisivi oltre a varie stazioni radio.
Il 15 ottobre inoltre il satellite Eutelsat ha interrotto i servizi a 19 canali e stazioni radio trasmessi dall' Iran; un' altra decisione dell' UE presa insieme ad altre misure nel settore finanziario, commerciale, energetico e dei trasporti. In questa occasione sono stati oscurati PressTV e altri canali televisivi oltre a varie stazioni radio.
L'OCCIDENTE CONTINUA A PREPARARE L'OPINIONE PUBBLICA ALL'INVIO DI CASCHI BLU MA L' ONU ESCLUDE QUESTA IPOTESI Probabilmente fino al 6 novembre, giorno delle elezioni presidenziali statunitensi, non ci saranno svolte nella politica dei paesi occidentali verso la Siria. Nel frattempo questi paesi lavorano a dare all' opposizione un' immagine piu' credibile. L' ex premier siriano Hijab, fuggito dalla Siria ad inizio agosto, e' stato recentemente a Roma e in un colloquio con il nostro ministro degli esteri ha spiegato che Assad non vuole nessun negoziato e che e' necessario unificare l' opposizione per dare una prospettiva credibile alla guerra esistente.
Negli stessi giorni l' israeliano Peres ha incontrato il presidente del Consiglio italiano Monti e nella conferenza stampa finale si e' pronunciato per un intervento in Siria di caschi blu armati delle Nazioni Unite, militari che vorrebbe appartenenti ad eserciti di paesi arabi. Le forze ONU dovrebbero operare in territorio siriano per almeno un anno e aiutare una transizione politica.
Questi temi, invio di caschi blu e unificazione dell' opposizione, ricorrono frequentemente e i paesi occidentali ci stanno lavorando da tempo cercando di ottenere soprattutto l'appoggio dell' opinione pubblica progressista. Ma lunedi' 29 a Mosca l' incaricato per la crisi siriana Brahimi ha negato che l' ONU sia favorevole a questa ipotesi.
RINVIO DELLA VISITA DELLA DELEGAZIONE VATICANA La missione della delegazione vaticana in Siria prevista per questa settimana e' stata rinviata, ufficialmente per motivi di sicurezza. Alcuni commentatori hanno legato il rinvio a divergenze all' interno degli ambienti della Santa Sede tra lobby diverse. Sicuramente la posizione del Vaticano sulla guerra siriana non e' la stessa dei paesi occidentali, ma questa differenza fatica molto a farsi notare ed a costruire percorsi autonomi.
IL DIBATTITO TRA OBAMA E ROMNEY SULLA POLITICA ESTERA NON LASCIA ALCUNA TRACCIA Lunedi' 22 ottobre i candidati alla presidenza degli Stati Uniti si sono affrontati in un dibattito televisivo interamente dedicato alla politica estera. Il duello ha mostrato due posizioni molto simili ed e' passato quasi inosservato, almeno nei suoi contenuti di politica estera. Un nuovo attacco ad Obama sulla vicenda dell' 11 settembre a Bengasi e' arrivato dalla Fox secondo la quale la CIA avrebbe fermato quella sera l' intervento di agenti verso l' ambasciata USA attaccata. Ma ormai questa incerta elezione presidenziale si decidera' su altri temi.
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Nel paragrafo titolato "L' OCCIDENTE CONTINUA A PREPARARE L'OPINIONE PUBBLICA ALL'INVIO DI CASCHI BLU…" ho scritto che Brahimi lunedi' 29 si era dichiarato contrario a questa ipotesi. In realta' non e' cosi'. Ho interpretato male una breve dell' Ansa che riportava una dichiarazione di Brahimi secondo la quale "L' Onu non prende in considerazione al momento una missione di peacekeeper". Su Avvenire era spiegato meglio il contesto nel quale e' stata pronunciata la frase. Il ministro degli esteri russo Lavrov aveva prospettato, in caso di diminuzione della violenza, un nuovo impiego di osservatori ONU disarmati e Brahimi nel suo intervento si riferiva a questa proposta. Non si e' pronunciato quindi sull' invio di caschi blu armati. Vedremo dopo le elezioni presidenziali statunitensi quali saranno le prossime mosse di tutti gli attori in campo, Brahimi comunque sull' ipotesi di caschi blu armati non ha espresso nessuna opinione, a differenza di quanto avevo scritto.
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